Scusate ma il paragone con Alice non ci sta, perché non è che quando c'è qualche sogno di mezzo con protagonista femminile allora è Alice nel paese delle meraviglie […]
No, infatti, il parallelismo con
Alice sta nella condivisione del concetto semplice semplice de “ il mondo di fantasia che crei dentro di te aiuta ad affrontare il mondo reale che è fuori di te”. Episteme comune non solo ad Alice, ma anche ai già citati
Il Mago di Oz,
La Storia Infinita e centinaia di altre opere letterarie e non (finanche alla mitologia). Ognuna di queste, lo ripeto, esprime tale concetto a modo suo. Snyder lo fa alla sua maniera individuale, che piaccia o non piaccia, ma tant’è. La base del film, quindi, risulta essere assai semplice, il suo modo di esprimerlo diretto e soprattutto non vedo queste pretese di dire qualcosa di ‘filosofico’, avere ‘chiavi di lettura nascoste’, né tantomeno la volontà di ‘prendersi sul serio’. Anzi,
Sucker Punch mi pare il film più disinvolto e divertito di Snyder.
Poi è un figo molto banale […]
Per quanto concerne l’estetica, gli elementi utilizzati, come ho già scritto, sono i cliché di una certa cultura (‘NERD’ se vogliamo identificarla sbrigativamente, tanto ci siam capiti), quindi ovvio che siano ‘banali’ (o, più semplicemente, pop?). Il punto è che il costrutto finale risulta originale per via dell’integrazione di soluzioni registiche, di fotografia e, letteralmente, di coreografia assai proprie del regista (e su questo punto siamo anni luce avanti a Bay, che si limita a rimpastare gli stilemi dell’action movie anni Ottanta aggiungendo tonnellate di CG per dare l’impressione di essere al passo coi tempi… fermo restando che alcuni lavoretti di Bay mi hanno sollazzato). Quindi, ad avercene di ‘liceali che scoprono Windows Movie Maker’ e imbastiscono a suon di miliardi sequenze del genere.
Poi vorrei aprire una petizione per l'abolizione dell'uso della parola "visionario" nelle recensioni dei film (le altre parole che abolirei sono "di culto" e "tarantiniano").
Scusa se puntualizzo, ma, oltre a essere contestualmente in disaccordo, le affermazioni di questo tipo m’infastidiscono un po’. L’uso del linguaggio è personale (perciò espressione della personalità, con tutti i sacrosanti diritti che ciò comporta) e le scelte lessicali ‘giuste’ o ‘sbagliate’ possono essere giudicate come tali solo sulla base dell’uso corretto o meno che si fa delle parole nel relativo contesto (con varie eccezioni, peraltro, ascrivibili all’utilizzo esuberante di certe espressioni, che può ricadere nella ‘licenza poetica’, per così dire). Se un termine evoca in maniera appropriata il concetto che si vuole esprimere, il suo utilizzo è lecito e, nella fattispecie, ‘visionario’ mi pare proprio un aggettivo che ben descrive l’approccio di Snyder (almeno per come lo percepisco io, ovviamente). Trovo assai poco condivisibili le uscite indolenti sul provar fastidio aprioristico verso una certa terminologia.