Ci fu un tempo in cui nel mondo dei videogiochi riecheggiavano parole incomprensibili ai comuni mortali. Parole come Smart Bomb, parallasse, blastaggio, beam erano definizioni note a pochi, tuttavia bastavano questi pochi termini per identificare un genere oramai quasi scomparso nell’odierno mondo dei vg: gli sparatutto. Eppure fu anche merito di questo genere che una console come il Pc-Engine di Nec divenne così popolare grazie ad una softeca ricchissima di shoot’em-up, molti dei quali famosi ancora oggi. Tra questi spiccava un titolo Toho,
GunHead, un frenetico sparatutto a scorrimento verticale reso famoso grazie all’incredibile arsenale e alla maestosa potenza di fuoco della piccola navicella spaziale.
Super Aleste ne è il seguito ideale, che grazie alla potenza del SuperNes riesce ad elevare al quadrato tutte le qualità del predecessore. Come in ogni sparatutto che si rispetti , anche qui troviamo una razza aliena che in evidente crisi di identità decide di fare una capatina sulla Terra. A bordo del nostro super-caccia dovremmo affrontare 12 livelli pieni zeppi di nemici, distruggere il Boss finale e salvare il pianeta. E fin qui niente di particolarmente originale. Ad una prima occhiata
SA non sembra niente di che, la grafica è rotonda e colorata, forse anche troppo per un genere come questo. I primi nemici vengono abbattuti con una discreta facilità e subito ci vengono forniti i primi power-up che sembrano aumentare discretamente la nostra potenza di fuoco. Ma se pensate che questo basti vi sbagliate di grosso. Una strana sensazione vi attanaglierà per tutta la prima partita: ma cosa manca a questo gioco che invece abbonda negli altri sparatutto per SNES? Ma certo, i rallentamenti! Caso più unico che raro, in
SA non troverete un rallentamento neanche a piangere sangue. Per ottenere questo risultato, oltre che un gran lavoro di ottimizzazione delle risorse del SNES, è stato utilizzato un piccolo trucco: l’astronave rallenta di velocità in presenza di molti nemici mentre aumenta il passo quando questi diminuiscono. A niente servono i numerosi mostri presenti, le loro gigantesche dimensioni e la miriade di proiettili presenti su schermo perché
SA tira dritto incurante di tutto questo. Ma un buon sparatutto non sarebbe tale senza un’armamento adeguato e in questo
SA non solo non sfigura ma prende a calci un buon 80% degli sparatutto prodotti fino ad oggi. Otto tipi di armi, sei livelli di potenziamento e la possibilità di cambiare la direzione e l’impostazione delle stesse. Lo sparo multiplo lo abbiamo visto dappertutto ma volete mettere una sventagliata seconda solo a quella del vecchio
Raiden? No, qui non abbiamo solo la classica sventagliata, possiamo pure ridirezionare i colpi a destra, a sinistra, giu, su, a 360 gradi, dentro fuori e anche di più. E questo solo per la prima arma. Ma volete mettere 3 sfere che al massimo livello ne diventano 6 circondandovi e distruggendo tutto quello che toccano? Oppure il super laser, non un semplice beam a carica tipo
R-type, ma ben quattro raggi che riempiono tutto lo schermo? E sapete quante volte il gioco rallenterà mentre sparerete fuori questo inferno? Bravi, neanche una. Se le armi a disposizione hanno dell’allucinante, i mostri, beh, quelli sono semplicemente fuori scala. Prendete il secondo stage. Noterete in lontananza un misero pixel che man mano che si avvicina delinea la figura di un’astronave. Quando si sarà al vostro cospetto non crederete ai vostri occhi: un enorme stazione spaziale da distruggere pezzo per pezzo fino ad arrivare al nucleo da disintegrare a colpi di superbombe. Mai un mostro di fine livello del genere si era visto in un videogioco. Tutto questo è stato ottenuto spremendo al massimo i chip del SNES grazie all’ausilio di quel Mode 7 che già si era visto ma mai in una maniera così efficace.
SA è un’orgia di zoom, rotazioni, deformazioni mai viste tutte in una volta, perdi più su un 16 bit. Il titolo Toho è una continua esplosione, un gioco in grado di sovvertire le leggi della chimica e della fisica: in
SA nulla si crea, tutto si distrugge. Gia al livello Normal faticherete parecchio per arrivare alla fine, ma quei pazzi dei jappo hanno voluto inserire altre modalità che vanno dalla Hardest alla famigerata
che farà sembrare Ikaruga una passeggiata di salute. Peccato solamente per i continue illimitati ma se avrete la pazienza di non toccarli preparatevi a sudare tutte le camicie che avete nell’armadio. Per finire un plauso a quel genio che ha scritto le musiche del suddetto gioco, alcune delle quali veramente coinvolgenti. Se poi a voi non dovessero piacere, non preoccupatevi, i rumori delle continue esplosioni copriranno perfettamente il comparto audio. Insomma ragazzi, fatevi questo favore, se siete appassionati di sparatutto cercate questo titolo, la vostra cultura del vg ne beneficierà non di poco.
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