Autore Topic: [Libri] Kazuo Ishiguro - Quel che resta del giorno  (Letto 1573 volte)

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Offline Shape

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Stevens, un maggiordomo di un'importante dimora inglese, dopo tanti decenni di onorato servizio, decide di prendersi qualche giorno di riposo, dietro invito del padrone di casa. E decide di impegnare il tempo libero in un viaggio nella campagna inglese, fino a raggiungere Waymouth, una cittadina della Cornovaglia situata sulla costa, dove vive la governante Miss Kenton, che aveva lavorato a lungo con lui nella dimora in cui è ancora impiegato.



Poco inaspettatamente, questo breve viaggio della durata di sei giorni si rivela un viaggio più profondo nella vita di Stevens e nel suo essere.
Stevens si presenta per quello che è, senza veli, visto che è lui stesso a narrare sia quello che succede durante il viaggio, sia i suoi ricordi e le sue riflessioni sul suo passato e su se stesso. È innanzitutto un maggiordomo impeccabile, nel quale è riposta la gestione dell'intera magione e alle cui dipendenze lavorano schiere di domestici. Ma cosa c'è in Stevens, oltre il suo lavoro? Apparentemente null'altro, se ci si ferma ad esaminare il suo comportamento nelle tante situazioni che lui stesso ci descrive: è sempre un maggiordomo, non esterna opinioni, il suo tempo libero lo dedica a migliorare i tanti aspetti della sua professione, non si accorge di quello che gli accade intorno se non è inerente al proprio lavoro.
Ma lo Stevens che scrive è diverso, è cresciuto, cambiato: è un uomo che, in età avanzata, si chiede come sia stata la sua vita, ne fa un'analisi dettagliata ripercorrendola. E nonostante cerchi di essere obiettivo, nel farlo, è come se commettesse gli stessi errori del passato, non accorgendosi ora di una certa situazione, continuando ad essere certo di non aver sbagliato in un'altra.
Deve necessariamente avvenire qualcosa dall'esterno, per smuovere il suo aplomb, la sua eccessiva rigidità comportamentale. Solo in quel momento avverrà la sua personale catarsi ed inizierà a vedere il mondo con occhi diversi.

Miss Kenton è molto diversa da Stevens, ma a ben vedere ha più di un lato del proprio carattere simile a lui: da un lato è una persona più spigliata, meno seriosa, più solare, esterna il proprio parere anche se discordante con quello del padrone, dall'altro è sicuramente una governante più che professionale e anche lei ha difficoltà nell'aprirsi agli altri. Ma Stevens, pur lavorando a stretto contatto con lei ogni giorno, non riesce a guardarla se non con gli occhi del suo superiore, non riesce a starle vicina quando le muore una cara zia che le aveva fatto da madre, né riesce a cercare consolazione alcuna da lei (o da altri) quando perde il padre.

Stevens è un uomo tutto d'un pezzo, un uomo che va fiero della propria "dignità", sulla quale non è avaro di parole.

La storia è delicata, procede lentamente ma senza stancare, con leggerezza, è narrata con lo stile che avrebbe un maggiordomo nato nei primi del '900: i periodi sono lunghi ed il linguaggio è attento e preciso. Ciononostante il testo non è per nulla pesante. Stevens scrive con il suo stile, insomma, e non mancano voli pindarici ad alta quota in cui il gentiluomo si abbandona ai suoi ricordi. Numerosi poi sono i momenti in cui Stevens fa sorridere per il suo comportamento e per il suo carattere, legato com'è al ruolo ricoperto dalla sua persona, soprattutto nei confronti diretti con Miss Kenton e le sue opinioni.
La costruzione del libro è perfetta, nella sovrapposizione tra presente e passato,

Eccovi l'inizio del libro:
Citazione
Appare sempre più probabile che riuscirò davvero ad intraprendere la spedizione che da alcuni giorni ormai tiene completamente occupata la mia fantasia. Spedizione, vorrei aggiungere, che intraprenderò da solo nella comodità della Ford di Mr Farraday; e che, a quanto prevedo, attraverso gran parte della più bella campagna inglese, mi condurrà fino alla costa occidentale del paese e riuscirà a tenermi lontano da Darlington Hall per cinque o sei giorni almeno. L'idea di un simile viaggio era nata, mi preme sottolinearlo, da una proposta delle più cortesi avanzatami da Mr Farraday in persona un pomeriggio di quasi due settimane orsono mentre spolveravo i ritratti in biblioteca. E infatti, a quanto ricordo, mi trovavo in cima alla scala a pioli, intento a spolverare il ritratto del Visconte di Wetherby, allorché aveva fatto il suo ingresso in biblioteca il mio datore di lavoro il quale recava con sé alcuni volumi che presumibilmente desiderava venissero riposti sugli scaffali. Accorgendosi della mia persona, egli colse l'opportunità di informarmi di aver proprio allora definito il programma del suo rientro negli Stati Uniti per un periodo di cinque settimane tra agosto e settembre. Fatto questo annuncio, il signore depose i volumi su un tavolo, prese posto sulla chaise-longue e distese le gambe. Fu solo a quel punto che, fissando lo sguardo su di me, aggiunse:
- Spero sia chiaro, Stevens, che non mi aspetto che te ne rimanga chiuso in questa casa per tutto il tempo in cui starò via. Perché non prendi la macchina e non te ne vai a fare un giro, per qualche giorno? A vederti hai tutta l'aria di uno che ha bisogno di una vacanza.
Giungendo, come fu, del tutto inaspettato, sul momento non seppi bene come rispondere ad un simile invito. Ricordo di averlo ringraziato per la sua disponibilità, ma è alquanto probabile che non abbia detto nulla di preciso, perché il mio padrone proseguì:
- Dico sul serio, Stevens. Credo propio che dovresti prenderti un po' di riposo. La benzina la pago io. Sì, perché voialtri che ve ne state sempre chiusi in queste grandi case a lavorare, quando mai avete occasione di andarvene in giro a visitare questo vostro meraviglioso paese?
Non era la prima volta che il mio padrone sollevava un simile quesito; poiché anzi sembra trattarsi di un problema che lo preoccupa davvero. E in effetti devo ammettere che in quella occasione una qualche sorta di risposta si era affacciata alla mia mente, mentre me ne stavo lassù in cima a quella scala; una risposta tesa a sottolineare il fatto che nella nostra professione, seppure non avevamo occasione di conoscere gran parte del paese, nel senso di avere l'opportunità di viaggiarvi e visitare luoghi pittoreschi, in effetti eravamo in grado di "vedere" più Inghilterra della maggior parte delle persone, collocati come eravamo in dimore nelle quali si radunavano le più illustri signore e i più insigni uomini del paese. Ma naturalmente non mi sarebbe mai stato possibile esternare una simile opinione a Mr Farraday senza imbarcarmi in quello che avrebbe potuto apparire come un discorso alquanto presuntuoso. Pertanto mi contentai di dire semplicemente:
- Ho avuto il grande privilegio di vedere quanto vi sia di meglio in Inghilterra nel corso degli anni, e proprio fra queste mura, signore.
Ma non sembrò che Mr Farraday avesse colto il senso di una tale affermazione, perché si limitò a proseguire dicendo: - Dico davvero, Stevens. Non è giusto che un uomo non abbia la possibilità di andarsene in giro a conoscere il proprio paese. Segui il mio consiglio, allontanati da questa casa per alcuni giorni.


Dal libro è stato tratto l'omonimo film del 1993, diretto da James Ivory e interpretato da Antony Hopkins ed Emma Thompson. Non posso fare confronti con il libro, visto che lo vidi all'uscita e ne serbo soltanto un ottimo ricordo, ma niente di più.

Una nota sull'autore: Kazuo Ishiguro è di origini giapponesi, ma si è trasferito in inghilterra all'età di sei anni, dove vive tuttora.

Quel che resta del giorno è pubblicato in Italia da Einaudi nella ottima collana ET (Einaudi Tascabili), è stato tradotto da Maria Antonietta Saracino, ha circa 300 pagine e costa 10 Euro.

Offline acciarone

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Re: [Libri] Kazuo Ishiguro - Quel che resta del giorno
« Risposta #1 il: 12 Lug 2007, 00:08 »
Citazione da: "Shape"
Una nota sull'autore: Kazuo Ishiguro è di origini giapponesi, ma si è trasferito in inghilterra all'età di sei anni, dove vive tuttora.



ed, infatti, mi ero sempre chiesto come mai un giapponese avesse scritto una storia così british...

il titolo vale, da solo, il prezzo del libro.
il film era stupendo.
il libro lo leggerò. e' sicuro.
Le opinioni di Acciarone non corrispondono necessariamente alle opinioni di Acciarone.

Offline Shape

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Re: [Libri] Kazuo Ishiguro - Quel che resta del giorno
« Risposta #2 il: 12 Lug 2007, 09:15 »
Citazione da: "acciarone"
ed, infatti, mi ero sempre chiesto come mai un giapponese avesse scritto una storia così british...

il titolo vale, da solo, il prezzo del libro.
il film era stupendo.
il libro lo leggerò. e' sicuro.

Il titolo prende senso man mano che leggi il libro. D'altronde se hai visto il film già dovresti saperlo.

Io invece non mi aspettavo che mi avrebbe colpito così tanto, anche perché lo aveva letto prima di me la mia ragazza, che me ne ha dato un commento non troppo entusiasta solo perché pensava che a me sarebbe potutto non piacere il suo ritmo (pensa un po' che può fare un giro di supposizioni incrociate :D ). E invece mi ha coinvolto tantissimo.

Credo che leggerò qualche altro libro di Ishiguro.

Offline Huizinga Z

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Re: [Libri] Kazuo Ishiguro - Quel che resta del giorno
« Risposta #3 il: 12 Lug 2007, 13:40 »
Citazione da: "acciarone"
il titolo vale, da solo, il prezzo del libro.

Anche in originale: "The remains of the day"

Citazione da: "acciarone"
il film era stupendo.

Sottoscrivo. Difficile dire chi è più straordinario tra Hopkins e Thomson.
Canz                     (Caparezza, "Canzone a metà")