Ho letto giusto giusto adesso il redazionale di Bittanti sull'ultimo numero di Game Pro. Tratta della diffusione di apparecchi e meccanismi videoludici anche per quanto riguarda azioni comuni e reali, "offscreen", nel suo esempio la corsa.
E' un ottimo spunto, secondo me, per un approccio sociologico sulla diffusione de, e l'introduzione a, i videogiochi. Sulla falsariga del "se non vai dal videogioco, il videogioco viene da te".
In sostanza, sarebbe interessante discutere su come il videogioco e i suoi linguaggi stiano ormai interessando la vita di ognuno, anche dei non giocatori.