ATTENZIONE! QUANTO SEGUE E' SPOILER PER CHIUNQUE NON ABBIA VISTO LA SETTIMA PUNTATA DELLA SETTIMA STAGIONE DI GAME OF THRONES!Dopo lo scempio della sesta puntata, gli sceneggiatori hanno, se non altro, recuperato la grammatica base del linguaggio cinematografico: soggetto, predicato e completo oggetto sono al loro posto. La punteggiatura meno.
Il contenuto è altra storia.
Sotto il recupero del minimo sindacale in termini di pura forma, si annida la (ormai) solita problematica sostanza: svolgimento da soap opera in costume, effetto "sorpresa" ottenuto mediante forzatura delle dinamiche comportamentali dei personaggi, elementi da "thriller politico" con ben poco "thrill" (i fasti delle nozze rosse, delle nozze viola o di tutti i momenti che vedevano al centro della scena il Tywin Lannister interpretato da un impeccabile Charles Dance sono ormai un miraggio), azione non pervenuta, piattezza registica, gli andirivieni di Cersei e della famiglia Lannister, scambi dialogici costruiti ad hoc per il fan service (Mastino VS Montagna, Tyrion VS Cersei, ecc.), Bran riesumato per l'ennesimo deus ex machina.
La questione Ditocorto è complessa: GoT si muove annientando i "giocatori" della lotta al trono più ingenui, spesso anche in maniera inattesa. La sua dipartita avrebbe potuto funzionare con un percorso meglio costruito, che contrapponesse al personaggio un costrutto strategico eguale e contrario a tutta la macchinazione che questi aveva portato avanti sin dalla prima stagione.
La soluzione di scrittura trovata non mi è parsa del tutto soddisfacente, includendo l'ennesimo - e per come era stata impostata la storyline direi inevitabile - deus ex machina.
Le soluzioni registiche anticlimatiche adottate mi pare abbiano fatto decisamente poco per compensare.
In definitiva, il momento è, forse, funzionale ma decisamente di poco impatto. Trovate sia una scena bella in sé? Ben orchestrata? Che rivedreste sul tubo altre 10 o 20 volte come magari avete fatto con la dipartita di Rob e Catelyn Stark, piuttosto che di Joeffrey, o di un Ned Stark o, ancora, di un Oberyn Martell? Io no, ma mi interessa sapere la vostra. Davvero.
1 ora e 20 minuti di discalismo sono un po' tanti in relazione alla pregevolezza di quanto mostrato. Il ritmo soffre.
Se, da una parte, si assiste a qualche finezza di scrittura (ad esempio, il fatto che ogni atto dei "buoni" in questo capitolo di snodo sia la conseguenza del lascito morale di Ned Stark, più volte citato, al punto da assurgere a vero simbolico protagonista off-screen dell'episodio), dall'altra lo show continua sprecare potenziale e ad annunciare colpi di scena ad alto tasso di fan-service (perché il dialogo tra Tyrion e Daenerys nella scorsa puntata, in merito alla successione al trono in caso di morte di lei, unito allo scambio di battute visto in questo episodio tra Jon e Daenerys, circa la possibilità di lei di concepire figli, direi che anticipa l'avvento dell'ennesimo erede incestuoso. Scommettiamo che se è un lui lo chiamano Ned, se è una lei la chiamano Lyanna? Segnatevelo!).
Insomma, questa puntata, oltre all'assodato calo di ispirazione (molti deficit sono la conseguenza di quanto seminato nei passati appuntamenti), conferma l'abbandono da parte degli showrunners di qualsiasi velleità para-letteraria e para-cinematografica, per adagiarsi sul canoni da prodotto commerciale ad alto budget.
Non vuole questa essere una conclusione gratuitamente snobbista.
Show come Stranger Things dimostrano come, con padronanza della materia citata e tributata, buon senso ed un minimo di buon gusto, sia possibile costruire un prodotto sì commerciale ma di pregio.
Breaking Bad dimostra come sia possibile dare una botta al cerchio ed una alla botta, senza repentini ribaltamenti di target e di intenti, pur nei limiti interni dell'opera.
GoT, invece, vive ormai di questa profonda contraddizione interna, per cui il ricordo di ciò che era e l'aspettativa verso ciò che sarebbe potuto essere cozzano con ciò che è effettivamente diventato, lasciando in bocca allo spettatore un gusto controverso rispetto al quale la bilancia del giudizio si arresta, glacia, per collassare infine su sé stessa. L'inverno è decisamente arrivato.
5,5/10