Tratta, ovviamente, da tuttosport. Ma che intervista favolosa è?
Ci sarebbero dei virgolettati da pavra. Tacchinardi Manowar della rubentinità \m/ .. ti farà letteralmente impazzire l'apprendere, un dì, che in verità ti amiamo tutti.
Tacchinardi, definisca lo juventinismo?
«Una cosa che prende i tifosi, la squadra e la società e li rende un blocco unito contro tutto e tutti. E che si esprime nella voglia di vincere sempre, di essere i più forti sapendo di ricevere in cambio odio da ogni altro elemento esterno al mondo Juve. Un odio che nutre la fame di vittorie, e che rende i nostri successi ancora più belli. Conte ha perfettamente ragione: da una parte ci sono gli juventini, dall’altra tutto il resto. Prima di diventare un calciatore bianconero ero un semplice tifoso, all’interno dello spogliatoio ho capito meglio il senso della Juve. All’inizio non capivo le facce dei compagni quando si pareggiava, mi dicevo che in fondo avevamo fatto un punto. Poi ho capito che se giochi nella Juve, il pareggio equivale a una sconfitta. Conta unicamente il successo, esattamente come dice Boniperti».
E l’anti-juventinismo cos’è?
«La critica costante. L’invidia verso il più forte. Quando le altre squadre cambieranno mentalità, potranno risolvere il senso di inferiorità rispetto alla Juventus. Smettendo di pensare che vinciamo grazie a presunti aiuti. Semmai i trionfi arrivano perché ogni componente è perfetta. Città compresa. A Torino, quando esci e vai al ristorante, la gente non viene a salutarti, ti lascia vivere. Questo, per un professionista, è molto importante. Decisivo, poi, è il fatto che la società sia tornata in mano a un Agnelli. Con la gestione Cobolli Gigli-Blanc l’identità bianconera si stava perdendo».
Amato dal popolo bianconero, inviso agli altri: quale sentimento è prevalso?
«Il secondo. Anche perché giocavo in una Juve di calciatori che in campo non guardavano in faccia nessuno: Conte, il sottoscritto, Davids e Montero, per dirne alcuni. Tra gli avversari, ci facevamo pochi amici. Ma abbiamo vinto tanto».
Un episodio di chiaro anti-juventinismo?
«L’anno scorso sono stato a un passo dall’allenare una squadra giovanile di una società importante. Sono stato bocciato perché bianconero. E ne vado fiero».