REC, ovvero come ho smesso di preoccuparmi e ho iniziato ad amare la pirateria.
Sono andato a vederlo di mercoledì sera un po' per risparmiare, un po' perché sono stufo delle sale strapiene di ragazzini e maleducati assortiti nel fine settimana. Come al solito, mi sono sbagliato. Ho capito che qualcosa non andava già dal parcheggio stranamente strapieno. D'altra parte siamo un Paese in via di inviluppo, per cui è comprensibile che le giornate a prezzo ridotto siano adesso più appetibili.
Entro e mi siedo, sprofondando all'indietro come se fossi dal dentista. Dovete sapere che un cinema di Modena ha avuto la bella idea di dotare alcune sale di poltrone reclinabili da planetario, ottime se vuoi cercare di addormentarti durante i film di Michael Bay, ma terribili se hai la pretesa di poter stare dritto con la testa rivolta verso lo schermo, invece che verso il soffitto. Di conseguenza ti ritrovi a stare in tensione per non sprofondare all'indietro, anche perché, se anche volessi farlo, nel 99% dei casi chi c'è dietro inizierebbe a prenderti a calci nella schiena finché non torni dritto.
A un certo punto entra una mezza scolaresca delle superiori. Sui biglietti ci sono scritti sala, fila e posto, ma forse per la gioventù odierna sono troppi numeri in un colpo solo, per cui non riuscivano a capire dove dovessero sedersi. Paradossalmente, l'unica ad averci capito qualcosa era la ragazza biona e carina della classe, ma siccome è bionda e carina, giustamente, nessuno l'ha cagata e si sono seduti a caso. La sala si è rapidamente riempita, e ogni coppia che entrava aveva i posti in cui si erano piazzati loro, ragion per cui la mandria di adolescenti doveva spostarsi in massa belando e schiamazzando.
Grazie al cielo, a un certo punto inizia il film. All'inizio se ne stanno relativamente buoni, ma appena si entra nel vivo e partono i primi spaventi, la mandria ha impedito il benché minimo coinvolgimento con quello che succedeva su schermo. La dinamica era sempre la stessa: la scena spaventosa scatenava prima le urla assordanti delle ragazze, seguite dalle risate dei ragazzi e poi da commenti e stronzate assortite di ambo i sessi. A quel punto qualcuno diceva loro di stare zitti, al ché la secchiona della classe si faceva paladina del bon ton urlando "oh raga, adesso basta". Ripetete questa pantomima per una decina di volte nel giro di un'ora e un quarto e capirete perché il film non mi ha di certo spaventato.
Ed è un peccato, perché REC è un bello zombie movie a basso budget. Sinceramente ho preferito Cloverfield, sia dal punto di vista squisitamente registico che per il suo significato all'interno del momento storico-culturale in cui è nato e di cui è figlio, ma REC ha dalla sua l'ambientazione europea, che arricchisce di gotico un sottogenere dell'horror finora appannaggio della cultura americana. Il vecchio condominio di Barcellona e i suoi appartamenti angusti e arredati con mobili vetusti e carte da parati ormai fuori moda amplificano il terrore, soprattutto quando sono avvolti dalle tenebre.
Nel complesso è un film piacevolmente crudo e dinamico, che rispetta il canone del B-movie romeriano inserendo anche alcune venature umoristiche e piccole critiche sociali, che toccano temi come l'ipocrisia tra vicini (per certi versi sembra la versione gore di "La Comunidad") e la diffidenza verso le minoranze etniche (ma che fine avrà fatto il nonno dei cinesi?). Tutto gradevole, insomma, a parte il doppiaggio, che sembra davvero amatoriale.