Ma figurati, pensandola all'opposto ho avuto la stessa paura, di risultare antipatico/insensibile.
Solo che anche a me viene il sangue al cervello per la stessa questione, motivi opposti ovviamente
Quindi, battuta a parte sull'ebola, non volevo minimizzare le conseguenze che un'influenza possa portare, sulla famiglia e i bambini, ad esempio.
Ma ovunque sia stato male mi è sempre venuto da pensare: "ho preso la febbre", non "qualcuno me l'ha attaccata".
Per il resto ho l'assenza per malattia, ma ciò non risolve i problemi di lavoro nella pratica: per una volta che non sono venuto è saltata la sessione di laurea di una decina di candidati.
Nessun problema grave (a parte i parenti venuti da fuori e una certa incazzatura da parte dei candidati, giustissima).
E infatti il giorno dopo, malato, sono andato e si sono laureati.
Non era un problema mio ma di carenza di personale, eppure senza la mia presenza il lavoro si è bloccato.
Ognuno ha le sue motivazioni: con l'educazione che ho ricevuto da quel carroarmato di 1.60 che è mia madre ho sempre sottostimato la febbre (fino a 38 o giù di lì, insomma quella leggera), considerandola come una cosa con cui convivere, continuando a fare la stessa vita di prima.
E con le assenze che vedo sul lavoro ho ribadito questo concetto.
Ovvio che rispetto il tuo (di wis, castalia) punto di vista, non penso che siate smidollati, così come spero voi pensate che non sia un incosciente.
Moscappo che devo tornare a casa, che non si è mai visto un funzionario statale a quest'ora in ufficio.