Comunque Terranigma merita, i tre della Gaia Trilogy di Quintet sono tutti buoni giochi, il problema di fondo è che la fruizione di pochi titoli, allo scopo di conoscere meglio il genere, non indurrebbe a giocare quelli che si distinguono particolarmente, anzi, dovrebbe portare verso produzioni che potremmo definire di riferimento. In questo, sono soprattutto i Dragon Quest a rappresentare storicamente la base del genere, per fama in patria, longevità della serie ed una certa ritrosia al cambiamento, in opposizione ai Final Fantasy, più noti in occidente ma dove Square ha sperimentato di più, con risultati altalenanti. Ci si può affacciare a DQ anche dall'ultimo uscito (XI). Fra i miei preferiti ci sono il IV (DS) ed il V, ma il VI ad esempio è più generico.
Per fare un altro esempio, fra gli stessi Final Fantasy è più indicativo il V, se consideriamo la presenza sia dell'ATB che del job system, rispetto al VI, che ha avuto più seguito ma di cui sono state replicate meno alcune meccaniche, scelte strutturali e di sviluppo.
Tre restano pochi, nella grande campana dei JRPG perfino i sottogeneri sono di più. C'è chi parla di console-style turn-based per giochi come FF e DQ, action-based per Tales of e Star Ocean, che differiscono da action come Ys e simili avendo un approccio da console-style, dove le meccaniche action appaiono quindi solo una volta che si passa all'arena di combattimento (Arise dovrebbe virare in parte verso Ys, così come Ys negli anni sta virando verso logiche di gestione di un party), poi ci sono i simulation/tactics/strategy, a loro volta suddivisi fra turni (maggioranza) e real time, ma anche i dungeon crawler come SMT ed Etrian Odyssey, ed esperimenti non meglio definibili tipo Parasite Eve.
Potrei aggiungere che ci sono modi diversi di caratterizzare il design di un dungeon, penso agli elementi puzzle di giochi come Lufia II, dei vecchi Tales of, dei Wild ARMs, dei Golden Sun, ecc... che è un altro esempio di come distinguersi all'interno del genere.
Insomma... senza avere in mano un elenco ben definito di cosa un giocatore ha già provato e cosa voglia esattamente approfondire, è un po' un casino cercare di dare riferimenti inerenti un contesto così esageratamente vasto, ed al contempo pieno di giochi che richiedono molte ore per portarli a termine.
I Dragon Quest mi mancano del tutto.
FFVI l'ho giocato dopo averlo visto in una live con amici...un po' triste se ci si pensa...ma è grazie a loro se ho capito il valore insindacabile del titolo, e ho capito anche questa strana polemica tra FF7 e FF6.
Etrian giocati, Tales e Star Ocean...mancano.
Il problema è che ne ho iniziati tanti, a dozzine di JRPG, ma spesso resto sempre su cose poco note o che mi colpiscono, deve essere un mix tra arte visiva e narrativa, mi catturano quelli.
Attualmente sto giocando a "Kuro no Ken" con qualche aiuto di lingua giapponese da parte di qualcuno che è interessato come me a far luce su alcune gemme sepolte del mondo JRPG e non solo.
Kuro è un JRPG pubblicato da "Forest" nel 1995. Forest è un noto produttore di giochi per adulti ed è famoso per i suoi ADV come "Puppeteer" e il mitico "The Other Side", che sono relativamente famosi come giochi di combattimento su PC, ad onor del vero. Tuttavia, questo lavoro non era un classico "RPG con elementi adulti" [come la serie "Dragon Knight"] ma un gioco che ha subito un trattamento leggermente più strano, a partire della denominazione "RPG per il pubblico in generale" (XD è sulla confezione...) una specifica necessaria, visto che è realizzato da un creatore di giochi per adulti.
A proposito, quest'opera viene spesso definita "opera minore" e al contempo "opera maggiore" poiché era un titolo apparso alla fine del ciclo vitale del PC-98, e non un titolo ampiamente conosciuto, coloro che la conoscono però dicono il contrario. Un'opera famosa e molto apprezzata da cultori. Credo di farne parte, perché è davvero fighissima sta storia di questo Drago Nero e della Fanciulla.
Ovviamente è Full JAP. E bisogna andare di emulazione dura
Per dare un ragguaglio, mi piace molto la grafica che ha qualcosa da dire.