La Cassazione ai medici:
"Stop ai ricoveri-lampo"Fate
molta attenzione quando leggete articoli come questo.
Nel mirino della Cassazione, innanzitutto, finiscono le "linee guida". «Nulla si conosce dei loro contenuti, né - sottolineano i supremi giudici - dell’autorità dalle quali provengono, né del loro livello di scientificità, nè delle finalità che con esse si intende perseguire, nè è dato di conoscere se rappresentino un ulteriore garanzia per il paziente». Oppure - proseguono - se «altro non sono che uno strumento per garantire l’economicità della gestione della struttura ospedaliera»
Non è così.
La parte grassettata è falsa, senza discussione. Ogni linea guida medica indica chiaramente la provenienza dei comportamenti che suggerisce, nonché la cosiddetta "Forza della raccomandazione", che esprime la quantità e la scientificità dei dati che hanno portato ad una certa raccomandazione clinico-terapeutica. Quindi la linea guida riporta, nero su bianco, se l'indicazione alla terapia X è supportata da numerosi studi pubblicati su riviste autorevoli, oppure se si tratta di un consiglio espresso dal dottor Y della clinica Z, ma non ufficialmente accettato dalla comunità medica.
E che cosa significa "nulla si conosce dei loro contenuti"? Non sono documenti segreti! Se queste parole sono estrapolate da una sentenza della Cassazione, indicano un livello di giudizio infimo e disinformato.
Tuttavia: le linee guida non sono protocolli, e il medico è tenuto a non rispettarne le indicazioni quando lo ritenga opportuno.
Dovete però sapere che, negli ospedali, la direzione e i primari stanno continuamente col fiato sul collo ai medici dipendenti affinché siano rispettate le previsioni
economiche dell'azienda. Ho visto più volte i medici cercare disperatamente di far valere le loro ragioni cliniche per ricoverare o non far dimettere questo o quel paziente, e intavolare discussioni umilianti con i primari, da cui si esce sempre frustratissimi perché si sta svolgendo il proprio lavoro correttamente, ma dall'alto non si riceve approvazione, e anzi si viene rimproverati perché si sta spendendo troppo, perché si tengono occupati letti "inutilmente", ecc. Come vedete, però, poi succede che in casi come quello trattato nell'articolo, l'azienda e i responsabili di reparto non vengono nemmeno menzionati dalla sentenza. Come sempre, i burattinai spariscono non appena arriva la denuncia, e il responsabile finisce per essere quello che ha dovuto barcamenarsi tra le indicazioni cliniche della letteratura scientifica e le pressioni dei suoi superiori.