È anche questione di ricambio generazionale, non solo di scarsa propensione alla ricerca dei giornalisti (anche se dovrebbe essere il loro lavoro, informarsi).
Tra qualche lustro i giornalisti 40-50enni saranno cresciuti con i videogiochi, e magari ne parleranno con un minimo di cognizione di causa.
Che poi non ci vuole tanto. Alcuni videogiochi sono diseducativi? Sì, e allora? Basta capire che non sono più prodotti per bambini, e fare una legge che vieti la vendita dei giochi per maggiorenni ai minorenni. La classificazione c'è già, basta una leggina che la renda ufficiale. E si bacino i gomiti che i pornazzi interattivi non hanno mai avuto troppa fortuna.