Ottimo il post di Nihi, bravo!
Tuttavia, è doveroso aggiungere alcune cose che forse spiegano il perchè dell'atteggiamento di Nintendo in quegli anni.
Nintendo, a differenza di Sony e Microsoft, ha visto con i proprio occhi il crash dell'83. E si può dire che tutta la sua politica sia ossessionata da questo, ovvero da non far che il crash si potesse ripetere.
Il crash, come è noto, è stato causato dalla proliferazione senza controllo di giochi di bassa qualità. A tal punto da minare il rapporto con i consumatori, che non si fidavano più a spendere i loro 40-60 $ per videogiochi che con ogni probabilità erano spazzatura (vedi E.T.).
E' da qui che nasce la politica di Nintendo del controllo sulla qualità (Nintendo seal of quality, se ricordate): in pratica Nintendo obbligava le terze parti a non far uscire più di 5 giochi in un anno, quindi obbligandole a non rilasciare delle schifezze fatte in un mese di lavoro.
Alcune terze parti erano sofferenti, perchè avrebbero voluto cavalcare il successo del NES con decine e decine di giochi, ma Nintendo non lo permetteva.
La vera intuizione di Sony negli anni 90 fu quella di capire che il mercato era di nuovo maturo per console con una libreria sterminata. PSX ha una quantità di titoli incredibilmente superiore a NES e SNES.
Si può dire che ancora oggi Nintendo sia incentrata su una politica "anti-Crash", e infatti Wii e Ds nascono con l'obbiettivo di ampliare il popolo di videogiocatori. E Iwata vede come una minaccia estrema la politica di rilascio di giochi su smartphone, ovvero milioni di giochi senza valore (giochi che infatti sono gratis o costano pochi centesimi).
E infatti la risposta di Nintendo è quella di continuare a puntare sulla "qualità" e farla pagare a caro prezzo, tanto che i prezzi dei giochi first party Nintendo sono tenuti artificialmente alti.