Mi permetto di dire due parole per giustificare (in parte) chi fatica ad accettare
nel proprio mondo atteggiamenti eccessivi, eccentrici e/o profondamente diversi dalla norma.
Per esperienza diretta (direttissima direi
) posso dirvi che una grossa percentuale di gay
non sopporta, discrimina e si dissocia da chi ha atteggiamenti efebici "perchè io non sono così".
Quando, superata faticosamente l'adolescenza ed i pensieri di suicidio, cominciavo
ad accettare la mia omosessualità, ma senza ancora imparare a volermi bene,
detestavo i "froci".
Mi dicevo che io non ero così, che non era necessario sbandierarlo ai quattro venti,
e che chi lo faceva rovinava l'immagine di chi come me ancora cercava la sua collocazione
in un mondo ostile.
Omofobia interiorizzata, così la chiamano tecnicamente.
Poi sono andato al mio primo gay pride, a Padova, nel 2001 e mi si è aperto un mondo.
Ho visto che il 95% delle persone che sfilavano erano incredibilmente "ordinarie", e
che quel rumoroso, eccentrico 5% era incredibilmente bello, colorato e pieno di vita.
Poco alla volta ho non solo cominciato a capire questo "colore", ma ad apprezzarlo,
forse quasi "invidiarlo" proprio per l'ordinarietà alla quale facevo parte.
Da allora non mi sono preso un solo gay pride in Italia (da qualche anno anche in Spagna),
e dopo torno pieno di energie e genuina felicità.
La prossima volta che magari vi capita d'incrociare un ragazzetto efebico/eccentrico/eccessivo,
fate lo sforzo di chiedervi anche quanta fatica ha fatto o sta facendo per trovare il proprio
posto nel mondo.