Allora, un veloce commento su quanto mostrato al Google I/O e i possibili scenari futuri che Google potrebbe disegnare.
Senza dubbio, la notizia più importante riguarda la possibilità di utilizzare le app Android in ChromeOS. La novità consiste nella tecnologia che hanno scelto di impiegare e in cui Google sta investendo. Google ha scartato del tutto l’implementazione adottata con ARC Welder (una sostanziale emulazione) in favore di una soluzione basata sui ‘container’. A quanto ho capito, ma di sicuro persone più competenti sapranno eventualmente correggere o espandere quanto sto per scrivere, si tratta di una tecnologia impiegata in ambito Linux (inizialmente da Docker, poi da CoreOS attraverso rkt) che procede per ‘astrazione’ dei livelli coinvolti nel funzionamento di un hardware qualsiasi. Nel nostro caso, questa soluzione consente a ChromeOS di eseguire e far comunicare tra loro le app Android pur tenendole fondamentalmente separate dal funzionamento del sistema operativo stesso, il quale non può essere in alcun modo compromesso oltre i limiti che concede alle singole applicazioni.
Si tratta a mio avviso di una soluzione geniale e che avrà ripercussioni epocali per diversi motivi. Primo, in questo modo Google può espandere l’ecosistema di applicazioni Android *senza* che sia necessaria la presenza di Android stesso. ChromeOS potrà quindi continuare a esistere e a crescere come sistema operativo leggero, veloce, sicuro e libero da qualsiasi tipo di manutenzione senza dover essere messo da parte per una versione di Android pensata appositamente per tablet/desktop come stava facendo Andy Rubin, il creatore di Android. Contemporaneamente, le app Android potranno crescere e svilupparsi in un ambiente desktop senza far perdere a ChromeOS nessuna delle sue caratteristiche appena citate. In poche parole, scegliendo di potenziare l’ambiente Linux, Google intende liberare l’ecosistema Android dai vincoli dei dispositivi mobile senza essere costretta ad alcun tipo di frammentazione tra diverse versioni di Android stesso. Le implicazioni sono innumerevoli. L’ecosistema Android potrà usufruire delle medesime opzioni hardware di cui gode Windows adesso. Non solo, questa tecnologia fa da agevole ponte di collegamento tra ChromeOS-Android e tutto il mondo basato su Linux. Se già adesso si vedono nel Play Store molti giochi disponibili su SteamOS (Stealth Inc. 2, Trine 2, Hotline Miami ecc.), in futuro basterà davvero un niente per mettere in comunicazione Android e il catalogo giochi Steam basato su Linux. Se Microsoft insiste nella volontà di blindare sempre più lo sviluppo di app e giochi su Windows 10 al suo store (Pc, Xbox, eventuali microconsole) a danno di Steam, non è azzardato ipotizzare qualche manovra da parte di Valve tesa a salvaguardare l’esistenza del suo store in un mondo senza Windows.
A proposito di Microsoft, anche se Xbox One è indietro a PS4 per ciò che concerne le vendite, la scelta a cui Sony è stata di fatto costretta per arrivare a questo successo è stata quella di basare la sua console su hardware di derivazione PC, il che ha rappresentato una strepitosa vittoria trasversale per Microsoft, perché è andata a consolidare un ambiente di sviluppo software del quale lei è assoluta dominatrice, a tutto vantaggio della sua strategia di creazione di un ambiente condiviso basato su Windows. Immagino che Sony non sia entusiasta di questa condizione di svantaggio rispetto alla rivale. Anche in questo caso, ora che Linux non conoscerà più confini nemmeno in ambito desktop grazie alla fusione tra ChromeOS-Android, Sony potrebbe scegliere di approfittarne per indebolire la presa di MS. Comunque vada, è evidente che il successo di Android ha cambiato e sta cambiando per sempre le scelte di Microsoft e rappresenta forse la risorsa più micidiale per i suoi avversari.