Completato il quarto capitolo, e mi sta piacendo, parecchio, nonostante vi siano sono problemi grossolani che in un'opera di Mikami fanno storcere.
Non solo i già menzionati problemi tecnici, ma una certa generale mancanza di cura.
Il testone di Castellanos che in alcuni frangenti copre un terzo dello schermo mentre si mira, i controlli tutt'altro che raffinati sopratutto quando si cerca di guardare quello che si nasconde dietro un angolo e allinearsi correttamente diventa un'impresa, un FOV decisamente insufficiente, nemici che si incastrano negli scenari, proiettili che attraversano i nemici ecc ecc...
Ma nonostante tutto ciò, The Evil Within ha il cuore al posto giusto. E nonostante faccia fatica a definirlo horror (è troppo eclettico nelle sue situazioni pur quando introduce graditi ed efficaci elementi alla SH), regala tensione e pathos innegabili, ed in tal senso è sicuramente un deciso passo avanti rispetto a RE4. Pur non essendo molto grandi gli ambienti finora incontrati riescono a dare un'ottima sensazione di aeorosità seppur oppressiva, con vari approcci possibili, e un'esplorazione che viene ricompensata da risorse extra o semplicemente qualche elemento narrativo secondario ma interessante.
Questa spaziosità si evince anche negli scontri, con più opzioni a disposizione, e alcune situazioni chiaramente concepite in maniera tale da offrire al giocatore variegati strumenti di offesa durante i combattimenti più impegnativi.
Finora la decantata difficoltà a Survivor non l'ho percepita, anche se sono ovviamente solo nei primi capitoli. Ho risorse in abbondanza, e mi tocca spesso lasciarne dietro. Proprio per questo sto cercando di upgradare sopratutto le Riserve, nonchè lo sprint.
Sto anche giocando in maniera estremamente metodica e direi anche lenta, riuscendo generalmente a far fuori i nemici in maniera stealth. E quando si arriva allo scontro a viso aperto, gambizzare un nemico con un colpo di pistola e dargli fuoco è un'opzione quasi troppo efficace, sopratutto quando si riesce a coinvolgere nella fiammata altri nemici vicini.
Insomma, dopo un inizio che ho ritenuto poco più che deludente, si sta rivelando all'altezza, con un Mikami che non esita fortunatamente a prendere in prestito idee già sperimentate con successo altrove.