"Bittanti mangerà", come frase, ti dà una indicazione temporale. Visivamente non puoi esprimere questa temporalità, a meno che non metti dietro Bittanti che mangia un calendario del 2020. E anche in quel caso, come diceva LF, sarebbe una temporalità assoluta, e non indipendente dal momento in cui lo spettatore guarda l'immagine.
Non ti seguo. Ci sono innumerevoli esempi di montaggi particolarmente arditi e riusciti in cui presente passato e futuro (e addirittura metafora/simbolo) coesistono nello stesso piano sequenza (che tale non è per via del montaggio, ma ci siamo capiti). Continuo a non capire in cosa il film sarebbe più limitato del libro. In questo ambito, eh, che altri limiti li vedo bene anche io (tipo appunto la verbosità di un eccesso di voce narrante).
Ma secondo me non devi pensare alla "limitatezza", piuttosto alla "peculiarità". Lungi da me teorizzare la superiorità della letteratura sul cinema.
E' chiaro che un film, grazie a montaggi, costumi, scene, voci, dialoghi, rimandi, filmati reali, split screen, riesce a raccontare perfettamente storie su più livelli temporali.
Il discorso puntiglioso è che l'immagine (e il cinema si compone di immagini)di per se raffigura qualcosa che "é"; più immagini riusciranno, di "è" in "è", a significare anche il (l'avete voluta voi!!) meme "futuro": un volto giovane che in un montaggio di 2 secondi invecchia progressivamente, ed eccoci nel futuro. Ma sono artifici: legittimi, auspicabili, gradevoli, appassionanti, quello che vuoi.
La parola, invece, si struttura di differenti sememi, e (per restare al nostro esempio) anche la marca "futuro" è contemplata: dicendo "ti convincerò" metto in gioco
due piani temporali, cosa che l'immagine da sola non fa, ovvero "un adesso" in cui enuncio e un futuro in cui "ti convinco". E se rileggi questa frase fra due anni, sarà sempre così, perché la parola contempla questa profondità significativa.
Ripeto, poi a livello di arti varie, si può far tutto quel che vuoi: resta che il cinema racconterà passato, presente, futuro, ritorno al futuro e intrecci vari con una serie di "presenti" montati ad hoc, la letteratura può contare su un mezzo, almeno in questo senso, più profondo, ovvero la parola.
Lo stesso discorso si potrebbe fare per le parole astratte: laddove posso dire "lealtà", e di botto raggiungerti con buona parte dei contenuti significativi che ti voglio comunicare, non posso invece esprimerti "lealtà" con un'immagine. Forse con più immagini, riuscirò a dirti
anche "lealtà".
Ripeto, niente meglio o peggio, è una semplice questione di peculiarità. Per quanto mi riguarda, se uno vuol giocare con le parole fa il poeta, se vuol giocare con le immagini fa il regista.