1. Intro
In un impeto di profonda rabbia e frustrazione riguardante gli svariati malesseri che affliggono la musica (e non solo) nel nostro Paese, esattamente un mese fa mi misi a scrivere una lettera intitolata 'La casta musicale'. Lettera che prendeva di mira cantanti, politici, radio, tv e quant'altro.
In questo mese tale scritto è stato pubblicato in più siti, blogs, giornali e forums. Ma è su Facebook che ha trovato la sua più ampia risonanza tramite un passaparola ed una condivisione che ha coinvolto centinaia di persone.
Tutto ciò mi fa moltissimo piacere ed è evidente che ci sia un bisogno molto forte di discutere certi argomenti. La mia è una lettera ingenua, sono il primo ad ammetterlo, ma è anche totalmente sincera e pone delle domande che forse molti hanno smesso di farsi. E’ il pensiero di una persona indignata che si chiede come mai certe cose abbiano assunto una determinata piega e NULLA possa essere fatto per cambiare.
2. Three of a perfect pair
Durante queste settimane ho passato molto tempo a leggere e rileggere le discussioni che la lettera ha scatenato. Ne sono venute fuori svariate tipologie di persona:
1. Quelli che si dicono d'accordo con quello che scrivo e sono ancora fiduciosi possano esserci margini di miglioramento
2. Quelli che si dicono d'accordo ma sanno PER CERTO che scritti come il mio non serviranno a niente perché tanto nulla cambierà
3. I più temibili di tutti: 'Gli Esperti'.
Salto i primi due perché c'è poco da dire, o sei ottimista o sei pessimista. Con un po’ di preoccupazione per i pessimisti/rassegnati in quanto temo che tale rassegnazione non riguardi solo gli argomenti da me trattati ma comprenda una visione più ampia della vita del tipo ‘nulla potrà mai mutare’. Atteggiamento, dal mio modesto punto di vista, assai controproducente. Anche perché, come ho già scritto, nulla è stato scolpito come legge su lastre di marmo e tutto può essere modificabile. Se così non fosse, saremo ancora fermi all’età della pietra.
Ma, del resto, ognuno fa e pensa un pò quello che vuole, ci mancherebbe.
Mi soffermo invece un attimo sulla tipologia 'L'Esperto', ovvero colui che, spesso senza esser parte in alcun modo del sistema radiofonico o televisivo, mi spiega per filo e per segno perché le cose stiano così e perché non possano cambiare. Tale personaggio si sente in dovere/diritto di avvertirmi che SA che le regole sono queste e se ci sto ok, altrimenti fatti miei. Si sente inoltre in dovere/diritto di segnalarmi il fatto che già è una fortuna che io abbia la mia nicchia e quindi non stia a rompere.
03. Gli intoccabili
Nella mia lettera ho scritto chiaramente che in un mondo utopico mi piacerebbe potermi misurare, a livello di costante promozione radio/tv, sullo stesso piano di (ad esempio) Elisa per capire se è vero o no che in fondo la popolarità e il successo di determinate canzoni e di un artista non vengano altro, per una larga percentuale di casi, che da un buon martellamento mediatico.
Beh, forse non dovevo dirlo perché ci sono state svariate critiche a tale mia utopica speranza. Molti si sono indignati che io scrivessi cose del genere consigliandomi (quasi ordinandomi) di accontentarmi di restare dove sono senza rompere gli attributi. E guai a toccare un rappresentante della casta! Sono troppo importanti per la nostra cultura (musicale e non).
Sinceramente non si capisce il motivo per il quale uno si debba ‘accontentare’; Credo che in ogni campo della vita una persona tenda a raggiungere sempre nuovi traguardi e quindi non vedo perché invece il musicista si debba accontentare perché E’ GIA’ TANTO quello che ha….E la cosa assurda è che ti viene come imposto a mo di predica e di lezione morale del tipo: ‘Tu hai fatto questo e questo? Ok, va bene, ora ti fermi qui e ti fai bastare ciò che hai. Il grosso lascialo a chi se lo merita veramente perché solo LORO fanno la musica che piace alla gente’.
Addirittura qualcun’altro mi ha detto di piantarla di lamentarmi perché in realtà in tv e radio c’è spazio per tutti, citandomi il programma della Dandini come esempio di ‘democrazia musicale’ e scrivendo che 'ci sono anche andati gli xxx’ (gruppo indie che non cito).
Beh, fino a prova contraria direi che questa è un’ eccezione, non certo la regola. La regola è che dobbiamo sorbirci al 99% dei casi Alessandra Amoroso e, forse, all'1% i restanti.
Perché? E, sopratutto, perché a qualcuno dei miei interlocutori da così fastidio che io dica cose del genere? Ho parlato di misurarmi sullo stesso piano di Elisa, mica di Dio.
4. Parla con me
E a proposito di ‘Parla con me’, il Banco Del Mutuo Soccorso ha recentemente avuto l’onore di essere invitato. Bene, perfetto! Uno dei gruppi più incredibili che il nostro paese possa vantare; 40 anni di carriera, inventivi, melodici, rock, sperimentali, progressivi, dotati di gusto e genialità. Dopo tipo 15 anni li abbiamo rivisti in tv. Meno male e grazie di cuore a Dandini & co. Ma non dovrebbero semplicemente invitarli, dovrebbero fare uno speciale in quattro puntate su di loro, non solo su Albano & vari altri cadaveri ammuffiti da secoli! Non lo volete fare in prima serata perché sennò la ‘massa’ si deprime e cambia canale? Va bene, fatelo in seconda serata, fatelo di notte ma fatelo! Fate vedere che c’è un’Italia che respira arte e che ha creato capolavori immortali, anche nel campo del pop/rock, non solo canzonette soleamorequantomimanchi!
Ma figuriamoci, per fare cose del genere servono apertura mentale, soldi, amicizie, magnamagna e uffici stampa. Tutte cose che o ti paghi o lasci perdere. E anche se paghi comunque non vai da nessuna parte lo stesso perché non paghi mai abbastanza e/o non hai mai amicizie abbastanza altolocate.
Ma torniamo al Banco, o meglio, al loro tastierista: Vittorio Nocenzi. Uno dei massimi geni l'Italia moderna abbia avuto. Un pianista straordinario, un compositore raffinato e mai sopra le righe, un filosofo, una persona che ogni parola dica è pura saggezza, degno di entrare nell'olimpo dei grandi. Risultato? Mai considerato. E chi ci dobbiamo sorbire invece (perché volenti o nolenti ce lo sorbiamo eccome cari miei sostenitori del 'Se ti piacciono le buone cose vattele a cercare e spegni radio e tv'): Allevi!
E in Radio? Senti mai il Banco in radio? Mai! E il Liga? Sempre! Come mai? Boh….si vede che il Liga parla il ‘linguaggio dei giovani’ (scusate, mi viene da ridere solo a pensarlo).
Spero si capisca che tutto questo riguarda solo in parte il mio essere musicista; tutto questo riguarda soprattutto l’ascoltatore che c’è in ognuno di noi, nonché l’apertura mentale che dovrebbe esserci in una giusta società. E è il problema è non di avercela con Ligabue, il problema è il fatto che si sentono SOLO cose del genere o le solite menate nazionalpopolari. Il problema è che poi la gente, il grosso pubblico, pensa che esista SOLO quella musica, mentre non è così! C’è un fermento underground creativo in Italia, che non ha nulla da invidiare a UK, USA e a tanti altri paesi, che va assolutamente valorizzato!
Quanto sarebbe positivo (ed educativo) per tutti potere vedere/ascoltare ANCHE altre cose, sentire che la cultura è forte, viva e rigogliosa. Sentire musica DIVERSIFICATA, anche quando siamo al supermercato, anche al sabato sera in tv. Senza che nessuno si stupisca.
Mi chiedo poi realmente con tutto il cuore come mai qualcuno ci terrebbero così tanto che io e tanti come me (compreso il pluricitato Nocenzi, 40 e passa anni di carriera) si rimanesse nella nostra nicchia…La nicchia c'è e ci sta bene, non preoccupatevi, ma non è quella la questione. La questione è che siamo arrivati ad un punto di rottura, e lo dimostrano le centinaia di commenti positivi alla mia lettera, i dibattiti e il passaparola continuo da parte di persone che non ce la fanno più a sentire sempre e solo le stesse cose. E sarebbe ora che chi sta ‘ai piani alti’ se ne accorgesse. Anche perché, fosse anche solo un discorso di soldi, sono sicuro che, se promosso degnamente, un disco del Banco venderebbe quanto, se non più, di qualunque ridicolaggine esca da ‘Amici’. Perché il Banco ha schiere di fans devoti in tutto il mondo che amano ancora comprare i dischi (si, i dischi! proprio quelli veri, magari anche in vinile!), persone che comprendono il fatto che la buona musica favorisce un ‘corretto sviluppo della mente (e dell’anima)’.
5. Domande & conclusioni
Cambierà mai qualcosa? Al momento non è dato saperlo ma forse il cambiamento a breve termine è la cosa che meno conta. Ciò che è importante ora è piuttosto il fatto di potere pian piano riflettere su cose delle quali nessuno mai parla. Tra le quali:
- Perché è così complicato settare i propri cervelli al cambiamento?
- Chi diavolo ha deciso che una canzone per andare in radio deve durare tre minuti e il ritornello deve entrare dopo trenta secondi? Perché, se metto un pezzo da sei minuti qualcuno si suicida?
- Perché nessuno parla della mafia che c'è nella musica (e in altre arti) mentre tutti si scandalizzano per ogni tipo di ingiustizia?
- Perché voi 'Esperti', che magari poi siete tra quelli che vanno in piazza a manifestare contro i cattivi politici, GIUSTIFICATE tali mafie e storture? Qualcuno vi paga? Godete, forti della vostra 'fortuna di non dovere vivere di musica', nel vedere tale scempio?
- Siete dei fan ultra-sfegatati dei musicisti da me citati nella lettera e non li vorrete vedere mai scendere dal trono? Siete come i presentatori che fanno programmi con Saviano piangendo lacrime di coccodrillo per le ingiustizie camorristiche e poi invitano solo cantanti facenti parte della casta?
- Siete ARCISICURI che quelli della casta sono arrivati lassù per meriti artistici mentre con altrettanta certezza pensate che gli altri siano quaggiù perché sfigati (in tutti sensi)?
Mentre ci pensate dico un'ultima cosa: Se i riferimenti della scorsa lettera hanno dato fastidio a qualche sincero sostenitore di un certo schieramento politico me ne dolgo. Una cosa sono gli elettori (che sono speso in buona fede), una cosa è il politico in se.
Ciò non toglie che io abbia le mie idee, che in quel momento sia stato parecchio incazzato con quello che era venuto fuori (soliti scandali), che abbia il diritto di dirlo e, se è il caso, di fare 'di tutta l'erba un fascio', visto che in Italia ci stiamo dimenticando del nostro panorama artistico, troppo impegnati a seguire i gossip del momento.