Si sta semplicemente imponendo, finalmente, la lezione della linguistica moderna anche nell'ottocentesco sistema educativo italiano. Era la tua prof che avrebbe dovuto studiare.
Mah, non riesci a convincermi, Giuseppe. Credo che secondo questo ragionamento, qualsiasi storpiatura che entri nell'uso comune dovrebbe essere degna del titolo di lemma ufficiale ed entrare nel vocabolario. Quindi se "vabbè" è una parola riconosciuta, allora dovrebbe anche esserlo "xò", visto che è usatissimo nella scrittura attuale. Ma rimane il fatto che si tratta di storpiature delle forme corrette.
Un conto è "cliccare" o "scannerizzare", sebbene per la seconda esista la forma "scansire" che nessuno usa e ha mai usato: sono parole entrate nell'uso quotidiano, dotate di forma e di senso ben distinti. Altro discorso sono le parole che, non sapendo come si scrivono, si scrivono sbagliate e poi pretendono di entrare nel lessico ufficiale della lingua.
Una lingua, quale che sia il suo uso quotidiano, continua ad avere delle regole formali codificate. Il mancato uso del congiuntivo e della corretta
consecutio temporum, che ormai ha contaminato anche quotidiani e telegiornali, continua per fortuna ad essere percepito come errato da molte persone che hanno studiato; e se è così, allora anche scrivere "vabbè" è formalmente sbagliato, e il lemma non dovrebbe stare in un vocabolario se non come specificazione della definizione di "bene". Altrimenti, se è questo che la moderna linguistica vorrebbe, dovremmo introdurre nei vocabolari anche una sezione dedicata al 1337 e trovarvi "parole" tipo ph33g4, visto che è un modo "comune e accettato" di scrivere "figa"