Meraviglioso, appassionante, istruttivo, vagamente sinistro ma tutto sommato ottimistico, forse proprio grazie all'ineluttabilità del sua conclusione.
Il mondo senza di noi (edizioni Einaudi, costa 14,50 euro) è uno dei migliori testi di saggistica che abbia mai letto, forse il migliore in assoluto. Scritto da Alan Weisman, un giornalista e divulgatore scientifico (piuttosto serio, non il Cecchi Paone di turno), racconta in modo semplice in quale stato si troverebbe il nostro pianeta se gli esseri umani scomparissero del tutto (e improvvisamente) tra 1,2,50,1000 e 500mila anni. Cosa accadrebbe alle opere dell'uomo, alle città, quali organismi avrebbero la meglio, come cambierebbero gli ecosistemi e i continenti, che tipo di traccia lascerebbe il genere umano? Il libro prova a dare una risposta basandosi sui dati scientifici oggi disponibili e su ragionamenti sviluppati dall'autore in accordo con scienziati, fisici, chimici, architetti e ingegneri. Per un amante del genere "catastrofico" (letterario e cinematografico) come il sottoscritto già l'argomento è manna dal cielo, ma ho apprezzato molto la massa di dati e informazioni fornite dall'autore a supporto dei suoi ragionamenti e sopratutto il suo non estremizzare l'ecologismo che sta alla base dell'opera (ninevitabile peraltro, alla fine la natura fotte l'uomo in pochi anni).
Il quantitativo di "sapere" presente nell'opera è notevolissimo: si passa da elementi di scienze edili a quelle agronomiche, senza mai utilizzare un linguaggio pesante,noioso o da vecchio trombone universitario.
Alla fine però, oltre ad aver immagazzinato un bel po' di informazioni ed essermi appassionato al testo come se fosse un romanzo, quel che mi ha toccato maggioramente è il senso di caducità dell'esistenza che permea le pagine e che raramente avevo visto espresso con tanta lucidità. Abbiamo pochissimo tempo a disposizione, non lo si può sprecare. Ovvio, certo, ma oggi il valore del tempo mi sembra drammaticamente sottostimato.O forse ci si pensa troppo tardi. Purtroppo ho notizia che dal libro vogliano trarre un documentario (bene, è del National Geographic) e un film (male, in primis perchè non vedo che cosa possa raccontare, visto che sono 370 pagine di pure descrizioni e teorie e in secondo luogo perchè hanno affidato l'adattamento (lol) al cane che ha girato Io Sono Leggenda).
Prima dello stupro hollywoodiano e conseguente assimilazione del titolo ad un'opera mediocre (guarda! Un libro sul Grande Fratello! Chi sarà sto Orwell qui? Vediamo se ci sono le foto della tettona), fatevi un favore e leggetelo.