Bene, basta così, 400 enigmi risolti, missioni secondarie completate, newgame plus finito e sfide completate. Adesso sì che cancello i salvataggi!
Diciamo che la struttura zeldiana/metroidesca del primo episodio ha lasciato spazio ad una contaminazione free roaming che sacrifica un bel po’ di level design sull’altare dell’approfondimento personale, di tempo e modo. I pregi sono ben noti, non occorre ribadire ma non significa che non ne tenga conto: sistema di lotta pregiatissimo (tanto da meritare una sezione a parte irrinunciabile), parte stealth circoscritta e funzionale, un motore grafico che seppur non all’avanguardia spinge decisamente sul fattore artistico (siamo dalle parti del Batman burtoniano/fumettistico, relegando Nolan alla splendida colonna sonora) e più in assoluto l’appartenenza a quel genere videoludico di prossima estinzione come l’arcade adventure. Si parte quindi, da un livello altissimo.
Forse la chiave di lettura, il maggior pregio e il difetto di Batman AC coincidono: il superfluo è necessario quanto il fondamentale (fino al punto di scambiarsi forse) ma al giocatore è concessa la possibilità di ignorarlo in toto. Batman AA era più armonico della progressione tra livelli, gadget ed esplorazione, lasciando che ogni nuova area si configurasse quale microcosmo enigmistico e ludico ad inasprimento consecutivo. Stavolta è diverso: la natura fondamentalmente “antologica” del titolo si dispiega attraverso brevi sortite in locazioni ben più vaste, dove la comparsata di turno del villain è causa, svolgimento e retribuzione. Per poi rivolgersi altrove in un avvicendarsi di volti noti e meno noti al novizio di Batman e ben poche volte si avverte la sfida piacevole dei livelli di AA. Certo, il museo e in parte l’acciaieria rimandano a vecchie scorribande ma rimane la sensazione che la vicenda nelle sue determinazioni più evidenti rimanga un’ossatura con poca sostanza specifica, al netto delle già citate e ottime scazzottate e delle parti di infiltrazione. La storia si armonizza nel finale ma sensazione di un composito non armonico è spesso predominante. Boss fighting altalenante, che passa dall’ottimo alla normale amministrazione.
La sostanza di cui sopra invece diventa del tutto soddisfacente, se non addirittura ridondante, abbandonandosi alla ricerca di subquest e trofei dell’enigmista, di cui la mappa è satolla fino alla nausea.
In questo caso viene fuori lo spirito universalistico di Batman AC, che unisce al didascalico una buona richiesta di pensiero laterale e di bravura arcade. I trofei dell’Enigmista sono gustosissimi nel loro sfruttamento di manualità, tatticismo e quell’intuizione che troppo spesso gli sviluppatori di videogiochi accantonano per manifesta sfiducia nell’utenza. Le missioni secondarie investigative sono piuttosto esigenti in termini di pazienza, colpo d’occhio e metodicità, risultando un spunto del tutto rispettabile se si decidesse di spingere un po’ con la cattiveria. Gli oggetti collezionabili invece sono alla stregua di qualsiasi free roaming, non proprio accademia ma tanto mestiere quantitativo.
La stessa Catwoman, per quanto graditissima figura, diventa un’aggiunta di stampo prettamente additivo e il suo combat system non vale quello del Cavaliere Oscuro. Ripeto, piacevole inserto ma passato il piacere dell’esordio diciamo che apporta assai poco all’esperienza.
Non è detto che Batman AC sia un prodotto migliore di Batman AA, più che altro la complementarietà degli elementi in gioco rendono il secondo un’estensione mitologica del primo, che rimane più significativo in termini di gameplay e level design. L’ipertrofica offerta di AC limita un po’ l’approfondimento narrativo e caratteriale dei personaggi e la sensazione di “tutti i cattivi nel medesimo posto” sfocia un tanti nello nel fan service a scapito della coerenza globale.
Detto questo, rimane forse uno dei migliori prodotti di questa stagione video ludica e si guadagna il podio con Zelda SS e Dark Souls.