Autore Topic: Storia del videogioco: troppo legata all'hardware?  (Letto 3299 volte)

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Offline AIO

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Come sappiamo, a differenza del film, fruibile su qualunque strumento che possa riprodurre video, il videogioco da sempre viene distribuito su hardware specifici.
Ma siccome in futuro le cose cambieranno (e stanno già cambiando) con il digital delivering e in generale con sistemi multipiattaforma, vorrei sapere se anche voi consideriate la divisione per hardware e il termine "retrogaming" di forte impaccio per un discorso storico sul videogame.

"Retrogaming"; ossia la pratica di giocare su sistemi ormai obsoleti. Fin qui tutto bene.
Senonché il termine venga anche esteso ai "titoli basati su di un hardware obsoleto".
Quello che dev'essere prioritario per un discorso storico sul videogioco non dev'essere l'hardware ma l'anno di uscita.
Qualcuno potrebbe giocare per la prima volta a pacman sul proprio cellulare o a Final Fantasy VII su PS3, o ancora a Streets of Rage 2 su Virtual Console.
Esattamente come per un film degli anni '50, non importa tanto se me lo veda su pellicola, su vhs o dvd: quello che conta a fini critici e storici è semplicemente l'anno in cui è uscito.

Ma il videogame è ancora strettamente legato al concetto di "software" per un determinato "hardware", il che mina parecchio a mio parere l'equiparazione agli altri tipi di medium.

Ditemi come la vedete.

Considero i videogames un'immane perdita di tempo, un veicolo di fuga dal reale, nonché un pericoloso generator

Offline Luv3Kar

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Storia del videogioco: troppo legata all'hardware?
« Risposta #1 il: 03 Feb 2008, 14:24 »
La divisione tra "videogaming"e "retrogaming" la trovo un impaccio, ma più che una causa è una conseguenza. Purtroppo in questo campo riuscire ad avere prospettiva storica e recuperare opere del passato è molto più complesso che in tutti gli altri media, a causa delle decine di hardware differenti e ormai fuori produzione che si sono succeduti negli anni. Voler giocare opere del passato, pertanto, diventa un'operazione non per tutti, che richide nel migliore dei casi di cercare emulatori e rom, e nel peggiore di doversi comprare pezzi da museo su eBay, magari pure pagando una fortuna se il gioco è raro. Questo è un collo di bottiglia terribile per la costruzione di una memoria storica del videogioco, perché il passato viene inghiottito ogni cinque anni e sparisce dal mercato.

E' questo il motivo per cui l'appassionato di cinema passa dai film anni 20 a quelli del 2000 e rimane "appassionato di cinema", mentre nei videogiochi l'appassionato normale e il retrogamer vengono definiti in modo diverso. Giocare un gioco vecchio richiede una ricerca e una competenza ben maggiori che non comprare il DVD di un film del passato, senza contare che spesso e volentieri parte del divertimento per il retrogamer risiede proprio nella ricerca del gioco originale e del relativo hardware.
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Offline Jello Biafra

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Storia del videogioco: troppo legata all'hardware?
« Risposta #2 il: 03 Feb 2008, 14:31 »
Citazione da: "Luv3Kar"
La divisione tra "videogaming"e "retrogaming" la trovo un impaccio, ma più che una causa è una conseguenza. Purtroppo in questo campo riuscire ad avere prospettiva storica e recuperare opere del passato è molto più complesso che in tutti gli altri media, a causa delle decine di hardware differenti e ormai fuori produzione che si sono succeduti negli anni. Voler giocare opere del passato, pertanto, diventa un'operazione non per tutti, che richide nel migliore dei casi di cercare emulatori e rom, e nel peggiore di doversi comprare pezzi da museo su eBay, magari pure pagando una fortuna se il gioco è raro. Questo è un collo di bottiglia terribile per la costruzione di una memoria storica del videogioco, perché il passato viene inghiottito ogni cinque anni e sparisce dal mercato.


Oltre questo, c'è da dire che un videogioco invecchia molto ma molto più di un libro o un film o un disco, proprio perchè legato indissolubilmente all'hardware su cui gira. Intolerance era un capolavoro nel 1920 (o quando è uscito) come lo è oggi. Funhouse era un capolavoro nel 1970 come lo è oggi. Alone in the Dark era un capolavoro nel 1992, ma oggi è una merdaccia ingiocabile e inguardabile. E sono passati solo quindici anni, non settanta. Perchè l'avanzamento tecnico ha portato anche ad un avanzamento del gameplay direttamente proporzionale.

Offline AIO

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Storia del videogioco: troppo legata all'hardware?
« Risposta #3 il: 03 Feb 2008, 14:51 »
Citazione
Voler giocare opere del passato, pertanto, diventa un'operazione non per tutti, che richide nel migliore dei casi di cercare emulatori e rom, e nel peggiore di doversi comprare pezzi da museo su eBay, magari pure pagando una fortuna se il gioco è raro. Questo è un collo di bottiglia terribile per la costruzione di una memoria storica del videogioco, perché il passato viene inghiottito ogni cinque anni e sparisce dal mercato.

E dove la mettiamo la distribuzione digitale, l'avvento della Virtual Console e dei servizi analoghi su XBOX Live e PSN?
Teniamo anche presente il futuro delle console multipiattaforma.
Inoltre esistono le ristampe, le collection.
Street Fighter II esiste su PS2, XBOX...
Super Mario World è GBA, Virtual Console.
In futuro non possiamo che aspettarci il moltiplicarsi di casi del genere.

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Perchè l'avanzamento tecnico ha portato anche ad un avanzamento del gameplay direttamente proporzionale.

Non direi.
Quello che vorrei sottolineare è che ci sono titoli (tra quelli che ho potuto citare) dal gameplay sempre avvincente.
Non sono molti, intendiamoci.
Se è vero che Alone in the Dark appare datato, lo stesso non si può dire per Super Metroid, giusto per fare un esempio.

Citazione
E' questo il motivo per cui l'appassionato di cinema passa dai film anni 20 a quelli del 2000 e rimane "appassionato di cinema", mentre nei videogiochi l'appassionato normale e il retrogamer vengono definiti in modo diverso.

Attenzione: sei così sicuro dell'utilità del termine?
In verità è fonte di molte contraddizioni.
Le console portatili per esempio offrono delle specifiche tecniche inferiori rispetto al progresso tecnologico.
Un videogiocatore è un Retrogamer perché gioca con il GBA?
Resident Evil: Deadly Silence per DS é "retrogaming"?
"Retrogaming" = 2D?

Che strano che non esistano degli appassionati di cinema che amano definirsi "silent-watchers" o "black&whiters".
Strano davvero.  :wink:

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Offline MaxxLegend

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Storia del videogioco: troppo legata all'hardware?
« Risposta #4 il: 03 Feb 2008, 14:52 »
Citazione da: "Jello Biafra"
...


Funhouse è dell'81.
Non sempre la tecnologia migliora il gameplay.. vogliamo confrontare Cabal con Kane&Lynch?

Il retrogaming non è tanto legato all'hardware, piuttosto alla data di uscita.
Però vi faccio due domande..
Se gioco Jetpac Refuelled su 360 è retrogaming?
E Mood su C64?
Io dico di no..
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« Risposta #5 il: 03 Feb 2008, 14:57 »
Citazione
Se gioco Jetpac Refuelled su 360 è retrogaming?

Ecco, volevo anche inserire un esempio del genere, grazie.  :wink:

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Offline Jello Biafra

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Storia del videogioco: troppo legata all'hardware?
« Risposta #6 il: 03 Feb 2008, 15:08 »
Citazione da: "MaxxLegend"
Funhouse è dell'81.


Buu, untr00 fan degli Stooges.
Funhouse è del 1970.

Citazione da: "AIO"
Se è vero che Alone in the Dark appare datato, lo stesso non si può dire per Super Metroid, giusto per fare un esempio.


Il problema non è il singolo gioco. Super Metroid non è datato perchè era almeno vent'anni avanti al resto, quindi tra altri dieci anni sarà sempre avanti (cosa che cmq vale per i videogiochi Nintendo classici in generale). Il problema è la media. In media i videogiochi invecchiano tragicamente perchè talmente legati agli avanzamenti tecnologici che il progredire di questi ultimi provoca miglioramenti nei primi talmente enormi che il confronto tra un videogioco moderno ed uno vecchio è, nove su dieci, improponibile. E per vecchio non occorre arrivare a Pong, basta tornare ai 32bit...

Offline MaxxLegend

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Storia del videogioco: troppo legata all'hardware?
« Risposta #7 il: 03 Feb 2008, 15:44 »
Citazione da: "Jello Biafra"
Citazione da: "MaxxLegend"
Funhouse è dell'81.


Buu, untr00 fan degli Stooges.
Funhouse è del 1970.

Ah ma dicevi il disco? (che tra l'altro credo che si scriva staccato)
Pensavo il film. =P
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Offline Luv3Kar

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Storia del videogioco: troppo legata all'hardware?
« Risposta #8 il: 03 Feb 2008, 15:49 »
Citazione da: "AIO"

E dove la mettiamo la distribuzione digitale, l'avvento della Virtual Console e dei servizi analoghi su XBOX Live e PSN?

In futuro non possiamo che aspettarci il moltiplicarsi di casi del genere.


Sì, le cose stanno cambiando, ma il parco titoli disponibili è troppo esiguo per dire che al giorno d'oggi ci sia la possibilità di avere accesso al passato del videogioco. Oltretutto, se i successori di PS3, 360 o Wii non dovessero includere la possibiità di importare i giochi acquistati sui sistemi precedenti, saremmo punto e a capo. Se anche per assurdo ci fosse una console su cui vennisse convertito tutto lo scibile ludico, al momento della sua morte commerciale i giochi non sarebbero comunque più disponibili sul mercato. Secondo me il problema è principalmente commerciale e di modello economico. I giocatori sarebbero più che disponibili ad apprezzare i vg "vintage", molto più dello spettatore medio di film, ma si fa di tutto per impedirglielo. E spesso i sistemi di digital delivery sono più un danno che altro, visto che speculano selvaggiamente su questa voglia di retro che sta emergendo, magari ritirando fuori merde colossali e prezzandole a cifre spropositate.

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Perchè l'avanzamento tecnico ha portato anche ad un avanzamento del gameplay direttamente proporzionale.

Non direi.
Quello che vorrei sottolineare è che ci sono titoli (tra quelli che ho potuto citare) dal gameplay sempre avvincente.
Non sono molti, intendiamoci.
Se è vero che Alone in the Dark appare datato, lo stesso non si può dire per Super Metroid, giusto per fare un esempio.


In linea di massima Jello ha ragione. L'avanzamento tecnologico apre nuove possibilità e scenari agli sviluppatori, che periodicamente si trovano a dover imparare a sfruttare al megio ai fini del gameplay le nuove tecnologie.
I due giochi che citate sono ottimi esempi. Super Metroid rappresenta uno dei massimi esponenti del gioco in 2D, uscito sulla console che ha rappresentato l'apogeo di quella fase storica dei vg. Ha alle spalle anni e anni di affinamento dell'action adventure bidimensionale, è normale che invecchi meglio: non è un gioco rivoluzionario, è "semplicemente" il migliore di una generazione.
Alone, al contrario, ha aperto un'epoca, ed è normale che adesso risulti una schifezza, perché è una specie di Pitfall del survival horror 3D. Non dico che questa sia una regola ferrea (Mario 64 ha aperto un'era ma sarà bello anche tra 20 anni), ma in generale i giochi che sperimentano nuovi territori sono quelli a maggior rischio obsolescenza, visto che le loro intuizioni saranno sviluppate e migliorate, grazie anche alla tecnologia, da chi verrà dopo e avrà imparato dai loro errori.

Al di là di questo, comunque, penso che i giochi del passato rimangano comunque un patrimonio inestimabile. Ci sono giochi che invecchiano male ma che possono ancora divertire molto (penso ai BEU a scorrimento, per esempio).

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Attenzione: sei così sicuro dell'utilità del termine?
In verità è fonte di molte contraddizioni.
Le console portatili per esempio offrono delle specifiche tecniche inferiori rispetto al progresso tecnologico.
Un videogiocatore è un Retrogamer perché gioca con il GBA?
Resident Evil: Deadly Silence per DS é "retrogaming"?
"Retrogaming" = 2D?


Io per retrogaming intendo la pratica di giocare a titoli/console non più distribuiti ufficialmente nel mercato, al di là di stili grafici o potenza computazionale. Se PS3 sparisse dal mercato tra un anno, e gli scaffali si svuotassero dei suoi giochi, io la considererei tale. E mi sembra una definizione molto calzante, anche perché fa capire il legame fortissimo che c'è tra il retrogaming e il mercato attuale, che ogni cinque anni butta via tutto e lo cosparge di sale. La retrocompatibilità è una bella cosa in questo senso, ma è talmente limitata e inaffidabile che il suo peso è praticamente nullo.

Con un sistema unico capace di durare una decina d'anni (e poi sostiuito da un successore retrocompatibile), sul quale tutti convertissero tutto, allora il termine retrogaming sparirebbe, perché ci sarebbero giochi nuovi e vecchi tutti assieme, con gli ultimi recuperabili nei cestoni del MediaWorld in raccolte da 5€ o scaricabili via Internet. Fino ad allora non si potrà mai avere accesso immediato e universale al passato, e gli archeologi del videogioco che amano andare a ripescare certe reliquie continueranno ad essere chiamati retrogamer, perché effettivamente "diversi" dai giocatori normali.
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Offline ferruccio

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Storia del videogioco: troppo legata all'hardware?
« Risposta #9 il: 03 Feb 2008, 15:50 »
Citazione da: "Jello Biafra"
Oltre questo, c'è da dire che un videogioco invecchia molto ma molto più di un libro o un film o un disco, proprio perchè legato indissolubilmente all'hardware su cui gira. Intolerance era un capolavoro nel 1920 (o quando è uscito) come lo è oggi. Funhouse era un capolavoro nel 1970 come lo è oggi. Alone in the Dark era un capolavoro nel 1992, ma oggi è una merdaccia ingiocabile e inguardabile. E sono passati solo quindici anni, non settanta. Perchè l'avanzamento tecnico ha portato anche ad un avanzamento del gameplay direttamente proporzionale.


Secondo me non consideri una cosa. Nel 1920, più o meno, il cinema muto aveva già acquisito praticamente tutti i suoi mezzi espressivi, la sua grammatica - salvo poi essere cannibalizzato da un altro medium, il cinema sonoro/a colori. Insomma, già c'era una base tecnologica e "grammaticale" ben definita. Nel videogioco questo processo sta avvenendo solo recentemente, anche per la maggiore complessità del mezzo. Guardare e capire un film richiede competenze molto più comuni rispetto a quelle richieste dai videogiochi.
Quello che voglio dire è che secondo me l'invecchiamento della maggior parte dei videogiochi del passato è dovuto al fatto che la "grammatica" del videogioco, cioè le basi del game design, siano ancora in fase di sperimentazione. Sono pochi i giochi che continuano ad essere giocabili ancora oggi. Super Mario Bros, Pac Man o Tetris sono ancora giocabili oggi, ma non si può dire lo stesso di Ghost 'n' Goblins, Alone in the Dark o Tomb Raider. Il motivo è che i primi tre utilizzano correttamente le basi del game design, e cioè controlli ben fatti e una difficoltà calibrata in maniera da non rendere il gioco frustrante e invogliare a fare un'altra partita. Gli altri tre che ho citato, facevano leva su altri punti di forza, che oggi appaiono datati. Insomma, non sfruttavano appieno le basi del game design.
Allo stesso modo ci sono film degli anni '20 che non utilizzano i mezzi propri del cinema, ma sembrano opere teatrali riprese da una telecamera. Inutile dire che guardati oggi non sembrano delle grandi opere.
E allora Mozart?

Offline Jello Biafra

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« Risposta #10 il: 03 Feb 2008, 16:06 »
Citazione da: "MaxxLegend"

Ah ma dicevi il disco? (che tra l'altro credo che si scriva staccato)


Fun Culo. Si scrive attaccato! :)

Citazione da: "ferruccio"
Secondo me non consideri una cosa. Nel 1920, più o meno, il cinema muto aveva già acquisito praticamente tutti i suoi mezzi espressivi, la sua grammatica - salvo poi essere cannibalizzato da un altro medium, il cinema sonoro/a colori. Insomma, già c'era una base tecnologica e "grammaticale" ben definita. Nel videogioco questo processo sta avvenendo solo recentemente, anche per la maggiore complessità del mezzo.


In realtà, è quello che m'era venuto in mente mentre scrivevo quell'intervento. Però non l'ho messo perchè poi apriva un'altra questione: e cioè il tempo che ci ha messo il cinema a capire le proprie potenzialità e a sfruttarle e quello che ci ha messo il videogioco. Il primo praticamente subito. Il secondo ancora deve farlo dopo quasi quarant'anni.

Il discorso della maggiore complessità potrebbe essere un buon motivo per giustificare tutto ciò, cosi come un altro motivo potrebbe essere che il videogioco non si è mai allontanato di un millimetro dallo status di giocattolo, nonostante tutto gli sproloqui degli ultimi anni, e in quanto giocattolo è troppo legato a logiche esclusivamente commerciali. E' vero che esiste Hollywood, però a Hollywood ci lavoravano Hawks, Ford e mille altri autori immani. Nel videogioco cosa abbiamo? Gli unici ad avere una dignità non dico avvicinabile, ma comunque ad essere "autori" veri che mi vengono in mente sono pochissimi (e quasi tutti occidentali, tra l'altro).

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« Risposta #11 il: 03 Feb 2008, 16:12 »
Credo che Luv3Kar abbia detto praticamente tutto.

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Con un sistema unico capace di durare una decina d'anni (e poi sostiuito da un successore retrocompatibile), sul quale tutti convertissero tutto, allora il termine retrogaming sparirebbe, perché ci sarebbero giochi nuovi e vecchi tutti assieme, con gli ultimi recuperabili nei cestoni del MediaWorld in raccolte da 5€ o scaricabili via Internet. Fino ad allora non si potrà mai avere accesso immediato e universale al passato, e gli archeologi del videogioco che amano andare a ripescare certe reliquie continueranno ad essere chiamati retrogamer, perché effettivamente "diversi" dai giocatori normali.


Ho comunque qualche piccola obiezione:

1. Ma perché non dissociarsi completamente da questa visione e credere nel digital delivering, auspicando l'avvento di sistemi universali?

2. L'accesso immediato e universale al passato non ce lo abbiamo nemmeno con i film. Certo, la situazione è rose e fiori rispetto al videogioco, ma non vedo perché scoraggiare il la distribuzione digitale affermando che
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spesso i sistemi di digital delivery sono a volte più un danno che altro, visto che speculano selvaggiamente su questa voglia di retro che sta emergendo, magari ritirando fuori merde colossali e prezzandole a cifre spropositate


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Al di là di questo, comunque, penso che i giochi del passato rimangano comunque un patrimonio inestimabile. Ci sono giochi che invecchiano male ma che possono ancora divertire molto (penso ai BEU a scorrimento, per esempio).


Tra parentesi, se oggi mi voglio fare una pestata a scorrimento con un amico reale, con che cavolo gioco? Ormai si pensa che il videogame in collettiva debba essere per forza online.
Eppoi, non è forse vero che l'ennesima scazzottata a Streets of Rage 2 è l'equivalente dell'ennesima visione di un film con Bruce Lee?  :wink:

ATTENZIONE, cosa mi stavo perdendo a postare:
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E' vero che esiste Hollywood, però a Hollywood ci lavoravano Hawks, Ford e mille altri autori immani. Nel videogioco cosa abbiamo? Gli unici ad avere una dignità non dico avvicinabile, ma comunque ad essere "autori" veri che mi vengono in mente sono pochissimi (e quasi tutti occidentali, tra l'altro).

Questo è perché manca un discorso critico sugli autori nel videogame.
Con tutte le ovvie obiezioni del caso, è vero che comunque si è sempre parlato di companies, di macchine, pochissimo di persone che se sono giapponesi e/o designer di titoli per console vengono scarsamente considerate anche dall'attuale accademismo videoludico.

Nel cinema ci si è da subito interrogati su cosa si volesse comunicare attraverso l'opera. Nel videogioco, no.
Nel cinema la comunicazione è visiva; nel videogame, è cinestetica e non necessita di una trama.
E' necessario capire il senso del videogioco, che per quanto complesso possa essere risiede nell'interazione, cosa che manca agli altri medium (in senso stretto).

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« Risposta #12 il: 03 Feb 2008, 16:25 »
Citazione da: "AIO"

Questo è perché manca un discorso critico sugli autori nel videogame.
Con tutte le ovvie obiezioni del caso, è vero che comunque si è sempre parlato di companies, di macchine, pochissimo di persone che se sono giapponesi e/o designer di titoli per console vengono scarsamente considerate dall'attuale accademismo videoludico.


No, più semplicemente non se n'è mai parlato perchè è sempre mancata la materia prima. Tolto qualche nome il resto è sempre stato una massa di oscuri impiegati quando andava bene, e di totali incapaci scorreggioni con arie da geni quando andava male (e in quest'ultimo caso non c'è nemmeno bisogno di fare nomi  :twisted: )

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« Risposta #13 il: 03 Feb 2008, 16:32 »
E anche questo è vero, ma chiudiamo il discorso autori per non andare troppo OT; preferirei aprire un topic a parte.
In verità stavo rimuginando da molto tempo sulla cosa e non sapevo se concretizzarla in un topic qui o altrove, oppure in un eventuale articolo da bloggare da qualche parte.
Visti presupposti, meglio il topic qua, che aprirò con una domanda molto semplice una volta che questa discussione si esaurirà.

Tornando più IT, mi pare comunque di capire che siamo tutti d'accordo sulla priorità dell'anno di uscita rispetto al sistema di provenienza.

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« Risposta #14 il: 03 Feb 2008, 16:34 »
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