Finito
Home un gioco di essere il fratello sfigato, del già sfigato, Lone Survivor, che però ti tira fuori il twist finale che, porca vacca, bravo Benjaimin Rivers!
Home dura poco. Ed è in fin dei conti un bene.
Home assomiglia a Lone Survivor. Ed è in fin dei conti un male.
Home ha un protagonsita smemorato che ha fatto qualcosa di brutto e che dio aiutami che non se ne può più.
E così che lo giochi Home, sbadigliando e sapendo già cosa aspettarti. E anche se alcuni pezzi del puzzle non combaciano esattamente pensi che in qualche modo te lo spiegheranno è che sì, yawn, sei stato tu.
Ma poi arrivi alla fine è un po' lo rivaluti questo gioco da 5 che diventa 6,5. E dirvi il motivo sarebe fare un disservizio a un titolo che qualcosa osa e che alla fine qualcosa porta a casa.
Non mi aspetavo davvero di dover essere io a dare un'interpretazione a quanto successo e dunque decidere quello che è davvero successo in questa storia raccontata a posterori. Gli elementi raccolti, quanto visto durante l'avventura, è tutto soggetto ad intepretazione, che sia negazionista, realista, giusta o sbagliata poco importa, quello sarà il racconto. Lascia un po' straniti e con qualche dubbio, ma è un'idea che ho apprezzato e che, come scritto, dona un diverso punto di vista ad un titolo altrimenti piatto e banale. L'intuizione geniale di Benjamin Rivers è proprio farti credere che si tratti dell'ennesima narrazione alla SIlent Hill 2. Mossa rischiosa, ma dichiarando in apertura che il gioco durerà un'ora e mezza circa pone le fondamenta per andare avanti cmq fino alla fine. E lui, il Benjamin, è lì che ti attende sornione sulla porta di casa del protgonista.
Ah, Home ha dalla sua un gran sonoro.