Fin dai primi anni '80 l’industria cinematografica, quella hollywoodiana soprattutto, ha tentato di trasportare su grande schermo i videogiochi di maggior successo, per sfruttarne l’idea ma soprattutto il successo già acquisito dal brand. La stessa operazione ma a parti inverse (ovvero i videogiochi classificati come tie-in) è stata eseguita ancor più frequentemente, con risultati decisamente altalenanti: pochi buoni titoli e altri che sono ricordati come motivo scatenante della crisi dell’industria videoludica americana dei primi anni ‘80. Ma questo sarà argomento per una futura puntata di Gaming Effect. In questo episodio parliamo di film tratti o ispirati ai videogiochi, non viceversa.
Una pratica di per sé apparentemente naturale, considerate le caratteristiche comuni dei due media: su tutte e da sempre la componente narrativa, poi la caratterizzazione dei personaggi, più recentemente il comparto audiovisivo. Un’operazione “a colpo sicuro”, tranne poi scontrarsi con la dura realtà di critica e botteghino. Perché non basta certo il titolo sulla locandina o l’attorone di turno a rendere un film un buon film, perché non tutti i giochi di successo sono necessariamente buoni candidati per una trasposizione cinematografica, perché per quanto un plot possa sembrare ottimo nel contesto videoludico, dove il divertimento dovrebbe essere per lo più garantito dal gameplay, sul grande schermo è la storia (e la recitazione) a catalizzare l’attenzione e determinare la godibilità dell’opera. In un videogioco il fruitore è parte determinante della vicenda, la vive in prima persona, mentre in un film è spettatore passivo.
Quindi, funziona la cosa? Esistono buoni film tratti da o ispirati a videogiochi? Oppure è sempre stata la solita, goffa operazione meramente commerciale?
Ripercorriamo gli ultimi trent'anni per scoprirlo.
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