Non è il suo miglior articolo (lo trovo ottimo naturalmente) ma ho sempre nutrito grandissima stima verso il professor Franco Cardini. (una delle migliori personalità della cultura di Destra italiana, probabilmente la più autorevole, infatti non ha niente a che vedere con imbecilli come Veneziani, Sallusti, le "Svolte Epocali" del massone Frattini e il tarlo del 'complottismo' di quel rimbambito di Calabresi della Stampa)
Non era solo il Nemico
È presto, per qualunque commento serio. Prima una foto evidentemente taroccata; poi le notizie confuse su un corpo gettato a mare, un rito “musulmano” inesistente; quindi l’informazione sulla “prova certa” attraverso prelievo del dna; quindi le giustificazioni, spesso excusationes non petitae, sulle ragioni che hanno consigliato la così veloce per non dir precipitosa distruzione di un corpo ch’era pur sempre – ed è il caso di dirlo – un “corpo di reato”.
Infine lo scatenarsi della ridda delle controinformazioni, delle pseudoinformazioni, delle costruzioni dietrologiche, su un’America che gioisce “come sollevata da un incubo” o perché finalmente “giustizia è fatta”.
Chi muore tace, ma non è detto: sovente i morti sono molto loquaci, specie quelli la prova fisica del trapasso dei quali è labile o mancante.
E, se vengono ammazzati in fretta e furia (per quanto in ritardo di una decina d’anni e forse più), è fatale domandarsi se per caso qualcuno non ha pensato ch’era meglio tappar loro la bocca per sempre, in modo da impedir loro di rivelar cosucce imbarazzanti su tempi lontani.
Tempi in cui, ad esempio, gli Stati Uniti esportavano dall’Arabia Saudita e dallo Yemen i fieri guerrieri del jihad islamico per spedirli in Afghanistan a far la guerra santa contro i senzadio sovietici: e a bruciare i tempi, per impedire che la liberazione da quei satanassi avvenisse grazie agli altri guerrieri di Dio, quelli sciiti provenienti dall’Iran. Perché Osama bin Laden non era solo il Nemico Numero Uno, lo Sceicco del Terrore. Era molto peggio: era un ex amico, un ex confidente, la pecora nera (ma da quando? E fino a che punto) di un’opulenta dinastia di faccendieri e di armeggioni che, quanto a complicità con l’Occidente, la sapeva più lunga di molti altri.
Chi muore tace, per fortuna: ma non è detto che chi vive si dia davvero pace. E se anche una piccola parte della leggenda accumulata riguardo allo sceicco fosse vera, se il suo oscuro potere continuasse a proiettarsi dopo la morte su amici e nemici, se quell’uccisione pur lungamente attesa e annunziata innescasse davvero, di nuovo, i tempi del Grande Terrore, quelli delle Twin Towers, di Atocha, di Londra? No, chi vive non si è dato pace. Non in America, ad esempio. Dove i media e gli eleganti commentatori di regime ci hanno informato della gioia non solo del presidente Obama, bensì anche dei pompieri di Manhattan e delle casalinghe del Bronx: ma ci hanno accuratamente taciuto il resto. L’immenso contenzioso accumulatosi frattanto sui tavoli dei giudici e sulle scrivanie delle compagnie di assicurazione a proposito delle lunghe tragiche storie del post-Undicisettembre. Storie d’indagini mai portate a termine, di “responsabili” scovati e processati ma poi ricaduti nel nulla, di terroristi dalla dubbia duplice o triplice identità, di prove affossate, di testimonianze date e quindi negate, di risarcimenti promessi solo a chi s’impegnava a non far più troppe domande, di parenti delle vittime incavolati come ricci.
Né si è dato pace il popolo di Guantanamo. Quelli che stanno in quelle gabbie extraterritoriali – in modo da far funzionare ipocritamente il principio che nessuno si detiene senza processo, sì… ma solo sul suolo degli States, mentre fuori si può –, senza diritti, senza notizie delle famiglie lontane, senza sapere di che cosa li si accusa, senza conoscere il loro domani, in un oggi miserabile da belve incatenate che dura ormai da troppi anni.
Diciamo la verità: se Guantanamo fosse nelle mani di un tiranno caraibico o centroafricano, sarebbe una cosa orrida, ma in fondo ce ne faremmo una ragione: si sa come funzionano le tirannie, è il loro mestiere, è la loro dannata condizione di esistere. Ma no: quell’immondo e inverecondo carnaio umano viene da anni mantenuto contro ogni legge interna agli Usa e internazionale dalla prima democrazia del mondo, sotto gli occhi della società civile del libero Occidente. E nessuno che riesca a fiatare, nessuno che urli il suo orrore, la sua condanna, il suo disperato bastaaaaaaaa! E la storia, che si credeva finita, continua.
Anzi, è solo agli inizi. Ieri ci ricattavano con lo spettro di Osama, da domani con quello dei suoi vendicatori. Continueranno a tenerci sulla corda, a negarci informazioni su quel che vorremmo sapere e avremmo il diritto di conoscere e a riempirci di tristi favole. Il 29 aprile, abbiamo assistito al matrimonio londinese del principe Azzurro con la Fatina; qualche giorno dopo, alla morte dell’Orco Cattivo; che cos’ha in serbo per noi, domani, il Cantastorie Democratico? La vendetta dei Folletti del Bosco o la Fuga dei Sette Nani? Un altro gorgheggio del Re Nero che sta nella Casa Bianca o un altro Castello in Aria che esplode? Venghino venghino, al grande spaccio mediatico del Paese dei Balocchi, dove beve bene chi le beve tutte...
Franco Cardini