Ovvio, perché a te interessa il gayplay mentre Asura è roba per maschioni virili da Augus in su
A me sono piaciuti piaciuto Heavy Rain, The Walking Dead e mi ricompro ogni non-gioco di Don Bluth su tutti i dispositivi che ho in casa, non è quello il punto.
Io mi aspettavo un Dragon's Lair con la storia pesa, emotivamente torcibudella, eccessivo, smodato.
E invece il punto è che la storia di Asura è brutta, stereotipata, prevedibile fino al midollo e con una regia assolutamente pessima tranne un paio di scene.
Anche tecnicamente è pessimo, slabbrato dal tearing pure nei menu e nelle scene statiche (mai visto nulla di simile), con lo spettacolare stile "graffiato" che è stato incoscientemente utilizzato solo per gli dei, mentre gli umani sono roba da primi titoli PS2 animati pure con il Seuck.
La mitologia buddhista è buttata lì a casaccio giusto per offrire qualche nemico un po' più grande del pianeta (lol, ma l'eccesso in 'sta roba è sempre buono e giusto), e le scene di lotta sono quanto di meno inventivo potessero trovare, tanto che, una volta esaurite le due scene della demo (quelle con la regia almeno decente), non c'è nessun altro motivo di interesse.
E' vero che il gioco cerca di riprendere in chiave action un topos dello shonen come il classico "subisco finché non mi arrabbio, dopo ti spacco in quattro", ma lo fa con una ripetitività talmente molesta e prevedibile dall'essere quasi dolorosa. Tra l'altro Asura è sempre arrabbiato come una bestia, quindi la differenza tra il prima e il dopo non è così marcata come in altri (e più riusciti) rappresentanti del genere.
E poi: non so se hai provato a rigiocare un qualche kanda. Tra intro, outro, riassunto delle puntate precedenti, anticipazione delle successive, e tempi di caricamento tra una scena e l'altra, più che un gioco di guardare e menare diventa un gioco di skippare, perché per arrivare alla parte giocata devi skippare tipo 3 o 4 volte a scena, finché non arriva a tradimento la cacata interattiva che se non sei pronto ti svacca il punteggio.
Totalmente e avvilentemente inconcepibile.