Commento a caldo sulla puntata: “a signo’, la magnamo o l’incartamo?!”
Episodio terranovizzatissimo, che tira subito il freno a mano dopo la suspense lasciata dal finale della puntata precedente. Come se nulla fosse accaduto, si torna agli affari di famiglia de L'Allegra Fattoria dei Morti Viventi.
Nonostante un dignitoso ‘zombie moment’, l’atmosfera generale è così rarefatta e rilassata che la questione non-morti (o qualsiasi altro tipo di sventura gravi sul genere umano, compreso il decesso per cause naturali) risulta quasi impercettibile. Problemi di coppia, rivalità, pericoli e incazzature ci sono, sì, ma vengono serviti in maniera così soapoperistica da far risultare il tutto come uno zuccheroso spaccato di vita quotidiana nel countryside americano, del tipo: la vita, l’amore, le vacche… e le corna (non quelle delle vacche).
L’unica accezione del termine ‘evoluzione’ che vedo per questi personaggi è quella circense, con picchi funambolici toccati da:
- Andrea che tasta il pacco a Shane: una pièce erotica così ridicola non l’avrebbe ideata neanche un Joe D’Amato agli inizi della carriera.
- Feud tra Shane e Dale: ovvero un face to face in tipico stile wrestling, con la differenza che una coppia di wrestler qualsiasi ci avrebbe regalato un’interpretazione più convincente.
- Dialogo finale tra Rick e la moglie: uno spirito di abnegazione così disinvolto da parte di Rick a fronte della questione cornini potrebbe servire d’ispirazione a Elio per girare un nuovo video di Servi della Gleba (by the way, Shane è stato ufficialmente ribattezzato Il Tafano a casa Badguy).
Ormai, per i miei gusti, si è ampiamente superata la linea di confine tra guilty pleasure e trashonata/autopunizione, non ci spero più tanto che la serie si riprenda e riacquisti dignità, ma continuerò a seguirla lo stesso, solo per il gusto di metter su la tavola rotonda perculatoria in real time sul divano, con birra alla mano
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Ultima nota, seria stavolta,
la dichiarazione di Kirkman che Shane avrebbe potuto dare di più nel comic se non l'avesse fatto fuori mi pare un’uscita pensata per compiacere le scelte telefilmiche. Il convincimento originale sulla dipartita del personaggio e sulla sua natura ambigua, delineata con pochi tratti ma decisi, trova conferma nel terzo volume del comic, quando Rick, dopo aver notato che pure chi non muore per l’infezione torna sottoforma di zombie, parte in moto dal carcere per finire l’amico zombificato senza però seppellirlo. In questo gesto carico di contrasti, dove ai rischi del viaggio per dare una morte dignitosa a Shane fa da contraltare il non riseppellirne il corpo, si rivive di riflesso la caratterizzazione ambigua e sfumata del personaggio, portata avanti fino all’ultimo (nel vero senso della parola) con assoluta coerenza e convincimento.