Toy Story 3: Non c'era da dubitarne, ma Pixar sa fare anche i sequel. La casa di Lasseter sfata l'ultimo tabù e ripropone uno dei suoi brand storici in una versione conclusiva e scintillante, corredata da un 3D che, a dirla tutta, si fatica ancora a percepire come reale valore aggiunto. Perizie tecniche a parte, quello che non finisce di stupire è la capacità dimostrata da parte del team di sceneggiatori e registi (stavolta c'è la mano del creatore di Little Miss Sunshine) nel riuscire a raccontare il "trascorrere del tempo" in modo così struggente e romantico. Il concetto di crescita, di età che avanza, di anni che passano, con annessa inevitabile malinconia è presente in ogni sequenza (il cane, cucciolo in Toy Story, è ora un quadrupede stanco e malandato, nell'asilo teatro della prima parte del film decine di foto ricordano le classi alternatesi nel corso del tempo, tutta la lunga sequenza finale), anche se proposto in chiave comica o paradossale. Se in Up l'intero arco di una storia d'amore durata più di mezzo secolo veniva iniziata e conclusa nel giro di pochi minuti, dando vita ad una delle più emozionanti sequenze cinematografiche degli ultimi anni, Toy Story 3 concede il bis, raccontando in poche istantanee la maturazione di Andy, prossimo ad abbandonare la casa e la stanza dei giochi in cui ha vissuto per anni ed il suo mutato rapporto con i giocattoli, amici di una vita. Narrativamente, il film è speculare a Up: là si partiva con le lacrime e si arrivava alla fine, dopo gag e avventure, con un sorriso a 32 denti, qui l'incipit è tutto azione e fantasia, c'è una corposa parte centrale devota all'umorismo e all'avventura (la seconda metà del film è più efficace rispetto alla prima) e si chiude con un malinconico, struggente e inevitabile happy ending. Il cast originale, sempre simpatico, si arricchisce di nuovi personaggi decisamente "umani" e perfetti per rendere la storia più avvicente (Ken, il partner di Barbie, svetta incontrastato ma anche il nuovo "villain" ha un notevole carisma) ed il ritmo generale è ancora più convincente del solito, anche se rispetto alla norma mancano sequenze innovative e sperimentali come il silenzioso incipit di Wall-E. Un "more of the same" assolutamente convincente quindi e, in tempi di finali discussi e discutibili, il migliore degli addii possibili per Woody, Buzz e i suoi amici. Da vedere. In sala dal 7 luglio.
Ah, mi sono dimenticato di dire che quello presente prima del film è miglior corto made in Pixar di sempre.