una delicata riflessione sul sacrificio, sull'emancipazione spirituale come superiore a quella materiale. Chell muore, o perlomeno la scena è volutamente ambigua*: posizione della soggettiva identica alla morte in-game (a terra, fuori asse) e dissolvenza in nero.
Quindi, tramite siparietto beffardo e canzone successiva, viene fatto intendere allo spettatore che GladOS è al contrario viva e vegeta, probabilmente eterna, e continuerà a spegnere altre vite di altre cavie di laboratorio per il suo diletto personale; ma Chell può essere indifferentemente viva o morta poiché in entrambi i casi è libera, si è emancipata con la sua volontà e le sue azioni da un destino apparentemente immutabile.
Tutto questo si intravede anche tra le pieghe dei finali del 2 (sicuramente nell'idea straordinaria della luna**), ma è privato della medesima forza sintetica e implicita.
*questa inquadratura è stata modificata con una patch al momento della decisione di realizzare un seguito, inserendo una voce robotica fuori campo che ringrazia Chell per "aver assunto volontariamente la posizione di sicurezza", seguito da un movimento di macchina all'indietro che lascia intendere un trascinamento del suo corpo inerte dentro la struttura.
Operazione poco onesta nei confronti di un'opera così semplice e compiuta come Portal? Secondo la mia sensibilità, sì.
**Dopo aver giocato e amato in modo diverso entrambi, nella mia testa si è formato un unico Portal ideale, che ha essenzialmente il corpus del primo, il finale lunare del secondo, stacco sul nero e Still Alive per grandi e piccini