È completamente folle. Anche più dell’originale.
Eppure nel suo nonsense totale ha momenti di dolorosa lucidità che mi spaccano sempre in due.
Sì, la sua forza è sempre stata questa: innesta riflessioni più o meno esplicite sulla narrazione, sul videogioco e sull'arte (o sulla vita, persino) su una base di nonsense, humor e paradosso.
È sempre stato lui il vero capolavoro del "meta", perché basato su una scrittura originale e onesta. Non il "meta" da scuola media di un, che ne so,
Guacamelee, o il meta onanistico di un, che ne so,
The Witness.
Stanley è sincero. Può avere i suo alti e medi, ma è sincero. E come qualità, sebbene molto diverso, è degno di un
Portal.