Il livello di ‘pentimento’ rasenta lo zero, per me (che comunque sono amante del genere, quindi ho un punto di vista piuttosto viziato).
Ciononostante ho scritto e confermo che IMO si tratta di un titolo per certi aspetti ‘controverso’. Il principale punto a sfavore è l’inserimento di un’esplorazione assai libera di ambienti assai vasti (in relazione al genere di riferimento, ovviamente) che non ha nessuna funzionalità a livello di gameplay bruto. E intendo gameplay bruto in senso lato, latissimo, considerando finanche i feticismi da achievement, che sono tutti risolvibili mediante esplorazione ‘guidata’ da una dose minima di buon senso. Per dire, il 99% degli elementi raccoglibili possono essere scovati semplicemente imboccando entrambi i bivi in cui si dirama il percorso principale o rastrellando evidenti strutture presenti nel livello ("toh! C’è una casa/baracca/capannonedegliattrezzi, entriamo e setacciamo tutto, ‘sia mai’…" e così, sistematicamente, ‘è’). Il girovagare per la natura selvaggia non porta quasi mai a nulla, se non, in qualche caso, a mettere in luce ‘indicazioni’ (non spoilero) su come trovare luoghi dove sono presenti risorse/oggetti. Ma si tratta di rari casi isolati, le succitate ‘indicazioni’ si trovano al 90% lungo il percorso principale o nelle immediate prossimità.
Tutto questo mi ha dato la fastidiosa impressione di testo ludico scritto in maniera incerta e non funzionale alla narrazione (intesa come gameplay). James Sunderland poteva scendere solo un sentiero per poter arrivare a Silent Hill e tutto il resto era mero sfondo, ma, per quanto limitata e canonica potesse essere questa struttura, essa era funzionale al testo, libera da divagazioni e da inutili fraseggi. In Alan Wake hai uno 'sfondo' da percorrere, la cui bellezza e ricchezza figurativa è direttamente proporzionale alla sua vacuità ai fini dell’esperienza giocata. Forse si tratta di un tentativo, fastidiosamente fallito, di far sembrare d’aver svincolato il genere dell’avventura horror (con o senza ‘survival’ nella definizione, questo dipende dai punti di vista) dai suoi binari fatti di porte aperte o chiuse, sentieri interrotti o meno. E pensare che sarebbe bastato poco per raggiungere tale scopo e, soprattutto, che un precedente interessante (e IMO sottovalutatissimo) c’è in Silent Hill: Shattered Memories, dove il solo vagare liberamente per gli ambienti e illuminare con la torcia alcuni elementi anche apparentemente banali dello sfondo (finanche le scritte nei cessi pubblici, enoguh said) portava a risvolti a livello di trama, nonché a livello di gameplay strettissimo (per dire, cambiavano addirittura le creature).
Questa la critica principale, per il resto, il gioco va giù come crema, pur non appoggiandosi a soluzioni assai innovative. Ma il ‘citazionismo spinto’, lo ripeto, non l’ho trovato fastidioso. Anche perché, al di là degli aspetti di gameplay, pure ambientazione e storia finiscono per avere un sapore proprio, integrando elementi d’immaginari filmici, letterari e videoludici in maniera così efficace da restituire una miscela tutto sommato ‘originale’. Pensa a un buon cocktail, che ti bevi con molto più piacere rispetto all’assaporare singolarmente i liquori puri che lo compongono. Almeno io, ho sentito punte di Carpenter e retrogusti di King, aromi di Silent Hill e qualche nota allappante di tutti i brand horror/noir videoludici più o meno famosi (una roba che ‘la caccia al tesoro’ di Luttazzi è niente a confronto). I sapori sono gradevoli, però, senza se e senza ma.
Se per ‘doppiaggio’ intendi l'adattamento dei testi, considerato anche che il tema ‘letterario’ è potente, ti direi che siamo ai livelli di quelli TEA, quando forse sarebbe servito uno Strade Blu di Mondadori. I testi sono ben tradotti, in generale, ma penso servisse qualche scelta linguistica più ficcante per rendere meglio alcuni passaggi. Il doppiaggio in senso stretto invece mi pare un po’ così, senza infamia e senza lode. Va detto comunque che io trovo difficilmente soddisfacenti i doppiaggi in italiano, soprattutto nelle parti dove c’è enfasi nei toni. Lì mi pare che cadano un po’ tutti nell’istrionico dozzinale.