Autore Topic: [PC] Blade Runner  (Letto 2238 volte)

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Offline teokrazia

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[PC] Blade Runner
« il: 20 Apr 2003, 17:38 »
1982. Partendo da un romanzo di Philip K.Dick [Ma gli androidi sognano pecore elettriche?] Ridley Scott tirò fuori dal cilindro IL CAPOLAVORO dei film di fantascienza modernamente intesi: Blade Runner. Tra i molti, importanti e innumerevoli meriti della pellicola, le cose che mi sono rimaste più addosso sono l'estetica, la confidenziale narrazione in prima persona e quella strana capacità di dare un'anima anche a cose per loro natura inanimate. Ma il motivo per cui ho amato con tutto me stesso Blade Runner sta altrove: tutto quel grossissimo e riuscitissimo lavoro per creare un immaginario nuovo e credibile [il più imitato degli ultimi 2 decenni], le scenografie, la splendida caratterizzazione dei personaggi e le bellissime musiche [di un Vangelis in stato di grazia], insomma tutta questa ridondanza era solo lo strumento attraverso cui raccontare una storia piccola-piccola: quella della redenzione di un uomo qualunque un po' disilluso ed autodistruttivo, e per questo sprezzante del valore della vita [la sua in primis] che ritroverà il giusto senso di ogni cosa, e quindi l'amore per la vita stessa, grazie a qualcuno che una vita non potrà mai averla [un replicante].

1997. Westwood Studios getta finalmente in pasto all'utenza PC il tanto atteso adattamento videoludico del film di cui sopra. Le vicende ci vedranno nei panni di Ray McCoy cacciatore di replicanti e collega del più famoso Deckard [interpretato nel film da Harrison Ford], alle prese con il suo lavoro, con le sue indagini, con i suoi incontri e con i suoi dubbi amletici. La trama quindi è del tutto parallela a quella del film, ma non mancheranno le location e i personaggi [o le "tracce" del loro passaggio] presi direttamente dal film. BR è un'avventura punta e clicca abbastanza atipica: [primo] a seconda di dove muoveremo il puntatore [su un'oggetto, una porta, un nemico, un confidente]  questo cambierà forma e ci consentirà di performare un'azione diversa, [secondo] non avremo nessun inventario "classico", ma gli oggetti verrano utilizzati "semi-automaticamente" e [terzo] lo scorrere del tempo [reale] incide sui contenuti e sugli avvenimenti. Il gameplay si basa molto sulla raccolta e l'analisi degli indizi [c'è anche quel famoso marchigegno che Deckard usava per analizzare le foto nel film], sui dialoghi [potremo fare il test Voigt-Kampff per accertarci sull'identità dell'interlocutore], sulle testimonianze e su qualche ben accetta sparatoria. Insomma una struttura particolare e abbastanza inedita, lontana da roba alla Monkey Island. Ma non finisce qui: innanzitutto le nostre condotte e la maniera in cui ci comporteremo in certe situazioni o in certi dialoghi, fanno prendere alla storia innumerevoli diverse direzioni. Inoltre ad ogni nuova partita il gioco stabilirà RANDOM alcuni elementi [la vicina di casa che conosco da 20 anni è umana/replicante, il drogato che voleva ammazzarmi al ristorante ora mi chiede solo da accendere and so on], questo genera un grado di verosomiglianza e di rigiocabilità sconosciuti alla media del genere. I bivi [molto ben celati e mai "forzati"] e le piccole variazioni sono innumerevoli, i finali ben 13 [!]. Il risultato non è perfetto, ma il gioco cattura e funziona e grazie al cielo non è un film interattivo...

2003. A dirla tutta Blade Runner era tutto fuorché un gioco perfetto: era pieno di bug, la grafica era un pò pixellosa e l'illusione di interagire con personaggi vivi e situazioni dinamiche delle volte reggeva altre invece crollava miseramente. Alla fine si aveva a che fare con un'avventura punta e clicca abbastanza insolita ma non rivoluzionaria e del tutto riuscita. Ma chiediamoci innanzitutto: cosa vuole essere un tie-in? Se il tie-in cinematografico [o letterario fate voi] vuole essere riversamento dell'opera originaria in una forma-videogioco, al di sopra e prima ancora di qualsiasi giudizio di merito sulla bontà del risultato dal punto di vista ludico, Blade Runner per il sottoscritto superava a pieni voti la prova. Sarà stata la narrazione in prima persona affidata allo stesso doppiatore di Harrison Ford, sarà stato l'impatto estetico [sembrava di essere in quella Los Angeles] o sarà stato lo splendido accompagnamento musicale... non so... eppure ho avvertito lo stesso identico feeling del film: un'opera complessa e piena di sfaccettature la cui essenza è stata perfettamente catturata su CD-ROM. Ringrazio quindi Westwood Studio per avermi permesso di diventare come Harrison Ford, ossia il classico protagonista di una ancor più classica canzone blues dove piove sempre, hai il vestito sgualcito, hai una donna ma non la sai amare [perchè non ami te stesso] e tutti ti prendono a calci in faccia, eppure non devi mollare mai perché quando [dove] meno te lo aspetti, la VITA è lì in agguato e tutto cambierà... forse.

                     [One more kiss dear...One more time...]