E quindi, questa è la storia...
Molte settimane fa, lo
Gnomo mi chiede di investire dieci euro per l'acquisto di
V-buck, la valuta virtuale di
Fortnite. Una somma che, mi spiega, vuole utilizzare per l'acquisto di un
Pass battaglia. Questo va contro tutti i miei principi, ovviamente, ma io sono un uomo democratico. E quindi sull’argomento segue lunghissimo dibattito. È un dibattito sul valore del tempo e del denaro, del lavoro e della meritocrazia, che dura giorni e giorni. E con il quale penso di avergli causato un'orchite di settimo grado. Ma lui ha una carta da giocarsi...
La sua versione è la seguente...
Durante la stagione del
Pass battaglia, mi spiega, è possibile completare delle sfide. Queste sfide, tra gli altri premi, permettono anche di guadagnare
V-buck. E quindi, con una virtuosa gestione delle risorse, a fine stagione mi assicura che è possibile disporre dei denari virtuali per comprare il Pass battaglia della stagione successiva. E via così, in una spirale di premi e acquisti. Interessante, penso. Ed è così che lo stronzo mi convince.
A breve giro di ricatto (perché l'acquisto è comunque subordinato a un lavoro che deve fare), lo
Gnomo riceve quindi i dieci euro di spesa e si compra il suo Pass battaglia. Da quel momento, inizia la sua stagione in Fortnite. Ma soprattutto, inizia la mia analisi degli sviluppi…
Da buon genitore, quando siamo a tavola, lo interrogo sulle sue attività. Gli domando della scuola o del nuoto? Naaah, chi se ne fotte! Giustamente, gli chiedo: "Come stai messo a V-buck, brutto bacarospo?".
E lui sempre mi rassicura. Mi spiega che, nonostante il tempo di gioco contingentato, è perfettamente in tabella di marcia, e alla fine della stagione arriverà all'acquisto della successiva.
#magnificoLa storia va avanti così per un periodo, fin quando lo
Gnomo arriva a sorprendermi con una domanda. "Senti, vecchio, ma pensi che durante la stagione mi posso comprare anche questo
ballo da cretini in
Fortnite con i V-buck guadagnati fin qui?". Io lo guardo con sospetto. Perché comprarsi un Pass battaglia d’accordo, posso anche sopportarlo, ma dei balli idioti? No, devo fare mente locale. "Alla fine della stagione ci starai comunque dentro con i V-buck?", gli domando. "Come no? Stiamo in una botte di ferro!", mi rassicura. E via, allora. Gli permetto di comprarsi anche i balli. Cosa potrà mai andare storto, in fondo, no?
Dopo quella volta, tuttavia, i dibattiti sulla stagione di
Fortnite vanno diradandosi, affogati tra chiacchiere inutili riguardanti la scuola, lo sport, la politica internazionale e il futuro del mondo. Questo fino a qualche giorno fa…
La sua richiesta mi giunge improvvisa, un pomeriggio. È in quel momento che mi rivela, dal nulla, che avrebbe bisogno di cinque euro per comprare dei "
[colpo di tosse] antani smilodovi [colpo di tosse]" in
Fortnite. Conoscendo i trascorsi, gli spiego che può attaccarsi al cazzo (è il metodo
Montessori, pagina 189, controllate se volete!), proprio perché avevamo detto che gli scorsi dieci euro sarebbero stati i primi e gli ultimi. E lui correttamente non insiste. Ma poi, qualche giorno dopo, torna alla carica. E la risposta è la stessa, naturalmente. Fino ad arrivare all’altra sera…
Siamo a cena, quando lui ripete la richiesta. A quel punto, gli chiedo cosa diamine dovrebbe comprare. E lui, non guardando a favore di telecamera, mi spiega che gli mancano dei
V-buck per… acquistare il nuovo
Pass battaglia. Esatto, avete già capito cos’è accaduto…
Ora, avrei potuto prenderlo per il culo per giorni. Per settimane, persino. E causargli uno stress post-traumatico che mi sarebbe costato migliaia di euro di analista. Ma sono un buon genitore, anche se può non sembrare. E quindi mi limito a un commento caustico di pochi secondi. Durante il quale, miracolo, lo
Gnomo rimane muto come mai è stato muto. Proprio
muto muto muto.
Oh, insomma, la storia sta andando troppo alle lunghe, quindi taglio corto. Un milione di cose potevo fare, dopo quella sera, ma alla fine…
Stasera, senza dirgli niente, gli ho preso i V-buck mancanti in Fortnite.
Signori, avete appena assistito al peggior metodo educativo per uscire da questa storia.
Non fatelo a casa, amici. Non fatelo a casa.