Sono stanco, ho dormito pochissimo, sono depresso perché sto per trascorrere un mese a Milano e ho pure dovuto generare due volte il file MP3 perché avevo fatto casino. Quindi a 'sto giro copincollo quanto sta scritto sul blog. Enjoy.
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E mentre affrontiamo il mese di luglio stringendoci le mani madide di sudore, ecco che ad allietarci e rinfrescarci arriva il nuovo Outcast Magazine, con tanti bei giochini di cui conversare e un'interminabile chiacchierata spoilerosa su L.A. Noire, messa in coda per non dar fastidio a nessuno. Tre ore e spiccioli che non stabiliscono di un soffio il nostro nuovo record di durata, ad appena un mese dal precedente con cui avevamo per la prima volta sfondato il tetto delle tre ore, solo perché ho tagliato un paio di divagazioni veramente inutili (sì, più inutili di quelle che ho lasciato intatte, oltre che di questa descrizione dell'episodio). E fra l'altro, col senno di poi, un po' me ne pento, di averle tagliate. Perché sarebbe stato bello stabilire un nuovo record e puntare sempre più in alto, verso l'infinito e oltre. Ma che ci vuoi fare, è la vita. Piena di momenti magici che ti passano davanti e non riesci ad afferrare solo perché manco te n'eri accorto. Poi te ne accorgi e sei lì tutto triste e colto dai rimpianti. Ma io, come disse Raoul, non ho nessun rimpianto. Avanti così, col pugno teso verso il cielo. Pietrificato come in un Black Belt d'altri tempi.
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