Allora, orizzonte temporale direi lungo periodo. Luuuungo periodo rende meglio. 30-35 anni.
Situazione finanziaria, come ogni "professionista" in italia oggi, potenzialmente volatile, ma intendo questo investimento come una forma di accantonamento previdenziale da NON utilizzare in caso di necessità perchè andrei ad investire solo gli avanzi di cui son certo di non aver bisogno. Una parte liquida la tengo sempre.
L'importo dell'accantonamento potrà quindi variare. Tendenzialmente dovrebbe aumentare, ma non si può mai sapere.
Tolleranza alla volatilità su un prodotto di lungo periodo direi decente, nel senso che pur considerando la mia sfiga come possente, non penso di poter influenzare così tanti milioni di persone! E quindi non penso che proprio questi prossimi 30 anni saranno i primi nella storia della borsa a non crescere mai. Non mi verrà l'impulso di vendere se vedrò scendere dopo 25 giorni, insomma.
Ora le mie domande sono magari stupide:
-conviene attendere un momento di flessione per buttarsi dentro, in modo da avere già un buon punto di partenza?
-Conviene monitorare l'andamento e rafforzare la propria posizione ad ogni flessione in modo da godere dei frutti
-Conviene fare tutto in automatico, quindi con investimenti cadenzati (valutando importo e caricamenti ovviamente, che fare 100 € al mese non penso sia oculato) oppure investire ogni volta che si vede un momento conveniente?
Insomma andrebbe considerato più come una polizza in cui ogni scadenza si versa senza pensare, oppure va approcciato come se si gestisse un portafogli azionario in modo agressivo, comprando solo nei momenti opportuni?