Partiamo da qui: bisogna votare. Non perché sia un “dovere civico”, espressione ormai priva di significato a forza di essere ripetuta dai personaggi più impresentabili. Bisogna votare perché la politica si occupa di noi, e lo fa anche se noi non ci occupiamo di politica. Dalla legge Zan all’uso e abuso della didattica a distanza, dal clima alle tasse, avresti voluto vedere qualcosa di diverso, su questi temi e altri cento, negli ultimi anni? Già. Sarebbe servito un Parlamento diverso. Alle prossime elezioni politiche si fa proprio questo: si cambia il Parlamento. Se non votiamo, il Parlamento lo cambiano solo i voti degli altri.
Può capitare di votare e poi non cambia niente, d’altra parte il nostro voto è soltanto uno fra tantissimi: eppure pesa esattamente quanto gli altri, e rinunciare non ci farà contare di più. L’idea di non votare per “dare un segnale” è quasi sempre un’alibi, ce la raccontiamo perché ci piace pensare di ottenere il massimo risultato col minimo sforzo: invece non esistono paesi in cui le cose siano andate meglio perché le persone hanno smesso di votare. Semmai il contrario.
Certo, il voto è soltanto un pezzetto delle cose che possiamo fare per cambiare il mondo. Ci sono l’attivismo, lo studio, la protesta, le scelte di vita. Nessuna di queste, da sola, può cambiare tutto: ma la più potente e facile da usare, fra queste, è sicuramente il voto. Mettiamola così: il voto è un cacciavite, uno strumento con uno scopo. E quello scopo non è l’espressione di sé. L’abitudine a descrivere il voto in quei termini genera inevitabilmente la paralisi: se il voto è la più alta e solenne rappresentazione di me e dei miei valori…potrò mai votare per questi qui?! Certo che no. Quindi non votiamo, e questi qui ringraziano.
Non cercare il partito o la persona che la pensi su tutto come te: non esiste. Non cercare il partito o la persona perfetta: perché dovresti applicare alla politica un criterio che ti sembrerebbe esagerato in ogni altro aspetto della vita? Vivi in una casa perfetta? Hai un lavoro perfetto? No, eppure ce li hai, magari ti piacciono pure. Sai che potrebbero migliorare, ci stai lavorando. Eccoci, quindi: il voto serve a migliorare il Parlamento.
Bisogna essere metodici. Chi sono le persone candidate nel tuo collegio? Cosa hanno fatto prima di oggi? Come la pensano sulle cose che ti stanno a cuore? Dacci dentro con Google, per cominciare. Poi approfondisci: leggi, ascolta, chiedi. Aprire i social e delegare all’algoritmo non basterà. Infine, decidi. Dovrai trovare un po’ di tempo, ma d’altra parte poco fa parlavamo di cambiare il mondo. Vuoi anche che sia semplice?