Non mi loggavo da oltre dieci anni, ma volevo postare qui il mio pensiero sulle recenti vicende politiche - anche se ormai già storia - ad uso e consumo di chi abbia cinque minuti da dedicare alle lettura di un post di un illustre sconosciuto
ammetto di non aver letto le ultime pagine, perdonatemi!
Sulla proposta di Carlo Savona al capo del MEF da parte delle forze politiche: perché impuntarsi tanto su un nome così controverso? Al di là di - pur impropabili - dietrologie (secondo cui Lega e M5S non ambirebbero tanto a governare bensì solo a mietere consensi, da cui ben venga uno strappo che permetterà di esasperare i toni e l'elettorato), un punto secondo me fondamentale è che secondo diverse fonti (
uno,
due), il programma di governo era del tutto carente in tema di coperture, rendendo necessario il finanziamento tramite indebitamento con conseguente aumento del deficit, in contrasto con la normativa europea (i cui orientamenti in tema di bilancio, ricordo perché importante, sono stati recepiti dall'Italia con
norme di rango costituzionale). Indispensabile, dunque, avere un uomo pronto ad andare a battere i pugni in Europa per cambiare l'assetto normativo in tema di bilancio. Possibilmente, non uno sconosciuto uomo politico italiano (il Giorgetti 'proposto' da Mattarella in vece di Savona), ma un 'economista' affermato che potesse avere un minimo di credibilità. Ma sarebbe stato questo il caso?
Personalmente, sul fatto che Carlo Savona sia un 'economista riconosciuto a livello internazionale', o simili qualifiche che ho visto qua e là, ho alcuni dubbi. Savona ha lavorato in Banca d'Italia (quando si poteva ancora entrare con laurea di qualunque tipo..) e ha tenuto una cattedra di Politica economica alla LUISS, nonché pubblicato qualche lavoro in merito, che non mi risuta sia salito agli albori della disciplina (ma io non sono un esperto in merito). Ora non sarò certo io a negargli la qualifica di economista eh, ma è evidente la sua appartenenza ad una 'corrente' ormai residuale di economisti di 'concetto', non di 'metodo', che non esprime le proprie teorie in termini quantitativi possibilmente sottoponibili a verifica empirica con gli strumenti dell'econometria bensì, appunto, si limita ad analisi qualitative, magari bellissime (magari anche corrette!) ma che, mi sento di poter garantire, non sarebbero pubblicate in nessuna delle più rinomate riviste economiche internazionali. Che quindi egli avrebbe potuto esercitare un'influenza maggiore in seno al consiglio europeo, in virtù della sua formazione di carattere economico, rispetto a un esponente più spiccatamente politico, mi sento di dissentire
anche senza entrare nel merito delle sue esternazioni più estremiste. Qui c'è un
altro punto di vista, più autorevole del mio.
Tuttavia, nel merito delle esternazioni passate del prof. Savona bisogna entrare, perché è ciò che ha forzato la mano di Mattarella. Non sto a linkare le citazioni in cui muove non tanto velate accuse di colonialismo alla UE in generale o alla Germania in particolare. Purtroppo, pur se una volta 'candidato' la sua linea sembra essersi evoluta in senso più moderato (i suoi ultimi propositi, così come postati da Gold_E, non contengono riferimenti all'uscita dall'Euro o
referendum al riguardo), resta una figura poco rassicurante, tanto che le quotazioni sulle obbligazioni statali stavano già scontando il maggiore rischio. Mattarella ha sbagliato a porre il veto? Al di là delle considerazioni sul possibile eccesso di potere del PdR (la questione è suscettibile di diverse interpretazioni, stante la sinteticità dell'art.92 Cost. sulla formazione del governo; dal mio punto di vista, che il PdR nomini i ministri "su proposta" e non, invece, su indicazione, lascia un certo margine decisionale allo stesso, non solo su giudizi di compatibilità ma anche di merito; ma ci sono anche orientamenti giurisprudenziali contrari), io sono dalla parte di Mattarella.
Non c'è alcun dubbio, e anche solo pensare il contrario è
ridicolo, che il PdR assume le sue decisioni in totale autonomia. Mattarella non è stato eterodiretto dalla Germania, dai poteri forti, dalla finanza, o da Topo Gigio. Dal suo discorso, molto chiaro, emerge che il motivo del suo veto è stato duplice: 1) Timore per i risparmi degli italiani per le possibili conseguenze di progetti politici che 2) Non sono stati oggetto della campagna elettorale e quindi hanno dubbio mandato elettorale. Stante che il punto 2 mi sembra oggettivo (ancorché io non abbia seguito con attenzione ai vaneggiamenti dei candidati), resta da determinare se il punto 1 sia fondato, e qualora lo fosse, se sia condizione sufficiente per porre un veto politico. Qui il giudizio non può fondarsi su dati certi ma solo in probabilità. Nel caso in cui la negoziazione con l'UE fosse stata infruttuosa (e lo sarebbe stata, senza dubbio), il governo avrebbe ribaltato il tavolo? Magari disponendo con decretazione d'urgenza - sotto le sassate della 'speculazione finanziaria internazionale' e in violazione dei trattati europei - il conferimento del potere di battere moneta parallela alla Banca d'Italia? O volando più basso (sicuramente il prof. Savona è al corrente della
legge di Grasham), emettendo debito pubblico parallelo (cd.
mini.bot)? Considerato che ci porterebbe sulla strada del Venezuela, si tratta di un rischio che siamo disposti a correre? La domanda è retorica. Si noti però una cosa. Se nella sua crociata contro Golia, il governo rinunciatario fosse addivenuto a più miti consigli, un bel giro di ottovolante sul mercato obbligazionario non ce lo avrebbe comunque tolto nessuno. I mercati scontano tutto in anticipo, e anche solo i processi alle intenzioni possono costare caro.
Tutto questo per far fare un giro di boa istituzionale ad una inedita (magari pur bene intenzionata) compagine politica gialloverde. No, per me Mattarella ha fatto bene. Anche se probabilmente ha solo posticipato di qualche mese l'inevitabile.