Autore Topic: Lo sviluppo dei videogiochi e il mondo dell'istruzione: inconciliabilità?  (Letto 3081 volte)

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Offline Sal Zeta

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Breve introduzione:
Si è concluso da poche ore un convegno sullo sviluppo dei videogiochi , design e semiotica presso la facoltà di Lettere e Filosofia di Catania. Tale convegno impegnava la facoltà di Lettere, Scienze della Comunicazione e Lingue.Presenti all'evento un sociologo di fama nazionale, un docente dell'IED e alcuni degli Sviluppatori di Milestone.presenti anche dei rappresentanti di Leader per quanto riguarda l'ambiente della Produzione e dell'AESVI per quanto riguarda l'aspetto Istituzionale.
L'evento doveva essere un incontro-dibattito tra gli studenti e i rappresentanti , seguito da una sessione di workshop.

Per maggiori info, qui c'è il link: http://www.circuiti.unict.it/open_page.php?sez=articolo&id=1594

Cosa è effettivamente successo:
Premetto che presso la stessa facoltà si sono tenute conferenze dello stampo di "Sottotitolatura dell'audiovisivo russo agli inizi del 1900" e "esperienze del corto cinematografico tedesco dei primi anni '90" senza che per questo agli spettatori venisse fornita una versione esemplificata dell'argomento. In fondo è un istituto universitario, no?

La conferenza di oggi sui VG è stata invece una sorta di "introduzione ai videogiochini for dummies": Nulla che chiunque dopo essersi letto una copia di EDGE non avrebbe saputo.Forse avrebbero dovuto ricordarsi che il loro pubblico di riferimento erano studenti che all'attivo hanno già un corso di semiotica, e non il pubblico di "Buona Domenica".

La parte iniziale della conferenza è stata su Second Life. Aldilà dell'adeguatezza dell'oggetto preso in esame (onestamente: SL è un videogioco? o una chat yahoo molto cresciuta?), i relatori si sono probabilmente dimenticati che gli studenti in questione  oltre ad avere delle basi di semiotica, probabilmente usano più Live Messenger che una televisione: Ed ecco come si installa second life, come si avvia second life, come si muove con second life, come si parla con second life, come si usa il microfono con...Insomma, credo che il concetto sia abbastanza chiaro.

La parte relativa alla semiotica si è tradotta in una sorta di "in un futuro gli studenti presenteranno i loro compiti a casa usando interfacce 3d, second life è il mezzo di comunicazione del duemila e un giorno le auto voleranno e noi tutti mangeremo solo delle pillole".Personalmente, non credo che Second Life arriverà a vivere tanto da vedere World Of Warcraft 2.

Tanto impegno ha avuto tra l'altro come risultato quello di far slittare gli interventi dei tizi di Milestone e dell'IED del pomeriggio.Inutile dire che si è trattato di un'altra sessione di stampo generalistico, con domande stantie da parte degli stessi ("Come si diventa geim desainer"?) e risposte altrettanto stantie ("Non c'è una via ,ci sono molte strade e poi ci sono tante altre professioni" - Grazie mille per l'impegno nel rispondere, nda).

Tra l'altro, la atmosfera era talmente impomatata e fredda da far sembrare il già citato "Convegno sulla sottotitolatura russa" un luogo caldo e accogliente.Alla faccia del dibattito amichevole. Nel momento in cui chiedo per quanto riguarda l'aspetto più pratico, ovvero il workshop, la risposta generale è stata "beh, si, boh, no, forse, vediamo".
Diciamo che all'uscita la voce comune era " ma questi sono scesi da milano per prenderci per deficienti? Una interurbana costava meno..."

In definitiva , l'evento è stato parecchio deludente. una occasione di contatto reale che è stata sprecata per una assoluta incomunicabilità tra le due parti.

A questo punto mi chiedo: qualche altro esempio in altre università italiane? ci sono state delle esperienze più fortunate? Oppure è davvero più semplice stabilire un contatto culturale  con il direttore dell'interfilm di Berlino piuttosto che con uno sviluppatore di videogiochi italiano?

Offline AIO

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Sì, la "vera" cultura videoludica non ha ancora raggiunto le istituzioni, purtroppo (almeno in Italia).
Quello che si può fare è setacciare il web in cerca di informazioni e siti dedicati curati dai soliti noti, incoraggiando le nuove iniziative e gettando dei ponti tra le diverse community, a mio avviso troppo isolate.
Persone come te, che hanno chiaramente la testa sulle spalle e uno spiccato senso critico, possono provare a muoversi in prima persona per cambiare le cose.
Good luck!  ;)

Considero i videogames un'immane perdita di tempo, un veicolo di fuga dal reale, nonché un pericoloso generator

Offline Sal Zeta

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Sì, la "vera" cultura videoludica non ha ancora raggiunto le istituzioni, purtroppo (almeno in Italia).

Non parlo dei vari sociologhi della domenica che commentavano su SL, ma dai tizi di milestone e Leader (un pochino anche da quelli dell'IED ) mi aspettavo di più.
La cosa più frustrante era percepire che secondo loro la platea era del tutto digiuna delle conoscenze più banali.Sembrava quasi che fossero loro in primis a non credere che esistessero persone dotate di competenze del settore, seppur teoriche. Se non credi neppure che il tuo interlocutore sia all'altezza di comprenderti, allora è una sfida persa in partenza.

Citazione
Persone come te, che hanno chiaramente la testa sulle spalle e uno spiccato senso critico, possono provare a muoversi in prima persona per cambiare le cose.
Good luck!  ;)

Beh, perlomeno ho già la fortuna di lavorare come "junior designer" presso uno studio grafico (altresì "quello che fa fa i dvd multimediali in flash").Peccato che lo spiccato senso critico serva a poco quando le uniche possibilità professionali nel settore videoludico provengono aldilà del confine con la Francia e la Spagna. Ipotesi piacevole, per carità, ma deprimente....l'italia è considerata la patria del design, eppure con i videogiochi la coscienza critica è zero.

Offline Rosa Tinelli

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"Beh, perlomeno ho già la fortuna di lavorare come "junior designer" presso uno studio grafico (altresì "quello che fa fa i dvd multimediali in flash").Peccato che lo spiccato senso critico serva a poco quando le uniche possibilità professionali nel settore videoludico provengono aldilà del confine con la Francia e la Spagna. Ipotesi piacevole, per carità, ma deprimente....l'italia è considerata la patria del design, eppure con i videogiochi la coscienza critica è zero."


Mi inserisco in questa discussione perché sono seriamente intenzionato a fare il game designer, una cosa che sogno fin da quando ero piccolo (adesso ho 24 anni!!!): come si fa a diventare designer?
E' una cosa che non ho mai saputo, ma vorrei farlo perchè ho delle idee molto valide, secondo me dobbiamo essere noi che ci muoviamo a far crescere l'Italia, per esempio con una specie di consorzio tra di noi. Io sto facendo l'università di lettere (filosofia linguistica) ma so che vorrei fare questo lavoro: se mi puoi dare delle dritte, perchè è raro trovare delle persone che abbiano questa fortuna di fare i designer!

Grazie per la ttenzione
Rosa

 

Offline Sal Zeta

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Non vorrei far deragliare il thread, ma non sarebbe male se si parlasse in termini pratici del percorso lavorativo di coloro che fanno di professione i designer. I "ci vuole tanta buona volontà e costanza" e "non c'è un percorso già scritto" ormai credo siano venuti a noia un pò a tutti.

Nel mio estremamente piccolo, il percorso è stato questo: per mezzo di una collega universitaria che lavorava come "senior artist" presso uno studio grafico gestito in parte attraverso anche i finaziamenti di facoltà ho iniziato a lavorare come aiuto-illustratore per progetti minori come la realizzazione di copertine DVD, Bruchure, Copertine per Volumi editi dalla stessa facoltà e simili. Dopo un certo periodo, uno dei lavori prevedeva la pubblicazione di un DVD multimediale in flash/actionscript da abbinarsi ad uno dei già citati volumi. quando ho fatto notare che avevo le competenze necessarie per relizzare una cosa del genere, mi è stata data la carica di "Ok d'ora in poi tu sei quello dei DVD multimediali!".

Ok, niente di particolarmente rilevante, il...ehmm... "riconoscimento maggiore" fin'ora è stato vedere tale volume presentato da Magalli su rai 2, quindi nulla di particolarmente eccitante o trascendentale.
Ma sicuramente meglio di lavorare presso un Call Center.Ed è anche ovvio che siamo anni luce da quello che si possa definire un game designer, ma se non ricordo male, su un articolo di gamasutra veniva citato un designer di Halo 2 che aveva alle spalle un background simile.

Alla fine quello che ho concluso sul piano del percorso è stato questo:
-Avere una "vita sociale" abbastanza estesa:essere aperti ad avere contatti con quante più persone,sia che lavorino nei più disparati settore dell'editoria e dell'audio video che no.L'affabilità e l'affidabilità gioca un ruolo parecchio importante.
-Avere una preparazione a 360° sia in ambiti umanistici che scientifici. ho dovuto fare da mediatore tra archeologi che non avevano mai usato nulla di più complicato di word 97 e ingegneri che non avrebbero distinto tra un manoscritto di mille anni fa e uno dei primi del '900.
-Una buona conoscenza sia di strumenti tecnici o scientifici (photoshop/illustrator, linguaggi come python o actionscript) che di tipo più teorico (strutturazione di un testo di carattere informativo/argomentativo, la capacità di distinguere pricipali correnti artistiche in diversi ambiti dell'arte) credo aiuti moltissimo. Argomenti come la linguistia o la semiotica mi sono apparsi come incredibilmente utili quando applicati in questi ambiti.
-Molta modestia e tolleranza nei confronti di una gavetta estremamente dura.Il periodo iniziale presso tale studio non ha previsto alcun pagamento, e a conti fatti, anche quando si viene pagati con regolarità, non c'è un guadagno superiore a quello di attività come il commesso o il correttore di bozze.In compenso si ha a che fare con persone altrettanto motivate e che amano realmente la loro professione , a partire dall'ultima ruota del carro fino ai redattori e i responsabili ( che nel mio caso spesso sono probabilemnte i più propensi a follie  nei momenti di pausa) crea una amosfera assolutamente rilassata e piacevole.

Qualcuno trova altri aspetti che sono risultati utili in percorsi simili?
« Ultima modifica: 26 Apr 2008, 16:52 da Sal Zeta »

Offline Rosa Tinelli

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Non vorrei far deragliare il thread, ma non sarebbe male se si parlasse in termini pratici del percorso lavorativo di coloro che fanno di professione i designer. I "ci vuole tanta buona volontà e costanza" e "non c'è un percorso già scritto" ormai credo siano venuti a noia un pò a tutti.

Nel mio estremamente piccolo, il percorso è stato questo: per mezzo di una collega universitaria che lavorava come "senior artist" presso uno studio grafico gestito in parte attraverso anche i finaziamenti di facoltà ho iniziato a lavorare come aiuto-illustratore per progetti minori come la realizzazione di copertine DVD, Bruchure, Copertine per Volumi editi dalla stessa facoltà e simili. Dopo un certo periodo, uno dei lavori prevedeva la pubblicazione di un DVD multimediale in flash/actionscript da abbinarsi ad uno dei già citati volumi. quando ho fatto notare che avevo le competenze necessarie per relizzare una cosa del genere, mi è stata data la carica di "Ok d'ora in poi tu sei quello dei DVD multimediali!".

Ok, niente di particolarmente rilevante, il...ehmm... "riconoscimento maggiore" fin'ora è stato vedere tale volume presentato da Magalli su rai 2, quindi nulla di particolarmente eccitante o trascendentale.
Ma sicuramente meglio di lavorare presso un Call Center.Ed è anche ovvio che siamo anni luce da quello che si possa definire un game designer, ma se non ricordo male, su un articolo di gamasutra veniva citato un designer di Halo 2 che aveva alle spalle un background simile.

Alla fine quello che ho concluso sul piano del percorso è stato questo:
-Avere una "vita sociale" abbastanza estesa:essere aperti ad avere contatti con quante più persone,sia che lavorino nei più disparati settore dell'editoria e dell'audio video che no.L'affabilità e l'affidabilità gioca un ruolo parecchio importante.
-Avere una preparazione a 360° sia in ambiti umanistici che scientifici. ho dovuto fare da mediatore tra archeologi che non avevano mai usato nulla di più complicato di word 97 e ingegneri che non avrebbero distinto tra un manoscritto di mille anni fa e uno dei primi del '900.
-Una buona conoscenza sia di strumenti tecnici o scientifici (photoshop/illustrator, linguaggi come python o actionscript) che di tipo più teorico (strutturazione di un testo di carattere informativo/argomentativo, la capacità di distinguere pricipali correnti artistiche in diversi ambiti dell'arte) credo aiuti moltissimo. Argomenti come la linguistia o la semiotica mi sono apparsi come incredibilmente utili quando applicati in questi ambiti.
-Molta modestia e tolleranza nei confronti di una gavetta estremamente dura.Il periodo iniziale presso tale studio non ha previsto alcun pagamento, e a conti fatti, anche quando si viene pagati con regolarità, non c'è un guadagno superiore a quello di attività come il commesso o il correttore di bozze.In compenso si ha a che fare con persone altrettanto motivate e che amano realmente la loro professione , a partire dall'ultima ruota del carro fino ai redattori e i responsabili ( che nel mio caso spesso sono probabilemnte i più propensi a follie  nei momenti di pausa) crea una amosfera assolutamente rilassata e piacevole.

Qualcuno trova altri aspetti che sono risultati utili in percorsi simili?




Scusa un po', vorrai perdonarmi, ma quello che adesso stai descrivendo non è mica il lavoro di game designer... Tu ti occupi di contenuti editoriali (in senso lato), non di game design. Cioè, non ho ben capito che cosa fai... Programmi? Inventi delle cose, situazioni di gioco? No, perché questo è molto importante.
Tu dici di parlare del percorso tipico, ma vi chiedo: ma qua dentro c'è qualche game designer? Dico uno che lavora sui giochi giochi, tipo per PC e console...


Ciao
Rosy

Offline DRZ

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Mah, secondo me chi dice che non c'è un percorso scritto non ha tutti i torti, quello di game designer è un mestiere un pò vago che richiede competenze abbastanza eterogenee... sarebbe difficile dire "segui il programma di studi tale e sarai pronto per entrare in una software house".

L'umiltà, l'affidabilità, le conoscenze personali nel campo e la preparazione a 360° aiutano, chiaro, ma vale per qualsiasi attività.


Offline Sal Zeta

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Scusa un po', vorrai perdonarmi, ma quello che adesso stai descrivendo non è mica il lavoro di game designer... Tu ti occupi di contenuti editoriali (in senso lato), non di game design. Cioè, non ho ben capito che cosa fai... Programmi? Inventi delle cose, situazioni di gioco? No, perché questo è molto importante.
Tu dici di parlare del percorso tipico, ma vi chiedo: ma qua dentro c'è qualche game designer? Dico uno che lavora sui giochi giochi, tipo per PC e console...


Ciao
Rosy

Per carità, non mi permetterei mai di definirmi un game designer, sottolineavo solo alcuni passaggi "professionali" (mi vergogno quasi a definirli tali) da me sperimentati simili ad alcuni designer di videogiochi...considerando che molti provengono da campi molto simili al mio, mi ero permesso di spiegare in termini più specifici in cosa consistessero alcune problematiche che magari vengono solo accennate nelle interviste di gamasutra.

In effetti il lavoro che svolgo non si discosta molto da quello comunemente editoriale. Tuttavia io mi occupo più di formare le strutture che i contenuti veri e propri. Essenzialmente il lavoro di un qualunque designer risulta essere quello di piegare i lmiti del mezzo espressivo alle esigenze comunicative del messaggio, tenendo conto del proprio ricevente e delle sue relative aspettative dal messaggio. Questo rimane valido dal ferramenta che cerca di creare un tavolo adatto ad un particolare lavoro fino alle Esposizioni dell'istituto Bauhaus.

Nello specifico, Il videogioco rispetto agli altri campi del design presuppone che ci sia un continuo "scambio di ruolo" tra emittente e ricevente durante la fase interattiva, e che le "aspettative" del ricevente classico, il giocatore, presuppongano la ricerca di uno stimolo ludico puro (nel caso di comunicazione a grado 0 del tetris) o comunque di una certa dose di partecipazione "intellettuale" (da interdersi in senso mooolto lato) come l'avanzamento solamente narrativo e "blindato" in Zork (che ci pone esattamente dall'altro spettro della comunicazione videoludica).

Il vero problema è che questo genere di informazioni sono documentate e analizzate per tutti i campi del design, mentre che per trovare qualche riferimento ai videogiochi mi sono ritrovato a saltellare tra testi di linguistica, semiotica e filosofia che facevano solo accenni parziali al videogioco.


Scusa se ti ho fornito delle false speranze :P

@DRZ
Si, effettivamente rileggendo il tutto con il senno del poi, non ho esattamente fornito consigli molto più saggi di quelli offerti dai Game Designer, anzi. Credo di aver decisamente violato il mio stesso suggerimento di modestia :P .

In definitiva, continuando il discorso di qualche riga più sù, il mio punto è che la definizione e l'analisi della professione del game designer è analizzabile al pari di quella di altri campi del design, soltanto che invece di avere una letteratura paragonabile a quella degli altri settori del design, si ritrovameno riferimenti solo nei rimasugli di altri testi. Semplicmente, le scuse "non c'è una strada", "il campo è ancora giovane" e simili non credo reggano più.




Offline LF

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Segnalo con intento strettamente speculativo l'attivazione di un Master Universitario con tematiche in qualche modo attinenti al Videogioco (credo il primo di un'Università pubblica, dopo l'Executive Master in Digital Entertainment Media & Design della IULM e il Master in Videogame Design di IED).

Si tratta del Master in Animazione e Rendering per Cinematografia Digitale e Videogiochi dell'Università di Tor Vergata (il cui sito ufficiale, curiosamente, è http://videogames.uniroma2.it/)

EDIT: rettifico. Il Master era già attivo lo scorso anno con il titolo "Cinematografia Digitale in Animazione 3D". Ancora più interessante, credo.
« Ultima modifica: 08 Ott 2008, 15:31 da LF »
"ed elli avea del cul fatto trombetta."
[D. Alighieri]

Offline LF

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Altra news. Questa volta tocca all'Università di Verona, dunque un ateneo pubblico, che serba in canna il Master in Computer Game Development.
http://www.videoludica.com/news/gamestudies/news-master-of-games?lang=it

Qualcosa si muove, o qualcosa ci truffa?
"ed elli avea del cul fatto trombetta."
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