Autore Topic: [Libri] Raymond Carver - Da dove sto chiamando  (Letto 3254 volte)

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Offline Shape

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[Libri] Raymond Carver - Da dove sto chiamando
« il: 21 Giu 2007, 19:27 »
Carver è uno scrittore molto, molto strano. Credo che lo si possa o amare alla follia (e capirete presto che questo è il mio caso) o non comprenderlo per nulla.
Carver è americano e, prima di pubblicare il suo primo racconto, lavorava in una ditta di lavorazione di legname. Ma era uno che aveva la scrittura nel sangue e che sapeva che non avrebbe potuto fare altro che lo scrittore.
Purtroppo i riconoscimenti del suo talento sono arrivati molto tardi, cosa che non gli ha permesso di vivere una vita agiata. Anzi, ha ricorso diverse volte a sussidi per la disoccupazione e in certi momenti di depressione si è anche abbandonato all'alcol. Ciononostante, o forse proprio per questo, ci ha lasciato opere che includo tra le cose più belle che abbia mai letto.



Da dove sto chiamando è una antologia dei migliori racconti di Carver, scelti da lui medesimo poco prima di morire e pubblicati in versione cronologica e integrale, senza i tagli operati dall'editor di turno. Ed è un viaggio nella società americana, che poi rappresenta l'intera società occidentale, che non può che sconvolgere.

Carver ti cambia dentro e cambia il modo di guardare il mondo. E lo fa con poche parole, lo fa con quanto scrive e con quello che *non* scrive. E' definito uno scrittore minimalista, e forse il motivo per cui è definito così lo spiega al meglio lui stesso:

Citazione da: Carver
È difficile essere semplici. La lingua dei miei racconti è quella di cui la gente fa comunemente uso, ma al tempo stesso è una prosa che va sottoposta a un duro lavoro prima che risulti trasparente, cristallina. Questa non è una contraddizione in termini. Arrivo a sottoporre un racconto persino a quindici revisioni. A ogni revisione il racconto cambia. Ma non c'è nulla di automatico; si tratta piuttosto di un processo. Scrivere è un processo di rivelazione.
E' proprio la semplicità di cui parla a conferire ai racconti un'immediatezza, una drammaticità, un pathos, più unici che rari. Bastano poche righe per entrare nel mondo di Carver. E occorre un forte senso di autocontrollo per mantenere la calma e leggere solo per sapere cosa accadrà. Tante volte ho dovuto rileggere un suo racconto, perché non sono riuscito a contenere la mia furia di lettore.

Addirittura, potrà sembrare assurdo a qualcuno, tra le cose che non vengono scritte spesse volte è incluso il finale. Il finale classico, quello della letteratura ordinaria, manca. Perché negli scritti di Carver il finale classico non ha senso: è talmente denso quello che c'è, che non si sente il bisogno di altro. Il messaggio arriva lo stesso, senza chiedere permesso, arriva prepotente a cavallo di un ariete e sfonda tutto quello che trova, mettendo alla luce la miseria della vita umana. E a quel punto, solo a quel punto, fa un bel botto e ti devasta. Completamente.

Per darvi un'idea di come e di cosa scrive questo genio, ho pensato di presentarvi per intero il racconto più breve della raccolta. Prima di leggerlo, gradirei che abbiate la certezza di poterlo fare senza interruzioni. Quindi spegnete i cellulari, mettetevi i tappi nelle orecchie, chiudetevi a chiave dovunque vi troviate e, silenzio in sala, prego, si alza il sipario.

Citazione
Piccole cose

In precedenza, quel giorno, il tempo era cambiato e la neve si stava sciogliendo in acqua sporca. Rivoletti di quell'acqua scorrevano sulla finestrella bassa che dava sul retro. Le macchine passavano frusciando sulla strada che si stava facendo sempre più buia. Ma si stava facendo sempre più buio anche dentro casa.
Lui era in camera da letto e riempiva la valigia di vestiti quando lei apparve sulla soglia.
Sono proprio contenta che te ne vai! Sono proprio contenta!, disse lei. Mi senti?
Lui continuò a mettere le sue cose nella valigia.
Brutto figlio di puttana! Sono proprio contenta che te ne vai! Scoppiò a piangere. Non hai nemmeno il coraggio di guardarmi in faccia, vero?
Poi notò la foto del bambino poggiata sul letto e la prese.
Lui la guardò e lei si asciugò le lacrime e lo fissò per un po' prima di voltarsi e di tornare nel soggiorno.
Riportala qua, le disse lui.
Pigliati la tua roba e levati di torno, disse lei.
Lui non rispose. Chiuse la valigia, si mise il cappotto, si guardò intorno in camera prima di spegnere la luce. Poi andò in salotto.
Lei era in piedi sulla soglia del cucinino, con il bambino in braccio.
Voglio il bambino, disse lui.
Ma sei matto?
No, ma il bambino lo voglio lo stesso. Poi farò venire qualcuno a prendere le sue cose.
Tu questa creatura non la tocchi, disse lei.
Il bambino si mise a piangere e lei gli scostò la copertina dalla testa.
Oh-oh, disse, guardando il bambino.
Lui fece un passo verso di lei.
Per l'amor di Dio!, disse lei, arretrando nella cucina.
Voglio il bambino.
Vattene via!
Lei si girò e cercò di tenere il bambino riparato in un angolo dietro la stufa.
Ma lui si avvicinò. Allungò le braccia oltre la stufa e mise le mani sul bambino.
Lascialo andare, disse.
Va' via, va' via!, strillò lei.
Il bambino si era fatto tutto rosso in faccia, e urlava. Nella lotta fecero cadere un vaso di fiori appeso dietro la stufa.
Lui allora la spinse contro il muro, cercando di farle mollare la presa. Teneva stretto il bambino e spingeva con tutto il suo peso.
Lascialo, disse.
Non fare così, disse lei. Fai male al bambino, disse.
Non gli faccio male, no, disse lui.
La finestra della cucina non dava alcuna luce. Nella penombra lui cercava di allentare le dita di lei strette a pugno con una mano, mentre con l'altra stringeva per un braccio, vicino alla spalla, il bambino che urlava.
Lei sentì che stava per cedere e aprire le dita. Sentiva che il bambino le veniva sottratto.
No!, gridò nel momento in cui le sfuggì la presa.
L'avrebbe avuto lei, il bambino. Cercò di afferrarlo per l'altro braccetto. Riuscì a prenderlo per il polso e tirò con forza.
Ma anche lui non voleva mollarlo. Sentì il bambino scivolargli dalle mani e tirò anche lui con molta forza.
In questo modo, la questione fu risolta.

Nella prefazione al volume, Carver scrive:
Se siamo fortunati, non importa se scrittori o lettori, finiremo l'ultimo paio di righe di un racconto e ce ne resteremo seduti un momento o due in silenzio. Idealmente, ci metteremo a riflettere su quello che abbiamo appena scritto o letto; magari il nostro cuore e la nostra mente avranno fatto un piccolo passo in avanti rispetto a dove erano prima. La temperatura del nostro corpo sarà salita, o scesa, di un grado.
Poi, dopo aver ripreso a respirare regolarmente, ci ricomporremo, non importa se scrittori o lettori, ci alzeremo e, "creature di sangue caldo e nervi", come dice un personaggio di Cecov, passeremo alla nostra prossima occupazione: la vita. Sempre la vita.


Se è avvenuto proprio quello che lui descrive, se è quello tutto ciò che cercate nei libri, Carver è il vostro uomo.

Questo libro non finirà tra gli altri, nel ripiano più alto della libreria, l'ultimo vuoto che si sta riempiendo. In casa mia rimarrà sempre visibile in modo tale che, in qualsiasi momento ne abbia voglia, possa riprenderlo e leggere un piccolo capolavoro della Letteratura.

Tutti i libri di Carver sono editi in Italia da Minimum Fax. Questo in particolare ha 582 pagine e costa 17,50 Euro. L'edizione è davvero extra-lusso e la traduzione è a cura di Riccardo Duranti.
Vi segnalo che esiste anche un Meridiano Mondadori che raccoglie tutti i racconti di Carver, al prezzo di 55 Euro.
« Ultima modifica: 12 Nov 2008, 21:22 da Shape »

Offline acciarone

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[Libri] Raymond Carver - Da dove sto chiamando
« Risposta #1 il: 21 Giu 2007, 21:28 »
grazie. il racconto mi è sembrato...salomonico.
Le opinioni di Acciarone non corrispondono necessariamente alle opinioni di Acciarone.

Offline Shape

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[Libri] Raymond Carver - Da dove sto chiamando
« Risposta #2 il: 22 Giu 2007, 11:11 »
A chi interessa, ho scoperto che sul sito Minimum Fax è possibile leggere estratti dei loro libri. Nel caso del libro oggetto del thread, il link è questo.
Sono presenti l'intera introduzione di Carver e il primo racconto della raccolta.

Offline Huizinga Z

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[Libri] Raymond Carver - Da dove sto chiamando
« Risposta #3 il: 22 Giu 2007, 12:41 »
Fuori tema ma non troppo: Shape, hai mai visto America oggi di Altman? È uno dei miei film  preferiti, ed è tratto dai racconti di Carver.

Tra l'altro, di Carver lessi "Cattedrale" molti anni fa e ne conservo un ottimo ricordo.
Canz                     (Caparezza, "Canzone a metà")

Offline Huizinga Z

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[Libri] Raymond Carver - Da dove sto chiamando
« Risposta #4 il: 22 Giu 2007, 12:43 »
Edit: doppio post
Canz                     (Caparezza, "Canzone a metà")

Offline Shape

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[Libri] Raymond Carver - Da dove sto chiamando
« Risposta #5 il: 22 Giu 2007, 13:05 »
Citazione da: "Huizinga Z"
Fuori tema ma non troppo: Shape, hai mai visto America oggi di Altman? È uno dei miei film  preferiti, ed è tratto dai racconti di Carver.

Tra l'altro, di Carver lessi "Cattedrale" molti anni fa e ne conservo un ottimo ricordo.

Sì, l'ho visto e sapevo che era tratto dai racconti di Carver. Anche a me è piaciuto moltissimo.

"Cattedrale" è forse il suo racconto più famoso. Anche Baricco ne ha parlato (e lo ha letto) in Totem, e l'edizione pubblicata con doppia videocassetta è piena di chicche come questa.