Dopo essermi a lungo chiesto se l'Agente 47 fosse in qualche modo imparentato con Cristina Quaranta (e in quel caso, perché nessuno l'ha mai visto al Palatino?), ho completato Hitman GO, un gioco di pedinare le pedine. Eh, erano anni che volevo scriverlo.
Iniziamo con una premessa. A me sono uno che ci piace i giochi di essere intelligenti. Persino quando sono a base di tabelloni, pedine e turni. Ma Hitman GO, devo essere onesto, volevo nuclearizzarlo dopo il decimo livello circa.
Prima di tutto, le regole. Hitman GO è un gioco da tavolo in singolo, in cui c'è una griglia, il giocatore muove l'Agente 47 di uno spazio, tutte le guardie fanno il loro movimento, e via che si ricomincia. L'obiettivo è raggiungere l'uscita, non bisogna farsi catturare, si possono eliminare alle spalle i nemici e alla fine si balla tutti a bordo piscina. Ah, no, quello era "Non è la Rai".
All'apparenza è elementare, insomma, ma in realtà... Beh, sì, è proprio elementare. Chiaro, le variabili sono parecchie. Ogni tipologia di guardia ha le proprie caratteristiche, per iniziare. Alcune sorvegliano solo una direzione, altre seguono percorsi di pattuglia, altre ancora hanno cani che ti avvistano da più lontano, alcune hanno persino un microfono con un tale che gli spiega cosa dire. E non mancano altre risorse di vario genere, da raccogliere e usare una tantum, come diversivi, chiavi o armi. Insomma, ci sono molte idee e ben implementate, in Hitman GO.
Perché volevo nuclearizzarlo, allora? Perché la formula mossa/contromossa istantanea è inizialmente alienante. Spesso ci si ritrova a girare in cerchio, oppure a fare avanti e indietro sugli stessi spazi, inebetendosi perché i percorsi delle pattuglie non si incrociano come vorresti, e magari è l’ennesima volta che ti incastrano allo stesso modo. E allora ti viene la sindrome da fine partita di dama, in cui tic-tac-toc, tu lo insegui con la dama e lui ti scappa, poi lo incastri ma lui s’appoggia a una pedina e ti riscappa. A me ha sempre fatto incazzare come Pozzetto, non lo so il motivo.
Superato il trentesimo livello circa, tuttavia, ho cominciato a rivalutare. Le guardie nuove, i diversivi nuovi, la grafica che non ci dispiace per niente, quel colpo di fucile da cecchino per assassinare l’obiettivo di un livello. Niente male, devo dire. E poi ho cominciato a entrare nei meccanismi, senza inebetirmi più, ma padroneggiando le tattiche.
Nondimeno, quella sensazione di vuoto cosmico che trasmette il gioco mi è rimasta. Insomma, Hitman GO è un gioco di logica, di strategia, di intuito? Tutto questo, forse, ma solo quel tanto che serve a far esaltare il giocatore della domenica. Qualcosa di più nelle fasi avanzate. Vince (nelle review su App Store), ma non convince (in questo mio commento). Se lo trovate in offerta, come me, non compratelo. Se invece l’avete apprezzato, spiegatemi perché. Ah, e se lo sapete: ma “47” è il cognome?
Mio voto: 5,5