Ok, basta. A voi...
Spett.le Dr. Vitoiuvara,
seguo con interesse le sue lezioni concernenti il
Corso per videogiocatori professionisti e a tal proposito la contatto dopo aver appurato la sua secolare militanza sul portale The First Place, nel quale con mio grande piacere (e devo ammettere con un qualcerto reverenziale timore) mi permetto di intervenire.
Le scrivo a riguardo della originalissima e mai prima d'ora sollevata questione confluita nel suo topic “Achievements Points: come cambia il nostro modo di giocare!” (Geniale! Ma come ci pensa?)
Per l’occasione mi sono permesso di fregiare l’intervento con un titolo, sa, per dargli un tono più informale seppur io mi rivolga espressamente a lei Dr. Vitoiuvara e alla sua acquiescienza nell'eventualità volesse rispondermi direttamente.
Sappia che ne sarei oltremodo onorato.
Achievement Boys: facciamo i "punti" a scanso di equivoci.Vede Dr. Vitoiuvara, fondamentalmente non ne sono contrario, ma al contempo trovo che buona parte della ricerca del valore del videogiocatore nell'ambito di una comunità virtuale, data nella fattispecie dal valore numerico riportato sul proprio Gamerscore in Xbox Live, sia in realtà minata da fraintendimenti di base.
Ciò che di potente e pericoloso possiedono gli Achievement Points, a mia detta, é il potere di regalare l'illusione di una "identità" al videogiocatore, vale a dire quella di "essere prestigiosi" quanti più punti si possiedono accanto al proprio Gamerscore. L'obiettivo quantitativo, atavica prerogativa contraddistintiva del sistema riconoscimento competenze nei videogiochi, può assumere con gli Achievements un aspetto fuorviante.
Il primo fraintendimento, operativo dal punto di vista psico-ludico nel videogiocatore, è quello di lasciar credere allo stesso che le possibilità di agenza "creativa", di "competenza videoludica" e/o semplicemente di libertà intrinseca di un dato videogioco siano delimitate e/o si esauriscano con gli Obiettivi previsti. In che modo, si chiederà lei. Beh, io penso che ciò possa avvenire semplicemente credendo che un videogioco sia stato completamente "esaurito", esperito e "vissuto" solo soddisfacendo le possibilità confinate negli Achievements stessi.
Vede Dr. Vitoiuvara, se di poca utilità risulta ricordare come gli Obiettivi siano stabiliti a monte dagli sviluppatori valutando solo alcune delle possibilità di agenza permesse del videogioco, è invece utile sottolineare quanto queste scelte non esauriscano assolutamente tutte le altre possibili. Per avvalorare codesta tesi assurgerò quale esempio un titolo semi-sconosciuto fra i tanti disponibili nell’attuale soft-teca Xbox360, un prodotto quasi totalmente ignorato dalla comunità Live e che ha pertanto goduto di uno scarsissimo successo commerciale.
Parlo di Gears of War di Epic Games (un professionista come lei dovrebbe conoscerlo).
Riguardo al titolo summenzionato, io mi chiedo, perché ad esempio non sono previsti 20
Achievement Points per il giocatore che, nella modalità
Zona di guerra, resta solo sul campo senza i propri compagni di squadra sterminati e riesce infine ad eliminare i 4 avversari per 10 volte non-consecutive nelle partite classificate? Tale eventualità, oltre a far diminuire la prolificazione di "cowards" tesi a nascondersi per ottenere il pareggio di un round, avrebbe potuto risultare un
Obiettivo più "fantasioso" e "creativo" di quello che richiede invece di uccidere, per lo stesso punteggio, 3 nemici contemporaneamente per 10 volte.
Non trova?
Prescindendo dai relativismi di sorta, la verità è che raggiunto il numero 1000 o il numero 200 per i giochi scaricati dal Live Arcade, a detta di molti videogiocatori l'esperienza videoludica può definirsi conclusa. Similmente ad uno straccio imbevuto di materia digitale, il gioco può considerarsi strizzato al massimo, spesso da riportare indietro in un’ottica di rivalutazione ed acquisto di altro.
C'é inoltre da sottolineare come, in assenza di Achievements, difficilmente il videogiocatore trascorrerebbe le ore di un intero pomeriggio a gettare sistematicamente 500 volte di fila un nemico da un dirupo solo per sbloccare i 30 punti di un
Obiettivo segreto in
Marvel Ultimate Alliance, ad esempio.
Ma tornando a Gears of War, e volendo analizzare le reazioni riguardo l'Obiettivo delle fatidiche 10.000 kill on line, non è un caso sentir dire dalla comunità Live quanto sia divenuto stomachevole giocare continuamente l'entropica mappa
Raven Down che meglio si presta a tale traguardo.
Il quesito che vorrei porre é dunque il seguente, Ill.mmo Dr. Vitoiuvara:
Se anche per minima parte gli Achievement Points hanno il potere di influire negativamente sulla modalità, l'intensità e in definitiva la qualità di fruizione di una data opera videoludica, si tratta di qualcosa su cui vale davvero la pena riflettere?Vede Dr. Vitoiuvara, grazie alle sue lezioni io mi definisco (modestamente) un videogiocatore che si sta avvicinando al professionismo da lei cosi mirabilmente incensato. Giocando ad un nuovo gioco Xbox360 mi capita sempre più spesso di chiedermi se una determinata azione ripetuta, spettacolare o meno che sto compiendo in quel momento, non stia per caso incidendo su eventuali
Obiettivi segreti da sbloccare. Lo so, potrebbe sembrare qualcosa da nulla, ma durante le fasi "in-game", quando ancora non esistevano
Achievements, io non avrei mai formulato pensieri verso tali "preoccupazioni". Essendo molti
Achievements segreti in molti videogames, vale a dire "non rivelati" nella lista degli Obiettivi fin quando il giocatore non li sblocca fortunosamente o ragionatamente, gli "
Achievement Boys", i ragazzacci fanatici degli Obiettivi (come mi sono permesso di chiamarli, se lei consente...), saranno indotti in tal modo a consultare siti (GameFaqs, Achieve360points, ecc.) nei quali i videogiocatori inseriscono pubblicamente in rete la soluzione del gioco X appunto, comprensiva della descrizione di tutti gli
Achievements presenti.
Ora, avendo da poco terminato
Bioshock (un gioco old-gen, vecchiotto e poco pubblicizzato, lo conosce?) ho scoperto che uno degli
Achievement inclusi richiede che non venga fronteggiato, durante il primo faccia a faccia, uno dei Boss presenti nel gioco, ma che lo si lasci invece vivo per poi eliminarlo in un secondo momento ed ottenere cosi l'accesso ad una locazione che permetta di potenziare un oggetto utile a sbloccare un determinato Obiettivo.
Ciò su cui la invito a riflettere è se, conoscendo in anticipo tale possibilità,
l'Achievement Boy agirebbe quindi in modo da "sbloccare" l'Obiettivo, deviando probabilmente da un percorso più spontaneo e istintivo, oppure no. La conseguenza, come lei avrà sicuramente anticipato, risulterebbe dunque che il senso ludo-narrativo, colonna portante dell'esperienza fortemente inclusiva in Bioshock, sarebbe irrimediabilmente diversa se non vi fossero stati Achievements.
Mi scuso per l'invadente numero di domande, ma confidando nella sua infinita disponibilità le chiedo ancora questo Dr. Vitoiuvara:
Gli Achievements dei giochi Xbox360, hanno davvero questo potere sul videogiocatore? La smania di accumulare subito punti può essere più fortemente desiderabile da prevaricare il "primo sacrosanto giro" di scoperta delle possibilità di gioco, inficiandone la "verginea purezza" di una prima fruizione dello stesso?E ancora:
Se la fame consumistica che attanaglia il videogiocatore, sempre pronta a saltare da un'esperienza virtuale all'altra, orienta naturalmente lo stesso verso lo spolpamento di un gioco in una prospettiva di punteggio Achievements, é possibile (ed ha senso) resistere in virtù di un videogiocare per il quale il punteggio non conta affatto?In definitiva Dr. Vitoiuvara,
Diventeremo tutti Achivements Boys in futuro? O forse lo siamo sempre stati?
E indietro, integerrimo Dr. Vitoiuvara, é possibile tornare?Sa, può sembrare paradossale, ma non di rado ho incontrato diversi videogiocatori Xbox360 per i quali ciò che dovrebbe avere il fine ultimo di divertire finisce col tempo per divenire un rituale, un dovere videoludico, un qualcosa che rema assolutamente contro i principi del piacevole intrattenimento ludico. Le giuro Dr. Vitoiuvara, e non sto scherzando, li ho addirittura sentiti affermare che il gioco X appena acquistato non piace loro ma che “avendo già sbloccato un TOT di punteggio” avrebbero tentato comunque di sbloccare i restanti Obiettivi per poi rivendere il prodotto e non doverci più avere a che fare.
Ora, io comprendo perfettamente quanto il re-play sia importante per Microsoft, poiché a livello di immagine e di marketing virale, vedere nella propria Lista amici che il nostro ex-compagno di Co-op in Crackdown sta ora giocando a I Pirati dei Caraibi (che magari ha noleggiato solo per sbloccare gli obiettivi), si trasforma inevitabilmente in una preziosa promozione indiretta nella quale la comunità finisce con l’incensare se stessa.
Però Dr. Vitoiuvara, mi pare assurdo e fortemente contraddittorio che, il giocatore del caso, nel portare avanti noiose dinamica di reiterazione interattiva sino al fatidico campeggiare su schermo della dicitura
Obiettivo Raggiunto/Achievements Unlocked, non si stia affatto divertendo, anzi!
Ecco perché sono portato a credere che spesso giocare o ri-giocare per sbloccare gli Obiettivi finisca irrimediabilmente con l'indurre il videogiocatore ad esaurire un compito, un dovere, una tappa che potrebbe poi detenere l'impressionante potere di tracciare permanentemente una orgogliosa mappa digitale del proprio percorso videoludico.
Ma ad un'analisi più capziosa risulta più difficile (e doveroso) realizzare invece come, paradossalmente, tale numero infine non lo distinguerà dalla comunità, bensì lo farà sentire parte integrante e protetta della stessa all'interno di un unicum valoriale che finisce col rappresentare davvero poco di rilevante dal punto di vista dell'identità videoludica.
Infine mi permetto qualche confidenza personale, Dr. Vitoiuvara.
Vede, prima di farne conoscenza, immaginavo gli
Obiettivi quali riconoscimenti per la comprensione che il videogiocatore avrebbe dimostrato per il gioco X, obiettivi quindi scelti intelligentemente dagli sviluppatori quale "stretta di mano" per i gamers più attenti e bravi.
Solo poi, vis à vis come si suol dire, ho scoperto quanto spesso si trattasse di richieste tutt'altro che intelligenti, non di rado tediose o snervanti, reiterate dinamiche di gioco che il videogiocatore normalmente non avrebbe mai eseguito e che lo sviluppatore stesso del gioco sicuramente non avrebbe mai avuto la pazienza d’affrontare.
Beh ecco, se lei mi permette, in qualità di sdegnoso videogiocatore professionista io le chiamo P.P.P.C., vale a dire Profonde Prese Per il Culo (mi scuso e mi prendo la responsabilità per tale volgare affermazione).
E' chiaro come non tutti i generi videoludici si prestino ad
Obiettivi interessanti, e come gli sviluppatori molte volte siano costretti quindi a... ripiegare ecco, ma la verità è che il mio incubo (lo ammetto apertamente Dr. Vitoiuvara) sarebbe venire a conoscenza, un giorno, di videogiochi con un game design pianificato/realizzato posteriormente ad alcuni Achievements stabiliti a monte.
Cioè, se l'immagina Dr. Vitoiuvara? L'arte funzionale ad una quantità, ad un numero non commerciabile e fondamentalmente relativo come gli Achievements…
Converrà con me che a quel punto non si tratterebbe di essere professionisti o meno, ma sarebbe semplicemente il terrore, Dr. Vitoiuvara.
Il terrore per ogni videogiocatore.
Essia, eccomi giunto alla fine del mio brevissimo intervento.
Le rinnovo i miei migliori auguri per tutto, Dr. Vitoiuvara. La sprono a continuare con le sue lezioni nonostante le ignobili critiche a Lei mosse: vedrà che col tempo saranno subissate dai proseliti più profondi, e lo spirito puro del videogiocatore rifulgerà nelle comunità come un sempiterno diamante che nessuno stolto sarà uso dissentire.
E noi tutti potremo esclamare, tronfi e a testa alta:
Io, videogiocatore professionista, c'ero.
Devotamente suo.
Videogiocatore professionista
L.M.