Secondo me avete frainteso il discorso di Yorke.
Leggete la risposta di Godrich: http://pitchfork.com/news/51523-spotify-responds-to-thom-yorke-and-nigel-godrichs-removal-of-albums-in-protest-of-service/
Continuo a non capire…
The way that Spotify works is that the money is divided up by percentage of total streams. Big labels have massive back catalogues so their 40-year-old record by a dead artist earns them the same slice of the pie as a brand new track by a new artist. The big labels did secret deals with Spotify and the like in return for favourable royalty rates. The massive amount of catalogue being streamed guarantees that they get the big massive slice of the pie (that $500 million) and the smaller producers and labels get pittance for their comparatively few streams.
Ora, qui dice che:
1. Ognuno si prende una parte degli introiti in base alla percentuale dei propri stream rispetto al totale. E io sono perfettamente d'accordo.
2. Poi dice che le grandi etichette hanno invece delle tariffe di favore in base ad
accordi segreti. E questo è da verificare, e giustificherebbe la protesta di Yorke.
3. Infine, conclude che le grandi etichette si prendono il grosso degli introiti visto che i loro cataloghi fanno la maggior parte degli stream. E grazie!
Spotify è un'azienda o la Comune di Parigi? Chi ha i contenuti (catalogo) e i risultati (stream) dev'essere pagato. Altrimenti come pretendi di avere i Pink Floyd? Fai "Spotify for Zel" e ci metti tutti quei gruppi diversamente musicali che non ascolta nessuno, poi vediamo che soldi si dividono e quanto si fanno conoscere dalla gente.
1) Mi sembra oggettivo dire che Spotify intasca un sacco di soldi e potrebbe e dovrebbe pagare di piu' gli artisti
Non sarei così sicuro.
Spotify ha sei milioni di utenti paganti. In termini globali, sono un numero piuttosto esiguo.
2) Il nome te lo fai se sei bravo certo. Ma quanti riescono a guadagnare abbastanza con la propria musica tanto da potersi permettere di fare i musicisti a tempo pieno?
Quelli che si sono fatti un nome con la qualità.
"Gatsu e i suoi Sorapis" non mettono il loro disco su Spotify per vivere di musica, ma per farsi conoscere e, se saranno in gamba, vivere di musica in futuro.