Vogliamo dire due cosine su
Backbone? Ma sì, diciamole.
Si presenta come un'avventura dalle tinte noir ambientata in un mondo abitato da animali antropomorfi, e ci cala nei panni di un detective procione alle prese con quello che sembra un classico caso di infedeltà coniugale. Ovviamente, la faccenda si rivelerà più complicata del previsto. E poi sempre peggio.
Partiamo dagli aspetti positivi. Innanzitutto, la grafica. La pixel art di Backbone è splendida per tutta la durata del gioco, con un livello di dettaglio e una personalità invidiabili. Da questo punto di vista, è una gioia per gli occhi. E... a essere pragmatici, abbiamo già finito. ^^
Mi spiego meglio. Quella che sembrerebbe un'avventura grafica è in realtà una specie di visual novel in cui per il 90% del tempo non fai che selezionare dialoghi a scelta multipla (senza che questo abbia particolari conseguenze sullo svolgimento, da quel che ho visto). Nel gioco si contano forse due enigmi in croce e un paio di fasi "stealth" banalissime. Per cui non ci resta che parlare della storia, che è evidentemente il fulcro dell'esperienza. Parte bene, con quell'atmosfera hard-boiled "insaporita" dalla stranezza dell'ambientazione, crea un discreto interesse con il mistero che propone... ma poi, dopo aver temporeggiato per quasi due capitoli, precipita verso un finale decisamente inatteso che non saprei come giudicare. Nel complesso, sia ringraziato il game pass, perché se l'avessi comprato temo che me ne sarei pentito.