Finito.
Non è stato particolarmente corto come ho sentito lamentare altrove, diciamo che è durato il giusto.
E' un gioco perlopiù facilissimo, che non ti permette quasi mai di piantarti, generoso nei checkpoint, a vole fino al paradosso, e non si può nemmeno definire particolarmente complesso nelle meccaniche, ma che possiede un carisma e una personalità nonché una bellezza che la maggior parte delle robe che ho giocato quest'anno si sogna.
La favola delicata che si va dipanando lungo le sue pagine ha come sfondo uno dei mondi più amorevolmente tratteggiati che io abbia mai solcato. Non è nulla di tecnicamente sconvolgente, ma è allo stesso tempo una delle creazioni più deliziosamente "artigianali" che vi siano nel suo impatto e nell'amore con cui è stato realizzato ogni singolo elemento. Il paragone con Okami mi è rimasto in mente fino alla fine. Anche quello un mondo di gioco dove l'artista prendeva il sopravvento sul programmatore, un mondo illustrato.
Ed è anche una dichiarazione d'amore nei confronti dell'hardware sul quale gira. E' consuetudine definire gimmick inutili tutte quelle feature di una console o di un sistema di controllo che hanno l'aria di esistere solo per il gusto della differenziazione o per avere un bullet-point per il marketing. E gli stessi sviluppatori spesso non fanno nulla per farci cambiare idea, usandoli nel caso nella maniera più forzata e prevedibile possibile, spesso facendoceli odiare. Ebbene, Media Molecule con Tearway riesce a dare un senso compiuto a sostanzialmente ad ogni caratteristica della PS Vita, sfruttandola in maniera intelligente e divertente. Dalla telecamera al touchscreen passando per il backtouch e il sensore di movimento.
E dopo aver finito di giocare, è difficile non chiedersi perché altre software houses, tra le quali anche quelle Sony, non siano riuscite a "vendere" così bene ciò di cui è capace questa piccola derelitta console.
Ma alla fine contano l'esperienza e il ricordo del viaggio appena vissuto. E in questa ottica Tearaway è nei miei due-tre giochi preferiti di questo anno, nonché uno di quelli che ricorderò con maggior favore di tutta la generazione.
A sto punto, credo che non mi rimanga che platinarlo, ma ho già in mente di acquistarne una copia fisica da tenere sullo scaffale.
Kudos a Media Molecule.