Apprezzo e leggo sempre con interesse i tuoi post-recensione,
Gladiatore. Nonostante l’ottica estremamente personale, trovi formule logiche in grado di rendere la critica ragionevole nel suo insieme, anche per chi ha opinioni differenti, quando non divergenti, dalle tue.
Nel caso specifico, sono assai d’accordo con questo:
In definitiva.
Chi lo critica ha ragione.
Chi lo loda ha ragione.
Chi lo distingue ha ragione ma la distinzione spesso cela la trappola dell’unicum. AW rimane un action game e come tale va giudicato.
Un po’ meno con questo:
Ma potrebbe essere una delle cose migliori di quest’anno.
L’ho ammesso con nerditudo candidamente consapevole alla fine di
questa recensione,
Asura’s Wrath è un gioco inconsueto ma tutt’altro che originale. Con ogni probabilità, una volta addolcito dall’effetto ricordo, diventerà un retro-cult che noi geek ci troveremo in futuro a riesumare nelle discussioni sui titoli weird del passato (“ma ti ricordi quel gioco che era tipo un anime scandito a suon di cut scene, con l’incazzatissimo semido orientale a cui spuntavano le braccia?). Volendo essere amaramente ironici,
Asura’s Wrath gioca con il mito e il mito assume potenza e valore attraverso il ricordo, con il passare del tempo.
Sì, con
Emalord abbiamo un po’ giocato a fare ‘il
poliziotto buono e il poliziotto cattivo’ ma, nonostante ciò, al di là e del fattore ‘oddity’, a me
Asura's Wrath non ha comunicato altro, sinceramente... anzi, è stato uno dei pochissimi videogiochi ad avermi privato della possibilità stessa di applicare gli strumenti critici di analisi videoludica, tanto risulta colpevolmente alieno alle dinamiche più fondamentali dell’intrattenimento elettronico e del piacere che quest’ultimo dovrebbe suscitare.
Un peccato, perché continuo a pensare che sarebbe potuta essere la killer application di Kinect, se si fosse guardato un po’ al futuro, con mente leggermente più aperta e creativa. Urlare, sbracciarsi, scalciare, sudare e farsi venire il fiatone per innescare ciò che il gioco propone su schermo sarebbero stati input coerenti (nonché adeguatamente interattivi e gratificanti) con la prorompente estetica di
Asura’s Wrath. L’appagante concretizzazione dello sforzo (eroico). Invece, pensato così com’è, tra QTE e qualche sezione brawl qualunquista, il rapporto dell’utente nei confronti dell’azione su schermo è desolante, come se buttassi un sassolino in acqua per innescare un’esplosione atomica… il razionale inconscio direbbe “non posso essere stato io”… e, in fondo, così è, non sei tu a 'giocare'. Non c’è reale apparentamento tra azione fisica e rappresentazione della rispettiva reazione virtuale, c’è passivizzazione del giocatore e questo solo per via di un approccio obsoleto e miope, considerate le finalità del gioco. In questo senso, l’afflato cross-mediale del prodotto si concretizza nel peggiore dei modi e non fa da salvagente (IMO) il considerare
Asura’s Wrath un non-gioco, un anime interattivo o cose del genere.
Se volessi inquadrarlo in quel modo (ciò che faccio, anche, ma più per non offendere la mia elasticità mentale che per sensazioni derivate alla fruizione del prodotto) non lo trovo un’operazione degna di nota. Tecnicamente è modesto, con scorci talmente scarni che un team come SmileBit sarebbe riuscito a far di meglio sul vecchio Xbox. L’estetica è ‘pomposa’ ma anche gonfia di stonature e di dettagli dozzinali. Soprattutto, il design è kitsch nel suo rubare di peso spunti a destra e a manca senza integrarli tra loro in un disegno coerente, attraverso una direzione artistica capace di mostrare almeno una vaga intenzione autorale. Tutto è un copiaincolla in ottica estetizzante, sì, come un madonnaro, come Cox e i suoi designer ispanici quando hanno frullato insieme scopiazzature di
Shadow of the Colossus,
Berserk,
Il Labirinto del Fauno,
Dracula di Coppola,
Warhammer Fantasy Battle, le illustrazioni di Brian Froud e mille altre robe prese ovunque, chiamando il risultato ‘design di
Castlevania Lords of Shadow'. Ecco, siamo a quei livelli, ma senza che vi sia un aspetto tecnico altrettanto curato e con in più dei picchi liminali al trash, involontariamente comici, come l’elmo ferino del Guts di
Berserk quando va, appunto, in berserk, che è stato appiccicato sul volto del gigantesco Ghoma vermiforme.
La trama è una continua mortificazione dei pochi spunti interessanti, soffocati da stilemi shounen ancien règime, che farebbero sorridere anche l’attuale teenager che si droga di
Naruto,
Bleach et similia. L’unico elemento che ho trovato molto piacevole è l’ardita vena gnostica, di stampo quasi nagaiano (à la
DevilMan), nella lettura del rapporto tra divinità e uomini. Ma sono accenni, scogli isolati, che si ergono in un oceano in tempesta fatto di cafonate adolescenziali trite e ritrite. La fragilità del tutto si palesa anche dal confronto tra la demo e la prima run,
quando ci rende conto che i migliori duelli, sia sul piano registico che di sceneggiatura che di gameplay, sono i due inclusi nella demo e quello finale… cioè, non dico altro.
Sono un geek e sempre lo sarò, mi piacciono le cose weird e sempre mi attrarranno, in quest’ottica ho giocato ad
Asura’s Wrath, ne sono rimasto deluso, ma sarò pronto nel futuro a ricordarlo come qualcosa di ‘diverso’. In mezzo (temporalmente parlando) c’è però l’oblio verso un prodotto che non mi ha lasciato quasi nulla e che difficilmente definirei sperimentale (a meno di non aggiungere subito dopo un ‘fallimentare’). Da provare? Ma anche no, basta Youtube per quello.
Scusate per il wall of text, ma era tanto che non postavo qui e avevo voglia di ciarlare
.