E' abbastanza lapalissiano che il film mette in relazione le due sorelle, si veda anche la divisione in due ben distinti capitoli, e lo fa introducendo la dicotomia vita/morte, dove Claire (Gainsbourg) rappresenta la prima mentre Justine (Dunst) la seconda, cosa tra l'altro evidente anche nello splendido incipit quando Justine vede proiettata su di sè la fredda luce di Melancholia, invece sullo zenit di Claire svetta quella calda solare.
All'inizio del film vero e proprio assistiamo all'arrivo di Justine sulla limousine insieme al neo marito, e la vettura, complice le sue dimensioni, ha delle difficoltà nell'affrontare le strade di campagna che li porteranno al ricevimento. A questo particolare si possono aggiungere il campo da golf da 18 buche, quando invece in almeno due occasioni nel corso del film si vede una buca recare la bandierina col numero 19, e lo strano comportamento del fedele cavallo di Justine che sembra intimorito dall'uscire all'esterno della proprietà delimitata da un piccolo ponte. Elementi che possono identificare il luogo/non luogo del ricevimento come una specie di universo che ingloba il malessere di Justine, il suo continuo isolarsi dagli altri, dalla misera società borghese che la circonda a quei tavoli, attenta alla facciata, alla superficie, al perfetto compimento di rituali banali e noiosi, ma spregevole nel profondo. Quindi è una discesa nella depressione, se così si può chiamare (e conoscendo la vita di von Trier sarebbe un termine appropriato), inizialmente lenta, faticosa come i movimenti dell'auto, che però in seguito diventa ripida e incontrollabile come una cascata.
[si veda la scena dell'incipit in cui Justine vestita da sposa scivola sull'acqua trascinata verso il basso, immagine che ricalca quella di Ofelia che dorme e che lei appunto sostituisce alle immagini di arte moderna presenti nella libreria]
Qui inizia la seconda parte e Justine è ormai in preda ad essa fino in fondo, tanto che comincia ad accettarla, si concede ad essa e si concede a Melancholia mettendosi letteralmente a nudo di fronte al pianeta che tutto distruggerà, non temendolo come lo scienziato marito di Claire che si suicida appena capito quale sarà il suo destino, non avendo paura di quel corpo azzurro che diventa più grande della circonferenza di quel fil di ferro che esce dritto dal loro cuore, metafora della vita, bensì abbracciandolo, abbracciando la morte, perchè come dice alla sorella non c'è null'altro, la vita è qui sulla Terra e in nessun altro posto.