Iniziato e finito il gioco base in meno di una manciata di giorni. È come un romanzo appassionante, non riesci a mollarlo e a non pensarci anche quando non giochi.
Mi è piaciuto in ogni sua parte, grafica brutta da avventura grafica triste inclusa, ma il vero genio sta nella capacità di narrare in modo magistrale attraverso indizi, documenti e quadri statici, senza mezza riga di dialogo o quasi. E che storia! Ha un equilibrio perfetto tra surrealismo, satira e giallo, lontano dallo stile letterario di Pope ma anche dalla follia a briglia sciolta di The Procession to Calvary.
Ho apprezzato tutti i casi. È inebriante la sensazione di mettere pian piano a fuoco ogni dettaglio e il bilanciamento della difficoltà è studiato molto bene. Trovare la soluzione richiede impegno, ma ogni indizio ti aiuta a compiere un passettino in avanti, per cui non ti senti mai davvero perso o a brancolare nel buio.
In tal senso, mi sembra di averlo finito un po' come Mr Magoo, visto che alcuni passaggi mi erano sfuggiti fino alle ultime battute, come la vera sorte di un personaggio, ma il gioco ha anche il merito di slegare certe finezze narrative dalla progressione. In questo senso, l'epilogo non è solo uno spiegone ma ha una sua funzione anche ludica: se hai capito tutto è una formalità, se ti è sfuggito qualcosa ti aiuta/costringe a indagare e capire.
In ultimo, però, devo dire che l'interfaccia è una discreta schifezza, sia via controller, sia via touch. In questo The Return of the Obra Dinn è su un altro pianeta. Visto che il confronto era stato tirato in ballo, secondo me il gioco di Pope resta comunque superiore, in quanto più ricco, complesso e coinvolgente.