E' vero che Dini e Ciampi, ministri del tesoro in carica durante la privatizzazione, o vendita di quote, di Eni, Enel, Telecom, Autostrade, Poste (dimentico qualcosa?) sono stati entrambi vertici di Bankitalia, ma non credo che ci sia stato un forte sostrato ideologico liberista dietro a queste operazioni. E' stato soprattutto un modo rapido e (nel breve termine) indolore per fare cassa e migliorare lo stato delle finanze pubbliche, al fine di poter rispettare i parametri di stabilità per entrare nell'euro. Magari mi sbaglio.
Sulla questione gestione pubblica vs. privata di beni di interesse pubblico, non mi risulta ci siano risultati che attestano una netta superiorità di una sull'altra. E' vero che, come spesso accade in ambito economico, è difficile produrre ricerche conclusive al 100% per via dell'impossibilità del controfattuale (non si può effettuare una gestione pubblica e privata dello stesso bene nello stesso tempo). Tuttavia, se è pur vero che la gestione pubblica presenta criticità teoriche (nomine non meritocratiche, strutture decisionali lente, scarsa innovatità), è altrettanto vero che quella privata ne ha di sue peculiari (profittabilità necessaria e più o meno garantita, short-termism, rischio di
cattura del regolatore). Una corretta determinazione degli obblighi e degli incentivi in capo ai soggetti privati, e ovviamente un controllo puntuale, permette di ridurre tali rischi, ma un discorso analogo potrebbe farsi per il caso del pubblico, relativamente alle specifiche criticità.
A me pare, che l'unico vantaggio evidente e incontrovertibile della gestione privata di beni pubblici, o di partership pubblico-private nelle opere infrastrutturali, è che le finanze pubbliche possono assorbire il costo degli investimenti in un lungo arco di tempo, sostituendo stanziamenti di bilancio upfront a garanzie reddituali protratte nel tempo (o scaricandoli sulla collettività, come nel caso delle autostrade).
Se poi torniamo a restringere il focus sul caso italiano, sarebbe opportuno fare qualche distinguo prima di sostenere incondizionatamente la causa del settore privato. Il capitalismo italiano è stato storicamente un capitalismo corporativistico e di relazione, il che spesso non permette di invocare l'efficienza allocativa da libro di testo. Credo sia evidente che la concessione ad Autostrade per l'Italia non è proprio un esempio di best practice..