Sì anche io vedo tanta Apple negli ultimi dispositivi Samsung.
Infatti il mio prossimo telefono non sarà un Samsung. Gira che ti rigira, i produttori più interessanti per me sono Sony e LG. Samsung ormai tra Knox, materiali "nobili", batteria integrata e mancanza sd ha rotto il c...
Rivoglio i tempi del Galaxy S2 che tolto un po' di crapware era il top
Sì, Filo, ti capisco e ti dico pure che, nonostante tutto, ora come ora credo che per uno skinner come me questo S6 non faccia al caso mio. Quello che mi colpisce dell'S6 è un altro aspetto, un trend che questo telefono mi sembra il primo a inaugurare 'ufficialmente' da quando Google si è impegnata seriamente nell'ottimizzazione di Android (cioè da quando alla guida ci sono Page e Pichan).
Fino ad Android 4.2 Android era un OS dalla vocazione aperta, ma decisamente instabile. La filosofia di Rubin era chiara: implementiamo quante più caratteristiche possibile e vediamo come reagiscono gli utenti, sapranno loro cosa farci. Anche il semplice passaggio da 4.1 a 4.2, ad esempio, introduceva novità radicali nell'UI. In tutti quegli anni, Android era sponsorizzato da Google come l'OS proteiforme per eccellenza, un OS senza volto, se non quello scelto dagli OEM, prima, e dagli utenti poi. Tante possibilità per coloro che amavano sperimentare o smanettare, ma anche tante incertezze e problemi per quelli che da un OS pretendevano solo affidabilità e leggerezza. Proprio per la combinazione di queste due caratteristiche (smanettabilità e instabilità), paradossalmente quali erano i telefoni considerati migliori, almeno dal punto di vista dell'OS stesso? Quasi per tutti i Nexus, cioè quei telefoni che lasciavano il campo totalmente libero alla creatività degli utenti. In quel contesto, scegliere altri telefoni significava convivere con interfacce appesantite, esitanti, spesso confusionarie e tendenzialmente instabili. Solo le differenze hardware potevano rendere uno smartphone veramente preferibile all'altro (design, fotocamera, ecc.), altrimenti tutti a consigliare sempre e solo un Nexus o un telefono che garantisse un'esperienza il più possibile 'stock'. La conseguenza di questa situazione è stata, secondo me, un generale appiattimento della concezione di quello che doveva essere Android, livellamento che ha visto distinguersi solo quei dispositivi capaci di sfruttare la flessibilità dell'OS alla luce di certe caratteristiche hardware. Il primo di questa categoria è stato lo smartphone 'business' Galaxy Note, mettiamoci pure lo 'smarter' Moto X e il tablet 'da gioco' Shield.
Restava però la contraddizione interna di Android: se l'esperienza preferibile in Android era quella 'stock', che senso avevano le personalizzazioni dei produttori, visto che erano malviste dagli utenti consapevoli e lasciavano sostanzialmente indifferenti la massa (a meno di non avere la possibilità di spendere miliardi in bombardamenti marketing)? Senza contare che Android, se fortemente personalizzato, soffriva parecchio su dispositivi poco potenti. O lo lasciavi nudo e crudo, quindi castrato e con un aspetto poco attraente per accontentarti di prestazioni comunque appena decenti, oppure dovevi subire un'esperienza infernale (come ancora la subisce chi ha un device pre Kitkat in quella fascia di prezzo).
Oggi la filosofia di Android è molto diversa. Google ha snellito e sfrondato sempre di più l'interfaccia, rendendola a un tempo più fluida, sicura e stabile. Le possibilità di personalizzazione restano, ma devi andarle a cercare. L'Android odierno è un OS più gradevole e sicuro nella fascia bassa, ma anche un sistema che, oltre a permetterle, finalmente favorisce concretamente personalizzazioni e ottimizzazioni ad alti livelli, invece di penalizzarle. S6 è il device che secondo me inaugura questa nuova fase del ciclo di Android, una fase dove sempre più potremmo essere tentati dalle personalizzazioni dei singoli produttori, piuttosto che cercare di evitarle. Il nuovo 'themer' di Sony, ad esempio, è forse un'ulteriore testimonianza di questo.