Gli effetti della Brexit sulla gente:
ieri ho provato sulla mia pelle quello che, sempre più spesso, sento dire in giro o leggendo alcuni articoli di giornali italiani.
Ci stiamo trasferendo a sud di Londra per motivi di lavoro con conseguente cambio di casa. Trovato l'appartamento e firmato un accordo preliminare è partito l'iter dei controlli delle referenze (e via 300 e rotte sterline, più altre 200 e rotte che daremo se tutto dovesse andare bene).
Oltre ad averci chiesto buste paga, estratti conto e bollette degli ultimi 6 mesi (di solito basta un mese), ad un certo punto della pratica online ci viene chiesto il numero del visto per lavorare in UK. In un primo momento manco ci ho fatto caso perché non è la prima volta che compare su un modulo e, ovviamente, si deve tenere conto dei cittadini extracomunitari. Però quando ho cliccato su "invia" la procedura non è andata a termine perché mancava un dato importante. Indovinate quale?
Nell'apposita sezione trovo una nota, prima neanche letta, che dice che quella verifica è stata esplicitamente richiesta dall'agenzia immobiliare e che l'azienda di servizi che si occupa delle verifiche non la richiede, di solito. C'è anche scritto che va compilata solo dagli extracomunitari ma è inutile perché la pratica non va a termine se non si riempiono quegli spazi. Quindi? Io ho scritto, dove chiedeva il numero del visto, che "NON ho bisogno del visto perché sono un cittadino europeo" ma penso che a questo punto la pratica verrà respinta.
Se questo non fosse già un problema va aggiunto che, se dovesse succedere, io non vedrò indietro i miei soldi perché la clausola prevede la restituzione solo se il proprietario della casa si rifiuta di affittarla dopo le verifiche.
Proprio qualche giorno fa avevo letto un articolo che parlava di connazionali che si sono visti rifiutare un posto di lavoro o una casa o un qualsiasi altro servizio perché ad un certo punto gli è stato chiesto il visto per lavorare in UK o, addirittura, il permesso di soggiorno.