Autore Topic: [IASI-CNR Presenta] Master in Digital Game Development  (Letto 2612 volte)

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Offline torazina

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Buongiorno a tutti,  L'Istituto di Analisi dei Sistemi e Informatica
"Antonio Ruberti" del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IASI-CNR) ed
Initium Studios sono alla ricerca di aspiranti professionisti del settore
GameDev per le selezioni del prossimo:

Master in Digital Game Development & Real-Time Interactive Simulation.

Il Master ha l'obiettivo di formare professionisti in grado di
competere nel mercato internazionale del lavoro quali:

- Game & Level Designer
- Sound Designer & Programmer
- Game Contents & Interactive Simulation Programmer
- 3D - 2D Graphic Artist
- Product Manager


Il Master si focalizzera' su tutti gli aspetti fondamentali della game
industry e del mondo della simulazione interattiva in tempo reale,
partendo dalle premesse teoriche fino ad arrivare alla pratica di
produzione, per la creazione di un prototipo giocabile di qualità
commerciale.


Il Master e' diretto dal Dr. Carlo Fabricatore, studioso e
ricercatore, game developer professionista. La supervisione
scientifica e' affidata al Dott. Carlo Gaibisso, ricercatore dello
IASI-CNR

Gli interessati possono fare richiesta dei materiali all'indirizzo
didattica@initium-studios.org.

Per ulteriori informazioni, potete consultare la sezione Master del
menù Formazione del nostro sito:

www.initium-studios.org

Offline FreeDom

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[IASI-CNR Presenta] Master in Digital Game Development
« Risposta #1 il: 11 Apr 2007, 14:02 »
Più Teoria del Videogioco di questo, ci sono solo le lezioni per videogiocatori professionisti di Vitoiuvara. Sposto.

Offline keigo

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[IASI-CNR Presenta] Master in Digital Game Development
« Risposta #2 il: 11 Apr 2007, 14:06 »
la cosa mi lascia abbastanza perplesso. Che senso ha formare dei "creativi" quando attualmente nella penisola non esistono "investitori" e prospettive per fare del videogioco un business?  :?
chi semina vento raccoglie sfaccimma
ma chi me lo fa fare?!? il petrolio è una figata.

Offline UnNamed

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[IASI-CNR Presenta] Master in Digital Game Development
« Risposta #3 il: 11 Apr 2007, 14:38 »
Citazione da: "keigo"
la cosa mi lascia abbastanza perplesso. Che senso ha formare dei "creativi" quando attualmente nella penisola non esistono "investitori" e prospettive per fare del videogioco un business?  :?


Più che altro, dopo che ho preso un master in Gamedesign e Sarcazzi Assortiti al IASI-CNR e speso qualche migliaia di euro, quel foglietto con ghirigori che mi daranno a fine corso avrà qualche utilità al di fuori dell'Italia??

Esempio pratico , colloquio di lavoro in una SH straniera:

selezionatore: "Ha già avuto qualche esperienza nel campo dei videogiochi prima d'ora?"
io: "no, però ho preso un master in italia in Game Design.."
selezionatore: "..e sticazzi???"

Offline torazina

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[IASI-CNR Presenta] Master in Digital Game Development
« Risposta #4 il: 11 Apr 2007, 14:43 »
Beh, quello che dici che non esistono prospettive di fare diventare il videogioco un business in Italia è quasi una leggenda metropolitana.

Le prospettive ci sono e tante, il problema è che le software house italiane, col tempo, hanno maturato la fama di essere inaffidabili, di non rispettare le scadenze, di non sapere, in fin dei conti, mantenere gli impegni con i publisher. E questa cosa ha portato col tempo i publisher stranieri a non fidarsi del primo studio italiano che gli capita sotto. Ma devi sapere invece che studi come Raylight, Artematica e Milestone (naturalmente) al momento stanno rifiutando parecchi lavori offerti visto che non hanno abbastanza persone da impiegare in tutti i progetti (questo tanto per farti capire che lavoro per noi ci sarebbe eccome).

Devi inoltre aggiungere a questo che nel mondo del GameDev sta diventando sempre più comune far sviluppare contenuti secondari (modelli, suoni, animazioni, ma anche codice) a studi esterni per velocizzare i tempi e fare in modo che un grafico pagato 4000€ al mese non perda tempo a modellare lampioni della luce e cassette della posta (tanto per farti un esempio). E questa sarebbe un'ottima forma per permettere di avviare una piccola software house anche in terra nostra.

Il problema dell'Italia in questo settore, semmai, è il non sapere concretizzare la nostra (grande) capacità di progettare contenuti di alta qualità nella pratica. Tanti studi italiani, con ottimi progetti, sono naufragati per una cattiva gestione di tempo e risorse, causate da un sottovalutare tutta una serie di aspetti gestionali e organizzativi che in questo mestiere sono invece fondamentali. Ho segnalato questo master dato che io, l'anno scorso, ne ho frequentato uno organizzato dallo stesso corpo docente e vi posso dire che quello che stanno facendo, assieme al Centro Nazionale di Ricerche, e riuscire proprio a formare persone che siano in grado di competere internazionalmente sia dal punto di capacità che di produttività proprio per colmare questa lacuna.

Offline torazina

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[IASI-CNR Presenta] Master in Digital Game Development
« Risposta #5 il: 11 Apr 2007, 14:50 »
Citazione da: "UnNamed"
Citazione da: "keigo"
la cosa mi lascia abbastanza perplesso. Che senso ha formare dei "creativi" quando attualmente nella penisola non esistono "investitori" e prospettive per fare del videogioco un business?  :?


Più che altro, dopo che ho preso un master in Gamedesign e Sarcazzi Assortiti al IASI-CNR e speso qualche migliaia di euro, quel foglietto con ghirigori che mi daranno a fine corso avrà qualche utilità al di fuori dell'Italia??

Esempio pratico , colloquio di lavoro in una SH straniera:

selezionatore: "Ha già avuto qualche esperienza nel campo dei videogiochi prima d'ora?"
io: "no, però ho preso un master in italia in Game Design.."
selezionatore: "..e sticazzi???"


All'estero non assumono su base del titolo di studio, ma su base di anni di esperienza nel settore. I master di questo tipo (ovvero quelli basati sulla produzione di un prototipo completo), sia all'estero che in italia, vengono calcolati come esperienza lavorativa di almeno un anno. Vatti a vedere cosa hanno fatto gli studenti di quest'anno del cnr (e quello NON era un master) sul sito di Initium che linkato prima. Questo è un settore che premia la capacità realizzativa e non il pezzo di carta in sè, e cmq un pezzo di carta firmato Centro Nazionale delle Ricerche (quindi non i primi che capitano) ti assicuro ha un certo valore.

Offline Yoshi

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[IASI-CNR Presenta] Master in Digital Game Development
« Risposta #6 il: 11 Apr 2007, 15:05 »
Citazione da: "torazina"
[...]Milestone (naturalmente) al momento stanno rifiutando parecchi lavori offerti


 :?:
E questa affermazione da dove viene? Onestamente non mi risulta...
Anyway, chissenefrega dell'Italia, al momento per fare questo lavoro ai livelli massimi bisogna mettere in preventivo un viaggio all'estero.
Sto giocando online a Civ 6

Offline keigo

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[IASI-CNR Presenta] Master in Digital Game Development
« Risposta #7 il: 11 Apr 2007, 18:13 »
Citazione da: "torazina"


Il problema dell'Italia in questo settore, semmai, è il non sapere concretizzare la nostra (grande) capacità di progettare contenuti di alta qualità nella pratica. Tanti studi italiani, con ottimi progetti, sono naufragati per una cattiva gestione di tempo e risorse, causate da un sottovalutare tutta una serie di aspetti gestionali e organizzativi che in questo mestiere sono invece fondamentali. Ho segnalato questo master dato che io, l'anno scorso, ne ho frequentato uno organizzato dallo stesso corpo docente e vi posso dire che quello che stanno facendo, assieme al Centro Nazionale di Ricerche, e riuscire proprio a formare persone che siano in grado di competere internazionalmente sia dal punto di capacità che di produttività proprio per colmare questa lacuna.


questo che in pratica significa: "In italia non esiste, attualmente, una formazione manageriale capace di rendere il videogioco un business." L'organizzazione aziendale è una disciplina che studia, appunto, come evitare che accadano cose del genere. :)

Inoltre, attualmente per cultura e bacino d'utenza l'italia non è terreno fertile per operazioni di questo tipo. Di fatti i talenti fuggono all'estero. Ready at Dawn, Lionhead, Ninja Theory, Studio Liverpool, Ubisoft canada e molti altri ringraziano.

Laddove in Francia lo stato sovvenziona le produttrici di Proprietà Intellettuali videoludiche, in Italia si sperperano milioni di euro in "sviluppi locali" di agri sperduti dove poi a conti fatti non sarà fatto nulla, oppure si forniscono finanziamenti a giovani "volenterosi" in grado di sperperare il patrimonio in iniziative fallimentari, per incompetenza. O peggio ancora, in malafede.


Tu dici che si tratta soltanto di una "leggenda metropolitana". Peccato che, a quanto mi risulta devo ancora trovare una software house italiana che non sia boccheggiante, o finanziariamente sana. Non mi spingo oltre a chiederti il bilancio in attivo, sarebbe utopistico.


Le software house in italia esistono, a Benevento esistono anche gli Spinvector [che hai dimenticato], i Siciliani di NAPS team e qualche altro. Ma senza competenze specifiche, tessuto legislativo, sovvenzioni, competenza e capacità manageriali, finisci gambe all'aria, come Trecision.


E poi, in ogni caso, l'outsourcing va sempre più spingendosi verso est europa[basti pensare a STALKER]-india, ed altre nazioni in cui la mano d'opera viene a costare molto meno che in italia, dove il qualunquismo e la presunzione regnano.
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ma chi me lo fa fare?!? il petrolio è una figata.

Offline torazina

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[IASI-CNR Presenta] Master in Digital Game Development
« Risposta #8 il: 11 Apr 2007, 18:42 »
Citazione da: "keigo"
Citazione da: "torazina"


Il problema dell'Italia in questo settore, semmai, è il non sapere concretizzare la nostra (grande) capacità di progettare contenuti di alta qualità nella pratica. Tanti studi italiani, con ottimi progetti, sono naufragati per una cattiva gestione di tempo e risorse, causate da un sottovalutare tutta una serie di aspetti gestionali e organizzativi che in questo mestiere sono invece fondamentali. Ho segnalato questo master dato che io, l'anno scorso, ne ho frequentato uno organizzato dallo stesso corpo docente e vi posso dire che quello che stanno facendo, assieme al Centro Nazionale di Ricerche, e riuscire proprio a formare persone che siano in grado di competere internazionalmente sia dal punto di capacità che di produttività proprio per colmare questa lacuna.


questo che in pratica significa: "In italia non esiste, attualmente, una formazione manageriale capace di rendere il videogioco un business." L'organizzazione aziendale è una disciplina che studia, appunto, come evitare che accadano cose del genere. :)

Inoltre, attualmente per cultura e bacino d'utenza l'italia non è terreno fertile per operazioni di questo tipo. Di fatti i talenti fuggono all'estero. Ready at Dawn, Lionhead, Ninja Theory, Studio Liverpool, Ubisoft canada e molti altri ringraziano.

Laddove in Francia lo stato sovvenziona le produttrici di Proprietà Intellettuali videoludiche, in Italia si sperperano milioni di euro in "sviluppi locali" di agri sperduti dove poi a conti fatti non sarà fatto nulla, oppure si forniscono finanziamenti a giovani "volenterosi" in grado di sperperare il patrimonio in iniziative fallimentari, per incompetenza. O peggio ancora, in malafede.


Tu dici che si tratta soltanto di una "leggenda metropolitana". Peccato che, a quanto mi risulta devo ancora trovare una software house italiana che non sia boccheggiante, o finanziariamente sana. Non mi spingo oltre a chiederti il bilancio in attivo, sarebbe utopistico.


Le software house in italia esistono, a Benevento esistono anche gli Spinvector [che hai dimenticato], i Siciliani di NAPS team e qualche altro. Ma senza competenze specifiche, tessuto legislativo, sovvenzioni, competenza e capacità manageriali, finisci gambe all'aria, come Trecision.


E poi, in ogni caso, l'outsourcing va sempre più spingendosi verso est europa[basti pensare a STALKER]-india, ed altre nazioni in cui la mano d'opera viene a costare molto meno che in italia, dove il qualunquismo e la presunzione regnano.


Non ho mai detto che la situazione sia rosea. Ho detto che la possibilità di creare un business anche qui è più che fattibile. Non facile, ma fattibile. Finalmente le istituzioni (seppur lentamente) stanno iniziando ad interessarsi. Non è a caso che si è mosso anche il CNR in questo. E non vedere i seppur piccoli segni di cambiamento positivo sarebbe sciocco.

Sinceramente penso che piuttosto che continuare a vedere quanto è verde l'erba del vicino le persone che hanno il desiderio di intraprendere questo mestiere qui, in Italia (come il sottoscritto) forse sia meglio iniziare a tirarsi su le maniche, con umilità, partendo dal basso da dove siamo ora per poter migliorare la situazione e sinceramente questo che vi ho presentato è una di quelle iniziative che puntano in questa direzione, avendo ben chiari i problemi e i limiti della nostra penisola ma che al tempo stesso vogliono cambiare le cose dal di dentro, puntando sui fatti e sulle cose realizzate presenti e future.

Offline torazina

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« Risposta #9 il: 11 Apr 2007, 18:44 »
doppio post, scusate.

Offline keigo

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« Risposta #10 il: 11 Apr 2007, 18:45 »
Si, torazina l'intento è chiaro e meritevole d'encomio. Ma un'azienda senza manager competenti finisce gambe all'aria. Questo è il succo del discorso. Esistono attualmente manager formati per questo campo, in italia? Tralasciando per un attimo le barriere e gli scenari apocalittici. :) Non si tratta [soltanto] di rimboccarsi le mani, ma di ottenere finanziamenti, di coordinare un gruppo di persone, di gestire lavoro di team, di retribuire i dipendenti eccetera eccetera. C'è differenza tra nell'organizzare un lavoro homemade, ed un prodotto frutto del lavoro aziendale.
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Offline torazina

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« Risposta #11 il: 11 Apr 2007, 18:50 »
Citazione da: "keigo"
Si, torazina l'intento è chiaro e meritevole d'encomio. Ma un'azienda senza manager competenti finisce gambe all'aria. Questo è il succo del discorso. Esistono attualmente manager formati per questo campo, in italia? Tralasciando per un attimo le barriere e gli scenari apocalittici. :) Non si tratta [soltanto] di rimboccarsi le mani, ma di ottenere finanziamenti, di coordinare un gruppo di persone, di gestire lavoro di team, di retribuire i dipendenti eccetera eccetera. C'è differenza tra nell'organizzare un lavoro homemade, ed un prodotto frutto del lavoro aziendale.


Hai perfettamente ragione, infatti questo non solo è uno dei punti di cui si occupa il master, ma a quanto so in futuro sono previsti anche corsi specifici in tal senso.

Offline The Fool

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« Risposta #12 il: 11 Apr 2007, 23:46 »
Citazione da: "UnNamed"
selezionatore: "Ha già avuto qualche esperienza nel campo dei videogiochi prima d'ora?"
io: "no, però ho preso un master in italia in Game Design.."
selezionatore: "..e sticazzi???"


ROTFL!!!  :lol:
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« Risposta #13 il: 12 Apr 2007, 00:08 »
Citazione da: "torazina"
Non ho mai detto che la situazione sia rosea. Ho detto che la possibilità di creare un business anche qui è più che fattibile. Non facile, ma fattibile.[...]
Sinceramente penso che piuttosto che continuare a vedere quanto è verde l'erba del vicino le persone che hanno il desiderio di intraprendere questo mestiere qui, in Italia (come il sottoscritto) forse sia meglio iniziare a tirarsi su le maniche, con umilità, partendo dal basso da dove siamo ora per poter migliorare la situazione[...]


Yep, tutto molto condivisibile, ma chi voglia intraprendere il mestiere deve aver ben chiaro che per capire come funzionano davvero le cose deve preventivare un periodo di lavoro all'estero. Non dico "Italia merda buuuu" tanto per dire, è solo che i posti dove il videogioco si a fa più alto livello sono altri.
Faccio un esempio, uno può aver voglia di diventare giocatore di Hockey su ghiaccio, avere un grosso talento per quello sport e avere la volontà di migliorare la scena nazionale. Può scegliere di restare in Italia, venir formato in maniera non eccezionale, essere ai massimi livelli nazionali e lavorare alla crescita dell'hockey a livello da qua. Oppure, può andarsene in America, fare una carriera in NHL, giocare ai massimi livelli mondiali, tornare e applicare quello che ha imparato.
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